A undici anni dal terribile naufragio avvenuto nella notte del 3 ottobre davanti alle coste di Lampedusa in cui persero la vita 368 migranti, fare memoria e mantenere vivo il ricordo delle vittime di quel tragico giorno e dei tanti altri che ne sono seguiti è atto dovuto.
Neanche più un morto nel Mediterraneo: fu questo l’appello rivolto alle istituzioni nazionali ed europee. Ma undici anni dopo poche cose sono cambiate. Molte delle politiche messe in atto da quel tragico 3 ottobre ad oggi vanno in una direzione estremamente preoccupante e non di rado in aperta violazione dei diritti umani e delle principali convenzioni in materia di asilo.
Da allora, infatti, oltre 30mila persone sono morte in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa per chiedere asilo. Un numero impressionante di bambini, donne e uomini, relegati troppo spesso all’oblio della nostra indifferenza.
P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli: “La storia di questi anni è stata testimone di un generalizzato atteggiamento di complice indifferenza, quando non di una vera e propria criminalizzazione di chi si mette in viaggio in cerca di una vita degna, spinto da guerre e persecuzioni, da cambiamenti climatici, dall’ingiustizia, o da gravi forme di povertà che l’atteggiamento predatorio dell’Occidente ha reso strutturali.
In questi anni ci siamo trovati più volte a chiedere che il soccorso in mare non fosse preoccupazione e prerogativa esclusiva di organizzazioni non governative, ma fosse responsabilità, come dovrebbe essere, degli Stati.
Più volte abbiamo invocato l’apertura di vie legali, se quelle usate dai migranti erano irresponsabilmente e crudelmente definite clandestine. Ma ci siamo scontrati con resistenze basate sul consenso elettorale che guida ormai i programmi politici più che la ricerca del bene comune”.
La Giornata della Memoria e dell’Accoglienza del 3 ottobre, istituita dalla legge 45/2016, ha lo scopo di fare memoria e commemorare tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, perché ricordare le vittime vuole dire prima di tutto rispettare la dignità e i diritti dei vivi.
Per questo il Centro Astalli si ritroverà a Roma, nel quartiere di San Lorenzo, in Via dei Bruzi 14, nel pomeriggio di giovedì 3, dalle ore 15:30 alle ore 19:00, per l’iniziativa “Reti di memoria: il filo dell’accoglienza”, promossa dallo Human Memory Lab – Dipartimento Dynamic and Clinical Psychology and Health Studies di Sapienza, Università di Roma.
Per l’occasione, che vedrà la partecipazione di tanti cittadini, volontari e altre associazioni impegnate nell’accoglienza e nell’integrazione delle persone migranti, alcuni rifugiati accolti al Centro Astalli si racconteranno attraverso il metodo dei “libri viventi” per il laboratorio “Ti racconto una storia, ti racconto di me”.
A conclusione dei laboratori si terrà il monologo “Fango” tratto dallo spettacolo teatrale “Inchiostro e fango” di e con Cedric Musau Kasongo, rifugiato della Repubblica Democratica del Congo.
Sottolinea p. Ripamonti: “Questa del 3 ottobre a San Lorenzo, a Roma, è un’occasione per riconoscersi comunità che accoglie e si arricchisce delle reciproche differenze. Le politiche siano all’altezza del desiderio di pace che la società civile esprime. Fare memoria è un atto dovuto, ma se non diviene atto di responsabilità è vano“.
Nell’ambito delle celebrazioni della Giornata inoltre, fino al 10 ottobre sarà possibile visitare la mostra fotografica “Volti al futuro – con i rifugiati per un nuovo noi”, di Francesco Malavolta realizzata dal Centro Astalli, esposta presso la Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza, Università di Roma, in via dei Via dei Marsi, 78.