Sono 378 i “conflitti dimenticati” nel mondo (che vanno dalle guerre, alle guerre limitate, alle crisi violente, alle crisi non violente e infine alle dispute) e ammontano a 1739 miliardi di dollari le spese militari, la cifra più altra mai registrata dalla fine della Guerra fredda. A diminuire sono solo le missioni di pace.
Sono questi i dati relativi al 2017 presentati nel sesto Rapporto di Caritas sui conflitti dimenticati in collaborazione con Famiglia cristiana e Avvenire e del Ministero dell’Istruzione.
La situazione descritta è preoccupante; la spesa militare globale rappresenta il 2,2% del Prodotto Interno Lordo mondiale (Pil) essendo cresciuta dell’1,1% in termini reali rispetto all’anno precedente, in pratica 230 dollari a persona, per un totale stimato di 1739 miliardi. Cina, Stati Uniti, Arabia Saudita e Russia le nazioni dove si registra la più alta spesa militare; l’Italia, con i suoi 20 miliardi, si piazza al 13esimo posto di questa classifica.
Secondo il rapporto inoltre sono 20 i conflitti classificati «ad elevata intensità» nel 2017, alimentati dal commercio delle armi e dalla corsa agli armamenti. Si tratta di paesi quali Afghanistan, Etiopia, Filippine, Libia, Messico, Myanmar, e ancora Nigeria e Siria, dove si registrano rispettivamente due e tre fronti di conflitto, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Yemen e i due fronti in Repubblica Democratica del Congo.
La gran parte di queste guerre sono combattute in Paesi poveri dove appunto tra poveri ci si combatte per contendersi risorse sempre più scarse.