Ha detto

Se si facesse a tutti gli uomini una proposta
invitandoli a scegliere le usanze migliori di tutte,
dopo aver ben considerato ognuno sceglierebbe
le proprie: a tal punto ciascuno è convinto che
le proprie usanze siano di gran lunga le migliori.

Erodoto, storico greco, 450 a.C.

Si parla di … società interculturale

Non solo buoni vicini

Quando si affronta il tema dei rifugiati o degli immigrati presenti nel nostro Paese ci si riduce spesso a parlare unicamente dei problemi che il loro arrivo comporta.
In realtà i rifugiati e gli immigrati rappresentano una ricchezza per il Paese che li ospita se vengono valorizzate le risorse interiori, le competenze e le capacità che queste persone portano con sé. Ormai la società italiana è una realtà multietnica e multilingue, dove convivono tante persone provenienti da nazioni e culture diverse.
Spesso però si tratta di persone che tra di loro si ignorano, pur vivendo ogni giorno gomito a gomito: lo straniero continua ad essere visto come qualcosa di “strano” o di “estraneo”. Eppure le nostre scuole e le nostre classi, piene di alunni di origine diversa, ci ricordano che la sfida più importante oggi è costruire una società interculturale, nella quale cioè le diversità non siano semplicemente una accanto all’altra, ma siano capaci di interagire e di camminare insieme.

 

Una inquietante diversità

In questo camminare con gli altri emerge un’inquietante diversità. Inquietante perché ci ricorda che ci sono anche altri che hanno diritti da rivendicare, pareri da esprimere, aspettative per il futuro. La tentazione di mettere a tacere questa diversità è sempre in agguato. Invece l’esperienza dell’altro è quanto di più naturale possa esistere. Il poeta libanese Gibran, in una sua opera, scrive: “Alcuni di noi sono come l’inchiostro, altri come la carta. E se non fosse per il nero di quelli, qualcuno tra noi sarebbe muto; e se non fosse per il bianco di questi, qualcuno tra noi sarebbe cieco”. E ancora: “Se ci fossero due uomini uguali, il mondo non sarebbe grande abbastanza da contenerli”.

 

Conoscere per capire

Ma come fare per costruire una società in cui le diversità trovino uno spazio dove esprimersi e dove possa avvenire lo scambio tra le diverse culture?

Alcuni atteggiamenti sono basilari:

  • conoscere e rispettare le culture “altre”;

  • ascoltare chi è diverso da me e imparare a interagire, superando la visione, un po’ etnocentrica, secondo la quale la mia cultura è l’unica oggettivamente valida;

  • conoscere il fenomeno migratorio e analizzarne le cause;

  • conoscere le caratteristiche geo-politiche e culturali dei principali Paesi di provenienza degli stranieri in Italia (RomaniaAlbaniaMaroccoCina…);

  • conoscere, attraverso la letteratura, il teatro, la musica, le esperienze religiose, la ricchezza delle tradizioni degli altri Paesi.

Convivere è possibile

Convivere è dunque accettare l’altro, ma anche apprendere dagli interessi e dalla cultura di chi è diverso da noi. Sembra una cosa molto complicata, ma è una realtà che ogni giorno già sperimentiamo. Ci sono alcuni aspetti della nostra vita già profondamente segnati e arricchiti dall’apporto di culture diverse dalla nostra.
Basti pensare all’alimentazione, alla letteratura, al modo di vestire, all’arte. Nel mondo dei giovani ha particolare significato l’interculturalità della musica.
Grandi artisti internazionali come Sting, Youssou N’Dour, Paul Simon, gli U2, i Cold Play, John Legend e alcuni italiani come Fabrizio De André, Ivano Fossati, Zucchero, Jovanotti, Fiorella Mannoia, Ghali, per citarne solo alcuni, hanno “contaminato” le loro canzoni con generi non appartenenti al loro Paese, rendendo propria e non solo “ospite” la musica di diverse tradizioni.
La musica fornisce dunque una chiave importante per aprire la porta a esperienze interculturali: è un linguaggio universalmente riconoscibile e comprensibile, uno strumento per comunicare e raccontarsi superando le difficoltà del linguaggio e le distanze geografiche, vere o create dal pregiudizio.

Parole da leggere, parole da ascoltare

Cedric
La mia passione per la recitazione mi ha sconvolto la vita e mi ha reso un rifugiato. Ora in Italia sento la responsabilità di testimoniare, soprattutto ai giovani, ciò che accade al mio popolo. Lo devo a chi è rimasto. Io sono al sicuro. Loro no.

Masanga
Non si può essere felici dove c’è solo guerra e violenza.
Oggi vivo in Italia e ho imparato che per realizzare i tuoi sogni devi lavorare duramente. Dopo tutto quello che ho vissuto, so che sono forte e ce la posso fare. Un giorno avrò la mia azienda agricola.

Abdoul
Da più di 150 anni le persone che appartengono alla mia etnia subiscono persecuzioni. Gli Oromo vengono imprigionati, uccisi o costretti a scappare. In Italia ho ritrovato la pace. Voglio ricongiungermi con mia moglie e, con lei, avere una famiglia in questo Paese che mi ha accolto.

Testimonianze di rifugiati, accolti al Centro Astalli, tratti dalla mostra fotografica “Volti al futuro” realizzata da Francesco Malavolta per i 40 anni di attività del Centro Astalli.

Per saperne di più navigando in rete

Spesso trovare notizie aggiornate sulle guerre nel mondo non è semplice e comunque non basta affidarsi ai TG e ai quotidiani nazionali. Ecco alcuni siti sempre aggiornati con notizie per approfondire il tema della società interculturale.

CONFRONTI: sito della rivista “Confronti”, attenta ai temi del dialogo interreligioso

PIU CULTURE: il giornale dell’intercultura a Roma

ISMU: iniziative e studi sulla multietnicità

CARTA DI ROMA: iniziative e studi sulla multietnicità

HUMAN LINES: un portale di narrazione e approfondimento del fenomeno immigrazione, che racconta storie e percorsi delle persone accolte attraverso i corridoi umanitari della Conferenza Episcopale Italiana (CEI)

Se vuoi approfondire con libri e film

ELVIRA MUJČIĆ, LA BUONA CONDOTTA, CROCETTI, 2023

ESPÉRANCE HAKUZWIMANA RIAPANTI, TUTTA INTERA, EINAUDI, 2022

KEN LOACH, THE OLD OAK, REGNO UNITO/FRANCIA/BELGIO, 2023

Scarica la scheda 8 del sussidio Nei panni dei rifugiati