Le organizzazioni promotrici della campagna nazionale Ero straniero, di cui il Centro Astalli fa parte, hanno svolto una ricognizione rispetto allo stato di avanzamento dell’esame delle domande di regolarizzazione dei lavoratori migranti impiegati in agricolutra e nei servizi alla persona, presentate da giugno ad agosto 2020, in seguito all’intervento del governo col decreto “rilancio” di maggio 2020. Dai dati raccolti dal Ministero dell’Interno e da Prefetture e Questure di diverse città emerge un quadro preoccupante: ritardi gravissimi e stime dei tempi per la finalizzazione delle domande di anni. Nel report pubblicato “Regolarizzazione 2020 a rischio fallimento: tempi lunghissimi e ostacoli burocratici. Alcune proposte per “salvare” una misura necessaria” vengono messe a fuoco tutte le criticità riscontrate. Al 31 dicembre 2020, delle oltre 207mila domande presentate dai datori di lavoro di cittadini stranieri per l’emersione di un rapporto di lavoro irregolare o l’instaurazione di uno nuovo, sono stati rilasciati 1.480 permessi di soggiorno in tutta Italia (meno dell’1% del totale). Inoltre, dai dati analizzati emerge che a sei mesi dalla chiusura della finestra per l’emersione erano state fatte solamente 13.244 convocazioni in Prefettura. Di queste, 10.701 si sono tradotte in permessi di soggiorno, 923 sono state rigettate, mentre 440 sono state le rinunce. La campagna Ero straniero chiede pertanto al Ministero dell’Interno un intervento immediato per consentire a quante più persone di portare a termine la procedura avviata, vivere in sicurezza e lavorare legalmente nel nostro Paese. Le conseguenze di tali enormi ritardi pesano non solo sulla vita di chi ha fatto richiesta di emersione ed è ancora in attesa di risposta, costretto a restare nell’incertezza e nella precarietà. La situazione appare grave anche nella prospettiva dell’emergenza sanitaria e della campagna vaccinale anti-COVID in corso nel nostro Paese: è fondamentale che il maggior numero di persone in possesso dei requisiti esca il prima possibile dall’invisibilità, in modo da poter garantire l’accesso alle cure, una più efficace programmazione vaccinale e una quanto più ampia copertura della popolazione. Un anno fa, con lo scoppio in Italia della pandemia, si alzò il grido d’allarme delle associazioni di categoria sul rischio di uno stop al comparto agroalimentare senza l’arrivo di lavoratori stranieri stagionali impossibilitati a entrare nel nostro Paese. Da qui la richiesta al governo da parte del mondo produttivo, delle associazioni, dei sindacati e della società civile per un provvedimento straordinario di emersione che a fine maggio si è concretizzato. A un anno di distanza, di fronte a tale rischio, la campagna Ero straniero sottolinea l‘urgenza di portare a conclusione rapidamente, nelle prossime settimane, le decine di migliaia di pratiche in istruttoria. Occorre un intervento a lungo termine che permetta di ampliare le maglie della regolarizzazione e favorire l’integrazione. uno strumento di emersione su base individuale e sempre accessibile, che dia la possibilità a chi è senza documenti di mettersi in regola a fronte della disponibilità di un contratto di lavoro o se si è radicati nel territorio, come accade, per esempio, in Germania o in Spagna. Occorre introdurre canali di ingresso per lavoro che facilitino l’incontro dei datori di lavoro italiani con i lavoratori dei Paesi terzi, governando i flussi verso il nostro Paese, senza costringere chi migra a farlo attraverso rotte irregolari sempre più pericolose. Soluzioni, queste, previste nella proposta di legge di iniziativa popolare della campagna Ero straniero dal titolo Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari, depositata in Parlamento il 27 ottobre 2017 con oltre 90.000 firme e ora all’esame della Commissione affari costituzionali della Camera. Una proposta legislativa che rappresenta un forte segnale di discontinuità rispetto alla normativa esistente, la quale ha dimostrato di essere inefficace nel gestire le politiche di ingresso e soggiorno nel nostro Paese, nonché l’aumento dell’impoverimento e della precarietà a cui stiamo assistendo.