Respingere i migranti che arrivano dal mare, come avviene ai Rohingya, popolazione musulmana in fuga dal Myanmar nell’Oceano Indiano, è “guerra”, “violenza”, “uccidere”.
Ancora una volta con uno stile diretto ed inequivocabile Papa Francesco rinnova l’invito all’accoglienza di chi fugge dal proprio Paese. Esorta a contrastare la scelta di chi pensa di risolvere il problema respingendoli: “è un atto di guerra”, sottolinea Bergoglio, parlando a braccio con i ragazzi del Movimento Eucaristico Giovanile, sezione giovanile dell’Apostolato della Preghiera della Compagnia di Gesù, in occasione del centenario dalla sua fondazione.
Papa Francesco ritorna nuovamente a parlare di migranti come già aveva fatto di recente: il 17 giugno, nel corso di un’udienza generale a San Pietro, aveva invitato a “chiedere perdono per le istituzion ei le persone che chiudono le loro porte a gente che cerca aiuto e cerca di essere custodita” mentre il 30 maggio aveva sottolineato come sia “un attentato alla vita” lasciar morire i migranti sui barconi.
I ragazzi del Meg concluderanno l’incontro mondiale a Roma il prossimo sabato sera incontrando Osman dalla Somalia e Shadam dall’Afghanistan che racconteranno la loro esperienza di rifugiati: le persecuzioni in viaggio, l’arrivo in Italia fino all’incontro con il Centro Astalli con cui collaborano da anni nei progetti per le scuole.
All’evento sarà presente anche P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, Servizio dei Gesuiti per i RIfugiati in Italia che commenta così le parole del Pontefice: ancora una volta Papa Francesco parla di rifugiati e lo fa a dei giovani: auguriamoci che le sue parole siano semi di accoglienza e solidarietà nel cuore di questi ragazzi. Speriamo che i naufragi di questi giorni e l’irresponsabilità di istituzioni e politici rimanga una pagina nera di cui fare memoria perché tali tragedie non si ripetano più”.