Nelle acque dell’Egeo si consuma un’altra strage. L’ultimo naufragio avviene all’alba al largo della baia turca di Edremit, a poche miglia marine dall’isola di Lesbo. Almeno 35 morti, tra cui 11 bambini, vengono recuperati dalla Guardia costiera di Ankara quando un barcone in vetroresina si rovescia in mare dopo aver percorso appena due miglia. Ma le ricerche non si fermano, perché secondo il racconto dei sopravvissuti le persone a bordo sarebbero state una quarantina. Solo quattro sono i migranti soccorsi, all’appello ne mancano circa 10.
Il Centro Astalli esprime cordoglio per le vittime e torna a chiedere con insistenza che istituzioni nazionali e sovranazionali attivino immediatamente visti e canali umanitari per chi scappa da guerre e persecuzioni.
P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, ribadisce l’urgenza di attivare immediatamente un’operazione di salvataggio in mare: “una sorta di Mare Nostrum Europeo” che interrompa immediatamente questa spirale di morte inaccettabile. L’Europa può e deve salvare vite. Cosa si sta aspettando? Quanti ancora ne dovranno morire?”