Migranti muoiono nel bombardamento di un centro di detenzione a Tripoli. La Libia non è un paese sicuro

Con profondo dolore il Centro Astalli apprende del bombardamento che ha colpito durante la notte il centro di detenzione per migranti di Tajoura, sobborgo nella zona est di Tripoli.

40 persone sono morte e 80 risultano ferite, ma il bilancio delle vittime è destinato a salire. Si tratta per lo più di migranti subsahariani.

Orrore si aggiunge alla tragedia quotidiana che le persone già provate dalla fuga dai loro paesi di origine a causa di guerre, persecuzioni, violenza generalizzata, sono costrette a vivere nei centri di detenzione dove vengono sottoposte a torture di ogni genere.

La Libia non è un paese sicuro, è un paese dove da tempo si combatte una guerra civile, dove manca stabilità politica e militare e dove vengono perpetrate sistematiche violazioni dei diritti umani soprattutto a danno dei migranti.

“Volevamo la prova che la Libia non fosse un porto sicuro ora l’abbiamo, una prova pagata a prezzo di decine di vite umane di un centro di detenzione che non doveva essere lì, nel quale non dovevano esserci migranti ma anche questa tragedia non servirà a smuoverci dalla nostra colpevole indifferenza!” – dichiara padre Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli -. “A fianco alle vittime del conflitto che si sta consumando in Libia dobbiamo contare anche queste. Concediamoci un tempo per piangerle, forse siamo ancora in tempo per tornare indietro dalle nostre ottuse ed egoistiche logiche da fortezza Europa”.

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