Presentato presso la Sapienza Università di Roma il report “Un’umanità in fuga. Gli effetti della crisi climatica sulle migrazioni forzate” a cura di Legambiente con il contributo di UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Il rapporto presenta le molteplici relazioni che intercorrono tra la crisi climatica e le migrazioni forzate attraverso l’ausilio di analisi, dati statistici e una raccolta di testimonianze dirette.
Aumenta ogni anno il numero di persone che sono costrette ad abbandonare il proprio paese a causa degli effetti dei cambiamenti climatici che vanno a combinarsi con altri fattori come i conflitti armati, le violazioni dei diritti umani e il basso sviluppo socioeconomico.
La crisi ambientale interessa in particolar modo le persone che si trovano già in una situazione di vulnerabilità in contesti interessati da guerre e violazioni dei diritti umani. Secondo i dati dell’UNHCR, sono 114 milioni le persone nel mondo costrette a fuggire da guerre e violenze e tra queste oltre il 60% vive in paesi maggiormente colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici, come Siria, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Afghanistan e Myanmar.
Negli ultimi 10 anni, dal 2013 al 2022, l’avvento di catastrofi naturali ed eventi metereologici estremi hanno provocato in questi Paesi più 5,7 milioni di sfollati all’anno. Il rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) del 2023 ha messo in evidenza la necessità e l’urgenza di prendere importanti provvedimenti per arginare effetti di questa crisi e raggiungere l’importante obiettivo di non superare la soglia degli 1,5° C di aumento delle temperature rispetto ai livelli preindustriali entro il 2030 e di diminuire di almeno il 43% le emissioni climalteranti a livello globale.
A Dubai, durante la Conferenza delle Parti (COP) 28, si sta mettendo in atto un patto di solidarietà per il clima, tra i paesi industrializzati e quelli emergenti, con la finalità di raggiungere zero emissioni di CO2 entro il 2050, grazie all’impegno dei paesi industrializzati di sostenere finanziariamente l’azione ambientale dei paesi con il reddito più basso.
Secondo la Banca Mondiale, entro il 2050, infatti, oltre 216 milioni di persone saranno costrette a fuggire a causa delle conseguenze della crisi climatica. A pagare il prezzo più caro sarà in particolar modo l’Africa sub-sahariana con 86 milioni di migranti ambientali, il 4,2% della popolazione totale, l’Asia orientale con 49 milioni, l’Asia meridionale con 40 milioni, l’Africa settentrionale con 19 milioni di persone a causa della drammatica riduzione delle risorse idriche.
Il susseguirsi di eventi metereologici estremi come tempeste, cicloni, inondazioni, causano ogni anno oltre 45.000 vittime in tutto il mondo. Nel 2022 sono state oltre 32 milioni persone sfollate a causa di disastri ambientali come inondazioni, tempeste e siccità.