Si temono centinaia di vittime in altri due naufragi di migranti nel Mediterraneo, questa volta al largo delle coste libiche occidentali, dopo che ieri nella stiva di un barcone sono stati trovati i corpi di 52 profughi morti asfissiati, trasportati al porto di Palermo da una nave svedese, che ha anche tratto in salvo 571 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia (fra loro 67 minori e 54 donne). Si stima invece che a bordo del secondo barcone affondato ci fossero 400 persone, di cui al momento solo 201 sono state soccorse. Si teme che gli altri passeggeri siano morti, intrappolati nello scafo affondato. La Guardia Costiera libica riferisce che dei 201 tratti in salvo, 147 sono stati trasferiti in un campo di detenzione a Sabratha.
Continuano le stragi nel Mediterraneo, ma anche alla frontiera orientale dell’Europa la situazione continua ad aggravarsi: almeno 30 profughi morti asfissiati sono stati trovati in un Tir con targa ungherese abbandonato su un’autostrada austriaca. Nelle isole greche l’emergenza è continua, alla frontiera tra Serbia e Ungheria è iniziata la costruzione di un muro e l’uso della forza per arginare l’ingresso dei profughi è ormai quotidiano. “Ricordiamoci che parliamo di persone che sono sopravvissute alla guerra e al viaggio in mare e che, esauste, si trovano davanti muri quando nel 90% dei casi, in particolare chi sbarca in Grecia, è un rifugiato a tutti gli effetti e quindi ha diritto all’asilo“, ha ricordato ieri Carlotta Sami, portavoce dell’UNHCR.