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- Scheda 3 – Il diritto di asilo
Ha detto
Un giorno durante una manifestazione in difesa dei diritti degli studenti sonostato arrestato e torturato. La mia vita era in pericolo.
Sono scappato. Ho attraversato molti confini fino ad arrivare in Libia.
Di notte ci hanno fatto salire su un gommone insieme a tanti altri come me in balìa delle onde.
(Duclair, rifugiato del Camerun)
Si parla di … diritto di asilo
I diritti umani e i rifugiati
Le violazioni dei diritti umani sono fra le principali cause degli esodi forzati, sia che le persone cerchino scampo da persecuzioni specificatamente dirette contro di loro, sia che fuggano in massa. In alcuni casi, l’esodo forzato di determinati gruppi di civili costituisce un preciso obiettivo delle parti in conflitto. Le violazioni dei diritti fondamentali, economici, sociali e culturali provocano, di frequente, instabilità politica e violenze, che a loro volta possono generare esodi forzati. Esiste quindi un collegamento naturale tra difesa dei diritti umani e protezione dei rifugiati. La base giuridica di tale collegamento si trova nell’articolo 14 della Dichiarazione Universale dei diritti Umani del 1948, che afferma: “ogni individuo ha diritto di cercare e godere asilo dalle persecuzioni. Questo diritto non potrà essere invocato qualora l’individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite”.
Chi è un rifugiato
Le Nazioni Unite definiscono un rifugiato come una persona che temendo a ragione di essere perseguitata per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori dal Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese (dalla Convenzione di Ginevra relativa allo status di rifugiato – Ginevra 1951).
La Convenzione di Ginevra
La Convenzione di Ginevra del 1951 e il Protocollo di New York relativo allo status di rifugiato del 1967 rappresentano gli strumenti di diritto internazionale più importanti sulla protezione dei rifugiati perché definiscono le modalità di comportamento dei diversi Paesi nei confronti dei rifugiati e delle persone in cerca d’asilo. A essi hanno aderito circa 150 Paesi nel mondo. Tra i pochi Paesi che non hanno ratificato la Convenzione di Ginevra c’è la Libia, più volte denunciata dalla Comunità internazionale per il trattamento riservato alle migliaia di migranti africani tra cui molti richiedenti asilo e rifugiati. In particolare, torture, violenze e violazioni sistematiche dei diritti umani sono state più volte accertate nei centri di detenzione libici, dove uomini e donne in viaggio verso l’Europa vengono rinchiusi per periodi lunghissimi, senza sapere cosa succederà alle loro vite. Altri Paesi che non hanno firmato la Convenzione di Ginevra sono: India, Iraq, Indonesia, Sri Lanka, Giordania, Siria.
L’UNHCR
L’UNHCR, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, è l’agenzia delle Nazioni Unite incaricata, in base al suo mandato, di condurre e coordinare in tutto il mondo le attività di protezione e assistenza in favore dei rifugiati. È presente con i propri uffici in più di 120 Paesi. Dal 1950, quando venne creato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per fornire aiuto ai profughi europei scappati durante la seconda guerra mondiale, tale organismo ha soccorso decine di milioni di rifugiati in tutto il pianeta, fornendo loro protezione e assistenza. L’UNHCR ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1954 e nel 1981.
Quanti sono i rifugiati nel mondo
Nel 2023 il numero complessivo delle persone in fuga nel mondo era di 117,3 milioni. Di questi 68,3 milioni erano sfollati interni, 43,4 milioni rifugiati, 6,9 milioni richiedenti asilo. I migranti forzati sono un popolo immenso, che aumenta costantemente anno dopo anno. La cifra record di 117 milioni rappresenta un esodo forzato che riguarda 1 persona su 69 nel mondo e che ha visto più che raddoppiare in 10 anni il numero delle persone costrette ad abbandonare le proprie case (erano poco più di 51 milioni del 2013). Anche se gran parte dell’attenzione è per le difficoltà dell’Europa nella gestione dei migranti forzati, la maggior parte dei rifugiati vive altrove: il 75% è stato accolto in Paesi a reddito basso o medio; i Paesi meno sviluppati hanno assicurato asilo al 20% del totale delle persone; il 69% vive in Paesi confinanti coi propri Paesi di origine.
