Il progetto nasce per facilitare la transizione abitativa dei rifugiati che vengono ospitati dalle Congregazioni religiose che si rendono disponibili. Trovare un alloggio autonomo infatti continua a rappresentare una seria criticità per quanti a Roma devono affrontare il passaggio dall’accoglienza assistita all’autonomia abitativa.
Per sostenere questa fase, viene proposto ai migranti forzati titolari di un regolare permesso di soggiorno – sia singoli che famiglie – con percorsi lavorativi o formativi avviati, di essere inseriti in alloggi di semi-autonomia per proseguire il percorso di integrazione precedentemente avviato. Le sistemazioni, distribuite su tutto il territorio cittadino, sono messe a disposizione dalle congregazioni religiose, che collaborano con il Centro Astalli alla realizzazione del progetto. Per ogni utente viene elaborato un piano di accompagnamento individuale della durata di un anno. I destinatari, superando così l’ostacolo dell’accesso all’alloggio, hanno la possibilità di concentrarsi sul consolidamento del loro percorso di autonomia personale e lavorativa.
Stringere nuovi legami, ampliando relazioni e contatti nel territorio in cui si abita, rappresenta il presupposto per un positivo e duraturo inserimento sociale. Per questo durante l’anno sono stati portati avanti anche progetti di coabi tazione tra rifugiati e italiani. È infatti proseguita la convivenza tra una coppia italiana e tre giovani rifugiati che vivono in alloggi autonomi e adiacenti, ricavati in una for steria messa a disposizione da un istituto femminile. Inoltre, da settembre, è iniziata la convivenza tra due studentesse universitarie italiane e due rifugiate, di cui una mamma con una bambina di 5 anni.
Per la buona riuscita dei percorsi di integrazione il progetto si avvale anche del supporto di volontari, disponibili a fare da facilitatori nei diversi aspetti del vivere in Italia che risultano nuovi o non immediatamente comprensibili per i migranti coinvolti.
Prezioso è, inoltre, il supporto di alcune congregazioni, che non potendo accogliere i migranti, sostengono il progetto offrendo un contributo economico per famiglie rifugiate, che pur vivendo in autonomia hanno bisogno di un aiuto per consolidare l’indipendenza abitativa faticosamente conquistata.