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Dal 1998 il Centro Astalli Catania è un punto di riferimento per molti migranti, che arrivano in Sicilia dopo aver rischiato la vita in mare. Richiedenti asilo e rifugiati possono rivolgersi ai servizi dell’Associazione per ricevere orientamento nelle fasi di primo arrivo e un accompagnamento strutturato nel loro percorso di integrazione. Sono inoltre numerose le iniziative di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza e le attività di advocacy realizzate all’interno di reti di associazioni operanti nel territorio. Da anni si occupa di assistere i detenuti stranieri negli istituti penitenziari della città.
L’urgenza di accompagnare, servire, difendere i rifugiati si presenta dal primo incontro che avviene al front office, dove i volontari forniscono informazioni sui servizi del territorio: dove poter mangiare, ricevere vestiti, usufruire di posti letto, avere accesso alle cure mediche e frequentare corsi professionalizzanti.
È attivo un servizio di posta che dà a richiedenti asilo e rifugiati la possibilità di far pervenire all’indirizzo dell’Associazione la corrispondenza personale. Si tratta di un indirizzo che, seppur virtuale, rappresenta la condizione necessaria per avviare e seguire tutte le pratiche relative al permesso di soggiorno e per vedersi riconosciuti i diritti collegati alla residenza.
Lo sportello legale offre orientamento, primo ascolto e accompagnamento a richiedenti asilo, titolari di protezione e minori stranieri non accompagnati e garantisce assistenza per i ricorsi con gratuito patrocinio.
Lo sportello sanitario si occupa di rispondere a uno dei bisogni principali degli utenti: l’accesso alle cure mediche e l’iscrizione al Sistema Sanitario Nazionale per avere la Tessera Sanitaria e il medico di famiglia o per potersi rivolgere agli ambulatori dell’azienda sanitaria provinciale.
Nel percorso di integrazione dei rifugiati l’apprendimento della lingua italiana rimane una delle necessità principali. Nella scuola d’italiano vengono organizzati infatti corsi di lingua diversificati in base al livello dei partecipanti. Diverse le richieste anche da parte di alunni non alfabetizzati.
Da anni il Centro Astalli Catania si occupa di assistere i detenuti stranieri nella Casa Circondariale di Catania “Piazza Lanza”, a Bicocca Alta Sicurezza e nell’Istituto Minorile di Bicocca, dove i volontari si occupano di gestire i contatti con i familiari lontani e con i legali, all’occorrenza facendosi portavoce delle loro istanze presso l’Amministrazione penitenziaria. Per far fronte alle difficoltà materiali che molti migranti in detenzione hanno nel reperire beni di prima necessità, il “banco vestiario” distribuisce indumenti e biancheria.
Il 2022 ha visto l’avvio di un nuovo progetto di accoglienza in famiglia. L’Associazione è impegnata nell’accompagnamento sia di chi accoglie che dei rifugiati coinvolti nel percorso di convivenza, facendosi carico in particolare delle necessità legali e mediche dei rifugiati ospitati.
Inoltre è parte del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione istituito presso la Prefettura di Catania ed è presente in diversi Tavoli di coordinamento. Collabora attivamente con tutte le realtà di accoglienza etnee e fa parte della Rete del Rifugiato, di cui è promotrice, che ogni anno organizza eventi e attività in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.
Il lavoro di rete con le associazioni del territorio è volto anche a contrastare razzismo e discriminazioni. Attività che il Centro Astalli Catania da anni porta avanti anche grazie ai progetti didattici Finestre e Incontri.
Con il Centro Astalli Palermo è nato il progetto L’isola che non isola: un percorso di confronto e formazione di operatori e volontari per rispondere sempre meglio ai bisogni dei migranti forzati.
