Ha detto

 

Abbiamo perso la casa, vale a dire la familiarità della nostra
vita quotidiana.
Abbiamo perso il lavoro, vale a dire la certezza di essere
di qualche utilità in questo mondo.
Abbiamo perso il nostro linguaggio,
vale a dire la naturalezza delle
nostre reazioni, la semplicità dei nostri gesti,
l’espressione spontanea dei nostri sentimenti .
(Hannah Arendt, filosofa tedesca)

Si parla di … rifugiati celebri

Nel corso della storia, in ogni regione del mondo, individui o intere popolazioni hanno dovuto abbandonare le loro case per sfuggire a persecuzioni, conflitti armati e violenze.
Da sempre l’esilio rappresenta uno degli eventi più drammatici nella vita dell’uomo.
I
rifugiati sono persone come noi, gente che, prima di essere costretta a fuggire, aveva una famiglia, una casa, un lavoro. Tra loro sono numerosi anche i personaggi celebri che durante la loro vita hanno cercato rifugio lontano dal loro Paese di origine. La storia ci ha consegnato esempi famosi.

AbramoMuhammadGesù con Maria e Giuseppe, come pure Dante Alighieri e Niccolò Machiavelli. Letterati, scienziati e musicisti come Victor HugoBertolt BrechtAlbert EinsteinBela BartokFryderyk ChopinRichard Wagner, ma anche la famosa attrice Marlene Dietrich, l’artista di origine cinese Ai Weiwei,il regista Giorgio Strehler e Luigi Einaudi, poi Presidente della Repubblica Italiana: tutte persone costrette a lasciare la propria terra per sfuggire a persecuzioni, per lo più politiche e/o razziali. Ancora oggi molti grandi personaggi non possono far ritorno nella loro patria o hanno potuto farlo solo da poco tempo.

Ecco alcune storie di rifugiati famosi del XX secolo:

 

Albert Einstein
Tutti quanti abbiamo sentito qualcosa su Einstein e le sue teorie scientifiche. Che le capiamo o no, esse influiscono fondamentalmente sulle nostre vite quotidiane. Pochi di noi, però, conoscono la sua esperienza di rifugiato: nel 1933 i suoi libri furono bruciati e, in quanto ebreo, fu vittima dell’antisemitismo e accusato di alto tradimento dal regime nazista. Il suo primo rifugio fu il Belgio, poi si spostò in Inghilterra e infine si rifugiò permanentemente negli Stati Uniti. Insieme a sua moglie, lavorò intensamente per aiutare altri rifugiati.

 

Isabel Allende
Fu esiliata dopo che lo zio, il Presidente cileno Salvador Allende, fu deposto nel settembre 1973, a causa del colpo di stato di Pinochet. Isabel cominciò infatti a ricevere minacce di morte e il suo nome era sulla lista nera dei militari. Si trasferì in Venezuela con il marito e due bambini. Ha sempre continuato la carriera di giornalista, iniziata in Cile, tramite il contributo di un giornale di Caracas (El Nacional). Le sue novelle e i suoi romanzi, tradotti in tutto il mondo, spesso raccontano della sua esperienza di esilio. Nel 1985 si è trasferita negli Stati Uniti e nel 1990, quando è stata ristabilita la democrazia in Cile, è ritornata, dopo 15 anni di assenza, per ricevere il premio “Grabiela Mistral”.

 

Sigmund Freud
Fu costretto a sopportare la rabbia dei nazisti che, subito dopo l’ascesa al potere, si scatenarono contro gli ebrei e gli oppositori. Nel 1933 le sue opere furono bruciate. La casa editrice che pubblicava i suoi libri fu occupata dai nazisti. Il figlio Martin fu arrestato e dopo una settimana anche la figlia Anna portata via. Li rilasciarono quasi subito, ma Freud, sconvolto, si vide costretto all’esilio. Ottenne un visto d’entrata in Inghilterra grazie alla fama di cui godeva in quel Paese.
Cinque anni dopo, le sue quattro sorelle, rimaste a Vienna, vennero arrestate e uccise in un campo di concentramento.

