Presentato il rapporto Rescued what next? Protection seekers stranded in Sicily a cura dell’ufficio europeo del Jesuit Refugee Service. la pubblicazione raccoglie le testimonianze di migranti giunti in Italia, nel territorio catanese. Dalle testimonianze emerge che il Sistema Comune d’Asilo Europeo non riesce ancora a garantire standard minimi di protezione e di accoglienza.
Spesso i migranti si sentono esclusi dalla vita degli italiani e soffrono a causa di procedure amministrative lunghe e complesse. “Siamo venuti qui per ottenere libertà invece siamo stati ospitati in un luogo isolato dove siamo tagliati fuori da tutto, praticamente in mezzo al nulla” racconta Marcel, ospite del CARA di Mineo, un centro dislocato nelle campagne siciliane che accoglie 4.000 richiedenti asilo.
Inoltre, a un anno dalla tragica morte di quasi 400 migranti al largo di Lampedusa, pur elogiando l’operazione italiana Mare Nostrum che ha salvato più di 140.000 migranti (fonte UNHCR), il rapporto sottolinea come tutto questo non basti. Occorre infatti che ci sia una maggiore collaborazione tra gli Stati membri dell’Unione Europea per sostenere economicamente servizi di accoglienza e procedure d’asilo, ma anche operazioni di ricerca, soccorso e salvataggio.
Tra il 2007 e il 2013, l’UE ha stanziato circa 700 milioni di euro a sostegno delle procedure d’asilo, ma quasi 1.820 milioni di euro per il controllo delle frontiere esterne.
“Questo rapporto vuole essere un invito a rendersi conto della realtà” – commenta Michael Schöpf, direttore del JRS Europa – “Non possiamo continuare a focalizzarci esclusivamente sulla difesa dei confini. Abbiamo l’obbligo internazionale di sviluppare in Europa sistemi d’asilo equi ed efficienti, che proteggano effettivamente le persone e le aiutino a ricostruire le proprie vite”.