Papa Francesco celebra con i rifugiati il VI anniversario della sua visita a Lampedusa

Il Centro Astalli ha partecipato alla messa per i migranti, i rifugiati e gli operatori dell’accoglienza, che Papa Francesco ha celebrato lunedì 8 luglio in occasione del sesto anniversario della sua visita a Lampedusa.

10 rifugiati, accompagnati da alcuni operatori del Centro Astalli, hanno preso parte alla celebrazione, organizzata dalla Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo Umano e Integrale della Santa Sede, che si è tenuta nella Basilica di San Pietro. Sono donne, bambini e uomini arrivati in Italia, in fuga da guerre, persecuzioni, violazioni dei diritti. Tra loro due famiglie, una originaria della Repubblica Democratica del Congo, ospite di una comunità religiosa nell’ambito del progetto di semi-autonomia delle comunità di ospitalità, e l’altra dal Venezuela, composta da una mamma con due figlie.

Un ragazzo originario di Homs in Siria, anch’esso ospite di una comunità religiosa, nel corso della celebrazione eucaristica ha preso parte all’offertorio insieme ad altri rifugiati.  Al termine della Santa Messa il Pontefice si è trattenuto per salutare ciascuno dei presenti e scambiare alcune parole con tutti i rifugiati.

Nell’omelia Papa Francesco ha sottolineato: “Non si tratta solo di migranti!”, nel duplice senso che i migranti sono prima di tutto persone umane, e che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata. […] In questo sesto anniversario della visita a Lampedusa, il mio pensiero va agli “ultimi” che ogni giorno gridano al Signore, chiedendo di essere liberati dai mali che li affliggono. Sono gli ultimi ingannati e abbandonati a morire nel deserto; sono gli ultimi torturati, abusati e violentati nei campi di detenzione; sono gli ultimi che sfidano le onde di un mare impietoso; sono gli ultimi lasciati in campi di un’accoglienza troppo lunga per essere chiamata temporanea. Essi sono solo alcuni degli ultimi che Gesù ci chiede di amare e rialzare”.

L’invito del Papa è quello di non dimenticarsi degli ultimi, degli scartati, ma anzi di rimetterli al centro della nostra umanità, tenendo fede a quei principi di democrazia, uguaglianza e solidarietà, basi fondanti dell’Europa.

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