 

Ke Huy Quan

Attore nato nel 1971 a Saigon, nel Vietnam del Sud, dove ha vissuto fino all’età di 4 anni. È stato uno delle centinaia di migliaia di “boat people” fuggiti dal Vietnam a partire dal 1975 dopo la sconfitta dell’Armata della Repubblica del Vietnam del Sud e la caduta di Saigon. Con la sua famiglia fu costretto a lasciare il Paese e chiesero asilo negli Stai Uniti. È noto per aver interpretato Short Round in Indiana Jones e il tempio maledetto e Richard Data ne I Goonies. Nel 2023 ha vinto l’oscar come miglior attore non protagonista nel film Everything Everywhere All at Once, per il quale si è aggiudicato anche un Golden Globe.

 

Rita Ora

Cantante e attrice britannica è nata a Pristina nel 1990. Figlia di un musulmano e di una cattolica, la sua famiglia fu costretta a lasciare il Kosovo per ragioni etniche e religiose. Si stabilirono a inizio anni ‘90 a Londra, quando Rita aveva appena un anno.

 

Mila Kunis

All’anagrafe Milena Markovna Kunis, attrice statunitense è nata in Ucraina nel 1983 da genitori ebrei. Nel 1991, con la sua famiglia fuggì dal suo Paese per ragioni religiose e trovarono rifugio negli Stati Uniti.

Abdulrazak Gurnah

Scrittore, arrivato nel Regno Unito, dove vive attualmente, come rifugiato alla fine degli anni ’60, è stato premiato con il Premio Nobel per la letteratura nel 2021. Nato nel 1948 e cresciuto sull’isola di Zanzibar apparteneva al gruppo etnico perseguitato sotto il regime del presidente Adeid Karume, per questo terminata la scuola a 18 anni è stato costretto a lasciare la sua famiglia e a fuggire dal paese, allora la neonata Repubblica di Tanzania. È stato professore di letteratura inglese e postcoloniale all’’Università del Kent a Canterbury. I suoi romanzi e i suoi racconti sono attraversati dalla questione dell’esilio e della migrazione forzata.

Ecco i nomi di altri personaggi celebri, rifugiati:

  • Milan Kundera (Repubblica Ceca, scrittore)
  • Pablo Neruda (Cile, poeta)
  • Marc Chagall (Bielorussia, pittore)
  • Rudolf Nureyev (ex Unione Sovietica, ballerino e coreografo)
  • Hannah Arendt (Germania, filosofa della politica)
  • George Weah (Liberia, calciatore)
  • Nadia Comaneci (Romania, ginnasta)
  • Rigoberta Menchu Tum (Guatemala, pacifista)

Per conoscere la storia di questi ed altri rifugiati celebri si rimanda alla lettura dell’articolo “Da Einstein a Isabel Allende. I rifugiati celebri della storia“ 

Parole da leggere, parole da ascoltare

Canzoni, poesie, racconti, video per dare voce a storie di rifugiati. Parole celebri, parole inedite. Guerre del passato e conflitti contemporanei. Bisogna sapere per non ripetere. Per questo vi proponiamo un viaggio nelle vicende e nelle emozioni di persone costrette a scappare da guerre ingiuste e da atroci persecuzioni. La lettura, la visione e l’ascolto di opere celebri o inedite, di classici o contemporanei vi permetterà di conoscere meglio la realtà dei rifugiati presenti nel nostro Paese.

