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La trama
Storie minime di una giovane musulmana stranamente non terrorista: questo è il sottotitolo di un romanzo fresco e accattivante, che parla il linguaggio dei giovani e proprio per questo riesce a trasmettere con la giusta efficacia il messaggio che l’autrice ha a cuore. Jasmine, la protagonista, è di origine egiziana (come l’autrice), ma si sente milanese fino in fondo. Ha a cuore la sua religione e i valori della sua famiglia, ma continua a cercare una mediazione con lo stile di vita della sua quotidianità di studentessa occidentale. I diffusi pregiudizi sull’Islam non le rendono la vita semplice, almeno quanto la cellulite e la ricerca del principe azzurro… Il matrimonio della sua migliore amica, Amira, mette ulteriormente in crisi le sue convinzioni.
Fabbri Editori 2007, 202 pp.
Un brano
“A volte chiudo gli occhi, e provo ad immaginare di involarmi, di abbandonare il mio corpo, la mia vita. Assecondando il mio desiderio inespresso di piombare in un’altra vita, non questa, una più facile, più lineare. Una famiglia come le altre, tutte quelle che stanno intorno. Una religione che non ha bisogno di essere difesa, spiegata, mediata ogni giorno. Un’identità chiara, precisa, uniforme. Quando smetto di fantasticare, piombo di nuovo dentro me stessa e lascio che la frustrazione sfumi lentamente, fino a ricominciare, piano piano, a capire chi sono. E così imparo un pezzetto di me ogni giorno” (pp.148-149).
L’autore
Randa Ghazy è nata a Saronno nel 1987 da genitori egiziani. A soli quindici anni, ha pubblicato il suo primo romanzo, Sognando Palestina (Fabbri 2002), storia dell’amicizia tra un gruppo di ragazzi nei territori occupati, che è stato tradotto in quindici Paesi. Tre anni dopo ha scritto Prova a sanguinare. Quattro ragazzi, un treno, la vita (Fabbri 2005). Oggi studia relazioni internazionali all’Università di Milano e sogna di diventare giornalista.
Per riflettere, per discutere
Il ruolo della donna, nell’Islam ma anche, più in generale, nella società contemporanea, fa molto riflettere la protagonista del romanzo. Non so chi ti ha raccontato che l’emancipazione è strettamente subordinata al lavoro. A volte invece è la carriera che può rendere schiave, le obietta inaspettatamente l’amica Amira. E così non tutte le ragazze musulmane con la cittadinanza europea hanno come massima ambizione di spaccare il mondo e mostrare a tutti che vogliono fare un lavoro brillante, essere indipendenti e fare un sacco di soldi, commenta Jasmine (pp. 184-185). I modelli di comportamento della donna continuano ad entrare in crisi, anche nella società contemporanea: dopo le lotte per la parità, ci si ricomincia ad interrogare sulla reale possibilità per una donna di scegliere lo stile di vita che maggiormente si addice alle sue aspirazioni (realizzazione professionale, famiglia, figli). Le donne europee di religione musulmana sono ancora più condizionate delle altre dalla necessità di “dimostrare” al mondo di essere emancipate.
Per approfondire
L’Associazione Giovani Musulmani d’Italia dal 2001 cerca di fornire ai ragazzi di religione islamica che vivono nel nostro Paese gli strumenti adatti a formare un’identità islamica italiana, riuscendo allo stesso tempo a conciliare i principi religiosi con la società e la cultura in cui si vive. Sul sito internet dell’Associazione (www.giovanimusulmani.it) è possibile trovare materiale interessante per conoscere meglio questa giovane comunità, sempre più attiva e propositiva, che collabora con Associazioni analoghe in Germania, in Gran Bretagna, in Austria, in Francia, in Canada e negli Stati Uniti.