Cordoglio e dolore per le vittime del naufragio avvenuto davanti a Lampedusa.
Un barcone di 10 metri si è rovesciata nel pomeriggio di sabato a poche miglia dall’isola dei Conigli.
Alcuni corpi sono stati recuperati dalle motovedette della Guardia Costiera, della Finanza e della Marina Militare ma sono almeno una quindicina in totale i migranti che – secondo le testimonianze dei 149 sopravvissuti – risultano dispersi dopo il naufragio. Le ricerche continuano senza sosta.
L’imbarcazione con a bordo migranti di diverse nazionalità ma soprattutto eritrei, tunisini, pakistani, algerini si trovava davanti alle coste dell’isola quando è stata avvistata, da terra, da un cittadino di Lampedusa che ha avvertito la Guardia costiera. Secondo la ricostruzione di quanto accaduto, viste anche le condizioni del mare in tempesta con onde alte sue metri, non appena le prime motovedette sono arrivate, il piccolo peschereccio – probabilmente per la conseguente agitazione dei migranti a bordo – si è capovolto sotto gli occhi dei soccorritori.
Tra le persone in viaggio anche alcuni cittadini libici, tutti in fuga dai bombardamenti che in questi giorni vanno avanti a un ritmo crescente.
Per l’Europa e i Governi nazionali soccorrere, salvare e accogliere i migranti è un obbligo giuridico, non un’opzione politica.
Occorre ripristinare immediatamente le operazioni di ricerca e soccorso in mare; attivare un piano di evacuazione dei migranti dalla Libia, dove la loro vita è in pericolo a causa delle violenze e soprusi, prassi quotidiana nei centri di detenzione, e dell’acuirsi del conflitto in atto nel paese; prevedere percorsi di ingresso legale in Europa per i migranti oggi costretti a dover ricorrere al traffico di essere umani in assenza di vie sicure e regolamentate; aprire canali umanitari per chi scappa da guerre, persecuzioni ed estrema povertà e ha diritto a chiedere protezione e accoglienza in Europa.