Nella regione etiope del Tigray, un attacco aereo in un campo per sfollati interni ha ucciso 56 persone e ne ha ferite almeno 30, compresi bambini.
Secondo quanto è stato raccontato dagli operatori umanitari, l’attacco nella città di Dedebit, nel nord-ovest della regione vicino al confine con l’Eritrea, è avvenuto nella tarda notte di venerdì 7 gennaio, nello stesso giorno in cui il governo aveva liberato diversi leader dell’opposizione dalla prigione, inclusi membri del Fronte di liberazione popolare del Tigrai (Tplf), confermando che avrebbe iniziato il dialogo con gli oppositori politici per favorire la riconciliazione.
L’attacco sarebbe tra i più gravi compiuti negli ultimi tempi dall’aviazione di Addis Abeba che da tempo utilizza i droni per colpire i miliziani del Tigrai nonostante la tregua di fatto dichiarata dal premier Abiy Ahmed.
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres aveva accolto con favore il rilascio dei leader dell’opposizione, invitando le parti in conflitto a costruire su questo “un passo significativo per la costruzione della fiducia”.
Il raid aereo di venerdì giunge a pochi giorni da un altro bombardamento avvenuto mercoledì contro il campo profughi di Mai Aini, sempre nel Tigray, denunciato dall’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi con l’uccisione di due bambini e un adulto.
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