Tristissimo secolo

Il secolo degli esiliati,
il libro degli esiliati,
il secolo grigio, il libro nero.
E’ ciò che devo lasciare
scritto e aperto nel libro,
dissotterrandolo dal secolo
e dissanguandolo nel libro.
Perché io vissi la fratta
dei perduti nella selva:
nella selva dei castighi.
Ho contato le mani tagliate
e le montagne di cenere,
i singhiozzi separati,
gli occhiali senza occhi
e i capelli senza testa.
Poi ho cercato per il mondo
quelli che han perso la patria,
portando dove le portai
le loro bandierine sconfitte,
le loro stelle di Giacobbe,
le povere fotografie.
Ho conosciuto anch’io l’esilio.
Ma, essendo nato camminante,
sono tornato a mani vuote
a questo mare che mi riconosce;
sono altri, però, gli ancora,
gli ancora tormentati,
quelli che ancora lasciano indietro
i loro amori e i loro errori,
pensando che forse, forse,
e sapendo che mai, mai:
così mi toccò singhiozzare
questo singhiozzo polveroso,
di quelli che persero la terra,
e celebrare coi miei fratelli
(quelli che rimasero là)
le costruzioni vittoriose,
i raccolti di pani nuovi.

Pablo Neruda, tratto da “Fine del mondo”, Passigli, 2000

Rifugiati alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi

Ai Giochi Olimpici di Parigi 2024 il Team Rifugiati è stato composto dal numero più alto di atleti in assoluto: sono stati 36, tra ragazzi e ragazze provenienti da 11 diversi Paesi, tra cui  Iran, Afghanistan, Sud Sudan, Eritrea, Camerun, Congo, Cuba, Venezuela, Darfur, Etiopia che hanno gareggiato in 12 discipline quali nuoto, atletica, badminton, pugilato, breaking, canoa (slalom e sprint), ciclismo su strada, judo, tiro sportivo, taekwondo, sollevamento pesi e lotta (greco romana e libera). A vincere la prima medagli nella storia per il Team Rifugiati è Cindy Ngamba, medaglia di bronzo nel pugilato per la categoria dei 75 chilogrammi. La campionessa di 25 anni fuggita dal Camerun subito dopo la sua vittoria ha dichiarato: “Significa il mondo per me essere la prima componente di una squadra di rifugiati a vincere una medaglia. Sono solo un essere umano, come qualsiasi altro rifugiato. Voglio dire a tutti i rifugiati in tutto il mondo e ai rifugiati che non sono atleti e sono principalmente esseri umani che devono continuare a lavorare sodo e a credere in sé stessi. Potete ottenere qualsiasi cosa vi prefiggiate”. 

Nei Giochi Paralimpici di Parigi 2024 il Team Rifugiati è stato composto da 8 atleti e un corridore guida, la squadra di rifugiati più numerosa di sempre. Provengono da sei diversi Paesi e hanno gareggiato in sei discipline: atletica paralimpica, sollevamento pesi paralimpico, tennis da tavolo paralimpico, taekwondo paralimpico, triathlon paralimpico e scherma in carrozzina. A vincere la prima medaglia della storia per la squadra dei rifugiati ai giochi paralimpici è stata la 25enne afgana Zakia Khudadadi nella disciplina del Para taekwondo K44. “Per me, il bronzo, è come l’oro perché vengo in Francia. Prima ero in Afghanistan e in Afghanistan non era possibile praticare questo sport”, queste le parole di Zakia Khudadadi subito dopo aver vinto il match che l’ha condotta al bronzo. A vincere la seconda medaglia paralimpica per il Team Rifugiati è il 25enne Atangana Guillaume Junior, rifugiato del Camerun, medaglia di bronzo nella disciplina dei 400 metri maschile T11 insieme alla guida Donard Ndim Nyamjua.