Dati
Contatti
Centro Astalli Catania
Via Tezzano 71 – 95131 Catania
Tel. 095 535064
www.centroastallicatania.it
[email protected]
Presidente: Riccardo Campochiaro
Vicepresidente: Maria Pappalardo
Coordinamento: Francesca Di Giorgio
- operatori: 3
- volontari: 64
Testimonianze
Il Centro Astalli entra in carcere
Tutto è iniziato per “caso” a febbraio del 2004: una mia amica, vice-direttrice dell’Istituto Penale Minorile di Bicocca, sapendomi volontaria del Centro Astalli, mi parla dell’estrema solitudine dei ragazzi immigrati detenuti, delle difficoltà enormi di integrazione e di inserimento nei programmi educativi, dell’impossibilità di effettuare colloqui coi familiari, dell’isolamento a cui spesso sono costretti per evitare episodi di razzismo.
Mi sottopone il caso di Hicham, giovanissimo marocchino che ha appena tentato di suicidarsi: è in cella di isolamento, rifiuta il cibo e qualsiasi colloquio con psichiatra, psicologa ed educatori, passa tutto il giorno prostrato a pregare. Fratel Francesco Accurso ed io iniziamo con grande entusiasmo questo cammino che si rivela subito straordinario: i ragazzi del carcere si aprono con noi, prendono confidenza, ci aspettano con trepidazione, ci chiedono tutto quello che chiederebbero alla loro mamma: consigli, sigarette, cioccolata, riviste di moto, magliette, biancheria… le cose più disparate. Contattiamo un imam, lo portiamo da Hicham, gli regaliamo un tappetino per pregare, telefoniamo alla sua famiglia. Riallacciamo il filo di un difficile rapporto familiare spezzato. Intanto alcuni ragazzi rom ci fanno “accurate lezioni di borseggio”, altri ci regalano deliziosi disegni o oggetti di terracotta, procuriamo loro una famiglia dove poter trascorrere il Natale, li seguiamo anche e soprattutto quando “escono” nel tentativo di non farli ri-immettere nel circuito malavitoso.
Dopo qualche mese mi arriva una lettera dalla Casa Circondariale di Piazza Lanza scritta da Sonia, una detenuta tunisina. Mi dice di essere sola al mondo, di avere già fatto due anni di carcere difficilissimi, di avere estremo bisogno di aiuto e conforto senza i quali non se la sente più di andare avanti. Grazie ad una volontaria del Centro Astalli che è magistrato, riesco ad ottenere un permesso per un colloquio. Prima di incontrarla mi ricevono il direttore dell’area educativa e una psicologa che mi fanno un quadro della situazione assolutamente drammatico. La detenuta compie continui atti di autolesionismo, ha avuto bruttissime crisi di astinenza, assume psicofarmaci ed è un elemento difficilissimo. Finalmente la incontro: è uno “zombie”, imbottita di sonniferi, piena di tagli lunghissimi malamente ricuciti. Ha la lingua così impastata che non riesco neanche a capire cosa mi dice. Ha una protesi dentaria rotta che le balla in bocca, le mani gonfissime con unghie talmente lunghe e sporche da testimoniare inequivocabilmente che non fa assolutamente nulla tutto il giorno. Dopo quell’incontro, si fa forte il desiderio di iniziare il servizio anche dentro quel carcere. Così, con fratel Francesco formiamo un gruppetto e chiediamo di diventare assistenti volontari. Ormai seguiamo stabilmente tutti i detenuti stranieri che si susseguono a piazza Lanza (mediamente 30) teniamo i rapporti con le loro famiglie, con i loro avvocati, con i magistrati di sorveglianza, con gli educatori.
Infine, pochi mesi fa mi telefona inaspettatamente il Direttore del carcere di Alta Sicurezza di Bicocca per chiedere la nostra collaborazione con i detenuti stranieri di quell’Istituto. Da qualche settimana fratel Francesco ed io incontriamo anche 15 detenuti di Alta Sicurezza che fanno parte ormai della nostra “famiglia”.
Dimenticavo: adesso Sonia vive in una casa famiglia, è libera dalle 7 alle 21, non prende da tempo alcun farmaco, viene quotidianamente al Centro Astalli a fare volontariato, ride, cucina couscous per tutti e presto avrà nuovi denti bellissimi. Hicham invece è tornato in Marocco, studia, mi scrive lettere commoventi che conservo come una reliquia e mi fa scrivere anche dalla sua mamma, ovviamente in arabo, ma tanto c’è Abdul che traduce tra una lacrima e l’altra.
Elvira Iovino