La prossimità che genera il cambiamento

Il “signore” di cui parla Ali nelle sue parole raccolte da Maria Vittoria Torresi, ematologa, volontaria dell’ambulatorio è l’instancabile Renzo Giannotti, farmacista in pensione che dedica da anni le sue giornate al Centro Astalli.

A lui, a Maria Vittoria e agli altri 700 volontari, che ogni giorno rendono possibile accompagnare i rifugiati nelle otto città italiane in cui il Centro Astalli opera, va il nostro grazie perché più di tutto ci mostrano, realizzandolo ogni giorno, che un altro mondo è possibile.

Il mio nome è Ali Kaba e vengo dalla Somalia.
Sono arrivato al Centro Astalli perché alcuni miei amici mi avevano detto che lì potevano aiutarmi.
Non ho ancora il permesso di soggiorno con me, lo sto rinnovando per cui ho bisogno di avere una residenza vera, ma vivo vicino la stazione Termini e in Questura non accettano la residenza che ho, in via Modesta Valenti. Ho la tessera sanitaria scaduta dal 2018 e il medico lo avevo preso quando stavo nel campo di prima accoglienza, ma una volta uscito non sono più andato da lui e ora non mi ricordo più dov’è. In strada è duro vivere: ho delle coperte e vestiti, ma il freddo quando arriva lo senti forte, forte. Sono abituato a vestirmi leggero, in Somalia fa sempre caldo!
Spesso la notte mi fa male forte la testa, le mani e i piedi non li sento più, sembra come se non li avessi. Il raffreddore e la tosse poi sono sempre con me. Il giorno vado in giro, arrivo quando c’è il sole alto a Piazza Venezia e aspetto che apra la mensa così almeno entro, mi riscaldo un po’ e mangio.
Un giorno un signore mentre facevo la fila mi ha visto, mi ha chiesto come stessi perché tossivo molto. Gli ho raccontato che la notte prima alcune persone si erano avvicinate e mi avevano rubato tutto. Ho aspettato al gelo della notte l’arrivo del giorno.
Sono andato con un amico in ospedale, mi hanno visitato, hanno detto delle cose difficili e mi hanno dato un foglio. Ho fatto vedere all’uomo il foglio dell’ospedale mentre stavo in fila per mangiare e mi ha detto che avevo la polmonite, ma non ho capito bene cosa fosse. Sul foglio c’era scritta la cura e le medicine da prendere che però non potevo comprare, perché non lavoro e la schiena mi faceva tanto male. Il signore mi ha fatto entrare, mi ha fatto sedere e mi ha dato le medicine spiegando il modo in cui dovevo prenderle e mi ha detto: “Prendile e vieni a dirmi come ti senti nei prossimi giorni!”
Adesso è passato più di un mese, torno tutti i giorni a mangiare alla mensa e passo a salutare il signore che mi ha fatto passare il dolore che avevo, lui mi dice che ora sono guarito e io sono contento!