Il mio paese è lontano, e io non so cosa succede laggiù

In greco, «ritorno» si dice nóstos. Álgos significa «sofferenza».
La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare.
Per questa nozione fondamentale la maggioranza degli europei può utilizzare una parola di origine greca (nostalgia, nostalgie), poi altre parole che hanno radici nella lingua nazionale: gli spagnoli dicono añoranza, i portoghesi saudade.
In ciascuna lingua queste parole hanno una diversa sfumatura semantica. Spesso indicano esclusivamente la tristezza provocata dall’impossibilità di ritornare in patria. Rimpianto della propria terra. Rimpianto del paese natio. Il che, in inglese, si dice homesickness.
O, in tedesco, Heimweh. In olandese: heimwee. Ma è una riduzione spaziale di questa
grande nozione. Una delle più antiche lingue europee, l’islandese, distingue i due termini: söknudur: «nostalgia» in senso lato; e heimfra: «rimpianto della propria terra».
Per questa nozione i cechi, accanto alla parola «nostalgia» presa dal greco, hanno un sostantivo tutto loro: stesk, e un verbo tutto loro; la più commovente frase d’amore ceca; «ho nostalgia di te»; «non posso sopportare il dolore della tua assenza». In spagnolo, añoranza viene dal verbo añorar («provare nostalgia»), che viene dal catalano enyorar, a sua volta derivato dal latino ignorare.
Alla luce di questa etimologia, la nostalgia appare come la sofferenza dell’ignoranza. Tu sei lontano, e io non so che ne è di te. Il mio paese è lontano, e io non so cosa succede laggiù.”

Dalle parole di Milan Kundera (1929-2023), scrittore francese di origine cecoslovacca e autore de “L’insostenibile leggerezza dell’essere”,
tratte dal romanzo “L’ignoranza”. Partendo da un’analisi etimologica della parola “nostalgia” in diverse lingue, l’autore mette in evidenza come sia profondamente
legata la tematica del ritorno a quella del dolore, provocato dalla lontananza della propria terra, emozione che lo stesso Kundera ha provato in prima persona quando ha lasciato il suo Paese per trasferirsi in Francia. Kundera infatti era dovuto fuggire nel 1975, perseguitato dal regime comunista che poi, quattro anni dopo, nel 1979, gli aveva revocato il diritto di cittadinanza in quella che all’epoca del blocco sovietico era la Cecoslovacchia, ora Repubblica Ceca.

Per saperne di più navigando in rete

In questa sezione trovate l’elenco di alcuni siti web in cui potete trovare informazioni e notizie che vi aiutino ad approfondire la conoscenza di alcune personalità celebri che hanno vissuto l’esperienza dell’esilio.
Attraverso queste informazioni potete scoprire che spesso, in molti modi, i rifugiati hanno contribuito a rendere migliore il mondo in cui viviamo, mettendo a disposizione della società le loro personali competenze e abilità. 

Olympics Refugee Foundation: sito dell’Olympic Refuge Foundation organizzazione creata dal Comitato Olimpico Internazionale nel 2017 che sta operando in 10 paesi, a beneficio di decine di migliaia di giovani rifugiati e sfollati per migliorare il loro benessere, rafforzare i legami sociali e creare nuove opportunità attraverso lo sport

Malala Fund: sito del Malala Fund di Malala e Ziauddin Yousafzai fondato nel 2013 per garantire e difendere il diritto di ogni ragazza a ricevere 12 anni di istruzione gratuita, sicura e di qualità

Yusra Mardini Foundation sito della fondazione creata dalla giovane rifugiata siriana, ex atleta olimpica Yusra Mardini, dal 2017 Ambasciatrice di buona volontà dell’UNHCR

Se vuoi approfondire con libri e film

Le vicende legate alle migrazioni e all’esilio hanno spesso ispirato scrittori e registi italiani e stranieri.
Numerosi i film e i libri che vi permetteranno di approfondire la realtà dei rifugiati.

HANNAH ARENDT (A CURA DI DONATELLA DI CESARE) NOI RIFUGIATI, EINAUDI, 2021

ISABEL ALLENDE, IL VENTO CONOSCE IL MIO NOME, FELTRINELLI, 2023

AKIN OMOTOSO, RISE – LA VERA STORIA DI ANTETOKOUNPO, STATI UNITI, 2022