Presentato oggi il nuovo Rapporto di Amnesty International che denuncia come decine di profughi siriani rientrati nel proprio Paese siano diventati immediatamente le vittime di abusi perpetrati dai servizi di sicurezza del regime.
L’invito, rivolto ai Paesi che ospitano i rifugiati siriani, è di evitare loro il ritorno forzato in Siria.
“Orribili violazioni” perpetrate contro 66 rifugiati – tra cui 13 bambini – rientrati nel loro Paese tra il 2017 e la primavera del 2021”.
Come si legge nel rapporto “I servizi di sicurezza hanno sottoposto donne, bambini e uomini (…) a detenzioni illegali e arbitrarie, torture e altri maltrattamenti, a volte contro i bambini con l’accusa di “tradimento” e “terrorismo”.
Tra i casi documentati da Amnesty International, alcuni riguardano rifugiati provenienti persino da Paesi europei come Francia, Germania, oltre che da Turchia, Giordania ed Emirati Arabi Uniti.
È quello che sta accadendo e accadrà agli abitanti di Daraa al-Balad, nel sud del Paese: 50mila persone che sono state sottoposte ad assedio totale negli ultimi settanta giorni dall’esercito siriano, spalleggiato dalle milizie iraniane. L’8 settembre i soldati dell’esercito siriano sono entrati nella città per effettuare rastrellamenti e quindi per catturare “i presunti terroristi”.
Quale deve essere, dunque, la sorte di milioni di profughi siriani fatti sparire al rientro in patria?