In Sudan il conflitto armato esploso a Khartoum lo scorso 15 aprile tra l’esercito regolare sudanese del generale Abdel Fattah al-Burhan e i paramilitari delle Rapid Support Forces (RSF), ha provocato oltre 9mila vittime e milioni di sfollati. Secondo i dati dell’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sono 4,5 gli sfollati all’interno del Paese e 1,2 milioni le persone fuggite nei paesi vicini come Ciad, Egitto, Sud Sudan, Etiopia e Repubblica Centrafricana. Nella maggior parte dei casi a fuggire sono donne e bambini costretti ad allontanarsi dall’ondata di violenza che dilaga ormai in tutto il Sudan.
Il 26 ottobre scorso a Jeddah sono ripresi i negoziati mediati da Arabia Saudita e Stati Uniti per giungere all’apertura di corridoi umanitari con la speranza di ottenere una tregua tra le due fazioni che dia un po’ di sollievo alla popolazione civile che quotidianamente subisce attacchi e violenze.
Al momento il ciclo di incontri condotti a Jeddah non ha portato ad una soluzione militare concreta che possa attenuare il conflitto che ormai si è esteso in tutta la regione del Darfur e che vede un aggravarsi della situazione umanitaria a causa del collasso del sistema sanitario ed economico del Paese.