Un dizionario per orientarsi meglio
Parole da leggere, parole da ascoltare
Canzoni, racconti, video per descrivere storie d’esilio. In questa sezione potete trovare canzoni ispirate al tema dell’esilio e testimonianze dirette di chi è stato costretto a scappare da guerre ingiuste e da atroci persecuzioni. La lettura, la visione e l’ascolto di questi contenuti vi permetteranno di conoscere meglio la realtà dei rifugiati.
Leyla
Mi chiamo Leyla, ho 26 anni. La mia famiglia è composta dai miei genitori e da nove figli. Sono rifugiata da quando ho memoria. Sono nata a Wadrak, una città rurale dell’Afghanistan. Mio padre coltivava la sua terra, che poi era la terra di suo padre e di suo nonno. Siamo di etnia hazara, e questo a un certo punto è diventato un problema molto serio. Avevo 4 anni. I talebani sono venuti a casa e non so bene cosa sia successo. Il giorno dopo ci siamo messi in cammino. Pochissimi bagagli e ancora meno spiegazioni. Siamo arrivati a Kabul a casa dei nonni materni. Abbiamo vissuto lì un anno. Poi anche lì è arrivata la guerra. Ricordo benissimo i colpi di arma da fuoco che si sentivano per tutto il giorno. Ci nascondevamo di continuo in cantina. Non potevamo restare. Era troppo pericoloso. Una notte mamma e papà ci rimettono di nuovo in viaggio. Questa volta la meta finale è il Pakistan. Abbiamo vissuto per 8 anni in 10 persone in una stanza ad Islamabad.
È lì che ho imparato a cucire tappeti, insieme ai miei fratelli. Avevo 6 anni e ogni giorno dalle 8 del mattino alle 8 di sera andavo in una stanza vicino alla nostra dove viveva un’altra famiglia. Stavamo con loro tutto il giorno a imparare a fare i nodi dei tappeti. Questa formazione, diciamo così, è durata 7 mesi senza che né io né i miei fratelli venissimo pagati per il lavoro che facevamo. È stato difficile: mangiavamo solo pane, zucchero e tè.
Dopo questo primo periodo, una grande azienda di tappeti ha sistemato nel cortile fuori dalla nostra stanza un telaio per farci cucire. A quel punto riuscivamo a comprare qualcosa in più da mangiare. Di quegli anni mi rimangono dei ricordi e delle mani troppo vecchie per una ragazza della mia età.
Quando avevo 16 anni ho conosciuto in Pakistan mio marito Khan. Lui ha chiesto di prendermi in sposa. Mio padre ha accettato senza riserve. Una bocca in meno da sfamare. Khan all’età di 23 anni è partito per l’Iran, poi in Turchia. In Grecia si è nascosto sotto il motore di un camion che si stava imbarcando. È sceso ad Ancona quasi morto. Io ho vissuto a casa dei suoi genitori fino a quando non siamo riusciti a fare il ricongiungimento familiare.
Oggi la nostra vita è serena. Ci vogliamo bene. Lavoriamo e ho intenzione di continuare a studiare.
Un giorno, spero vicino, spero di non essere più una rifugiata, non tanto nei documenti, quanto nella mia testa. Vorrei finalmente sentirmi a casa, al sicuro.
Vorrei finalmente essere libera.
Testimonianza di Leyla, rifugiata afgana in Italia, letta da Anna Foglietta per il CD Shahida – Tracce di libertà, Appaloosa Records, 2023
Il coraggio di Brigitte
Finito il giro dei pazienti, ho incontrato l’uomo che mi aspettava. Un gigante, corpulento, vestito con un completo scuro di buon taglio, gli occhi tondi e duri come quelli di un corvo.
Ogni suo gesto rivelava l’abitudine all’esercizio dell’autorità.
Sei tu Brigitte Zébé? mi ha chiesto. Sì, ho risposto.
Abbiamo un problema con te. L’ho invitato a seguirmi nel mio ufficio. Hai ricoverato dei feriti dopo la manifestazione? Ho molti malati, qui. Mi hanno mandato da te. Sei fortunata, la tua vita sta per cambiare. Starai benissimo. Lo vedi questo assegno? È a tuo nome. Vale centomila dollari. Vai in banca e potrai incassarlo.
