Sono 79,5 milioni i rifugiati e i richiedenti asilo nel mondo secondo i dati “Global Trends” dell’UNHCR, 9 milioni in più rispetto all’anno precedente. Tra loro circa 30-34 milioni sono i minori i fuga, decine di migliaia dei quali non accompagnati.
Numeri in crescita di un esodo forzato che riguarda l’1% della popolazione mondiale – 1 persona su 97. Diminuisce invece inesorabilmente il numero di coloro che riescono a fare ritorno a casa: se negli anni Novanta, circa1,5 milioni di rifugiati riusciva a tornare nel loro paese e nelle loro abitazioni ogni anno, nel corso degli ultimi dieci anni la media è crollata a circa 385.000.
Le cause sono da ricercare nel moltiplicarsi dei conflitti: a preoccupare in particolare le nuove crisi che interessano la Repubblica Democratica del Congo, la regione del Sahel, lo Yemen e la Siria dove la guerra perdura ormai da 10 anni e ha causato l’esodo di 13,2 milioni di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni, più di un sesto del totale mondiale.
L’80% delle persone in fuga nel mondo è ospitato in Paesi o territori afflitti da insicurezza alimentare e malnutrizione grave – molti dei quali soggetti al rischio di cambiamenti climatici e catastrofi naturali. Oltre i tre quarti dei rifugiati di tutto il mondo (77%) provengono da scenari di crisi a lungo termine – per esempio quella in Afghanistan, ormai entrata nel quinto decennio. Oltre 8 rifugiati su 10 (85%) vivono in Paesi in via di sviluppo, generalmente in un Paese confinante con quello da cui sono fuggiti. Due terzi delle persone in fuga all’estero provengono da cinque Paesi: Siria, Venezuela, Afghanistan, Sud Sudan e Myanmar.
In particolare, infatti, una mappatura più precisa della situazione dei venezuelani che si trovano fuori dal proprio Paese, molti non legalmente registrati come rifugiati o richiedenti asilo, ma per i quali sono necessarie forme di protezione, ha permesso di evidenziare la presenza di 4,5 milioni di profughi.
“Siamo testimoni di una realtà nuova che ci dimostra come gli esodi forzati, oggi, non soltanto siano largamente più diffusi, ma, inoltre, non costituiscano più un fenomeno temporaneo e a breve termine”, ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi. “Non ci si può aspettare che le persone vivano per anni e anni una condizione precaria, senza avere né la possibilità di tornare a casa né la speranza di poter cominciare una nuova vita nel luogo in cui si trovano. È necessario adottare sia un atteggiamento profondamente nuovo e aperto nei confronti di tutti coloro che fuggono, sia un impulso molto più determinato volto a risolvere conflitti che proseguono per anni e che sono alla radice di immense sofferenze”.