L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha espresso profonda preoccupazione per lo sgombero senza preavviso di circa 800 rifugiati da un palazzo occupato dal 2013, effettuato sabato 19 agosto a Roma. Anche se a alcune persone in condizione di grave vulnerabilità è stato concesso di rientrare nello stabile, per la maggior parte delle persone, per lo più rifugiati eritrei e etiopi che vivono in città da anni, non è stata ancora trovata un’alternativa. Molti di loro, tra cui 50 donne, hanno trascorso le ultime due notti all’aperto.
“Da anni, insieme agli altri enti di tutela che operano in città, segnaliamo che è importante agire per risolvere queste situazioni di marginalità e per prevenirne di nuove”, commenta padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli – “Tuttavia intervenire senza avere pianificato soluzioni adeguate e dignitose per le persone coinvolte non risolve le difficoltà, aumenta la tensione e suggerisce un’impropria associazione tra disagio sociale e allarme terrorismo“.