Non devo incassare nessun assegno. Il gigante ha mostrato un tesserino. L’ho guardato senza troppa attenzione. Ho visto che era un colonnello dell’esercito. Lì per lì non mi sono preoccupata. Non avevo violato la legge. Avevo le autorizzazioni per la clinica. Molti ambulatori e cliniche private sono improvvisati, illegali, ma Dieu le veut era in regola. Il colonnello ha poggiato un flacone sulla mia scrivania, una bottiglia da forse un litro, come quelle per l’acqua minerale, con l’etichetta bianca. L’horiconosciuta subito.
Non è difficile. Al giro della sera, devi solo fare sette iniezioni. Sono cristiana. Ho studiato per curare la gente, non per ucciderla. Sette iniezioni. Non lo posso fare. Sette iniezioni. Sono un’infermiera.
Non gliel’ho detto, perché non sarebbe servito a nulla, il colonnello sapeva già e non gliene importava niente, ma io ho recitato il giuramento di Ippocrate. Giuro di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente. Va bene Brigitte, se non vuoi, me ne vado. Il colonnello si è ripreso la bottiglia se n’è andato. Era una bottiglia di formol. È un farmaco abortivo. Serve anche a imbalsamare i cadaveri. Ma iniettato in dose massiccia provoca la paralisi e la morte.
Tratto da Melania Mazzucco, “Io sono con te. Storia di Brigitte”, Einaudi, 2016
Il volto della speranza
“Molti fra voi sono dovuti scappare da condizioni di vita assimilabili a quelle della
schiavitù dove alla base c’è una concezione della persona umana deprivata dalla
propria dignità e trattata come un oggetto. Conoscete quanto può essere terribile e spregevole la guerra, sapete cosa significhi vivere senza libertà e diritti, assistete inermi mentre la vostra terra inaridisce, la vostra acqua si inquina e non avete altra possibilità se non quella di mettervi in cammino verso un luogo sicuro. Purtroppo il mettersi in cammino non ha costituito in molti casi una vera liberazione, troppo spesso vi scontrate con un deserto di umanità, con un’indifferenza che si è fatta globale e che inaridisce le relazioni tra gli uomini. Voi, cari rifugiati, siete segno e volto della speranza. C’è in voi l’anelito a una vita piena e felice che vi sostiene nell’affrontare con coraggio circostanze concrete e difficoltà che a molti possono sembrare insormontabili. Ci offrite parole indispensabili per comprendere gli errori del passato per cambiare il presente e costruire un futuro di pace”.
Dalla prefazione di Papa Francesco al catalogo della mostra fotografica Volti al futuro – Con i rifugiati per un nuovo noi, Centro Astalli, 2021
Per saperne di più, navigando in rete
Spesso trovare notizie aggiornate e informazioni utili sui rifugiati e sulle leggi che regolano il diritto d’asilo non è semplice e comunque non basta affidarsi ai TG e a quotidiani nazionali. Ecco alcuni siti sempre aggiornati che possono aiutarvi ad approfondire la conoscenza di questa realtà.
UNHCR: sito dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
JRS: sito del Jesuit Refugee Service
WWW.ECRE.ORG sito del European Council on Refugees and Exiles
OPENMIGRATION.ORG notizie aggiornate e selezionate sulle migrazioni
EUAA: sito dell’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo
WWW.RESCUE.ORG sito dell’International Rescue Committee, il Comitato Internazionale di Soccorso, che risponde alle crisi umanitarie del mondo
ASYLUM IN EUROPE: sito dell’Asylum Information Database (AIDA) gestito dall’European Council on Refugees and Exiles (ECRE), sulle procedure di asilo, le condizioni di accoglienza e la protezione internazionale dei rifugiati in 23 paesi europei
IOM: sito dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), principale organizzazione intergovernativa attiva nel campo della migrazione
Se vuoi approfondire con libri e film
Le vicende legate alle migrazioni e all’esilio hanno spesso ispirato scrittori e registi italiani e stranieri. Numerosi i film e i libri che vi permetteranno di approfondire la realtà dei rifugiati.
DI ABDULRAZAK GURNAH, L’ULTIMO DONO, LA NAVE DI TESEO, 2024
REGIA DI AGNIESZKA HOLLAND, GREEN BORDER, POLONIA, GERMANIA, FRANCIA, BELGIO, 2023