Alla vigilia della Riunione informale dei capi di Stato o di governo a Granada in Spagna, a Bruxelles gli ambasciatori dei 27 Stati membri dell’UE hanno trovato, dopo lunghe trattative, un accordo sul testo riguardante il regolamento sulla gestione dei flussi migratori, contenuto nella riforma del Patto sulla migrazione (Pact on Migration) e l’asilo proposta dalla Commissione europea nel 2020.
Il testo dell’accordo raggiunto dal Consiglio Europeo, che dovrà andare alla discussione e approvazione dell’Europarlamento, prevede una forma di solidarietà obbligatoria nei confronti degli Stati che subiscono una maggiore pressione migratoria. Questi riceveranno, a seguito della valutazione e conseguente autorizzazione da parte del Consiglio Europeo, un supporto attraverso la redistribuzione dei richiedenti asilo o tramite un ausilio tecnico-finanziario e potranno applicare regole specifiche per stabilire la durata degli esami delle richieste di protezione internazionale che non dovranno superare le quattro settimane.
L’accordo da una parte intende regolamentare situazioni di eccezionale afflussodi cittadini di Paesi terzi, dall’altro fronteggiare una “situazione di strumentalizzazione in cui un Paese terzo (….) incoraggia o facilita il movimento (…) verso le frontiere esterne” dell’Unione Europea con l’obiettivo di “destabilizzare l’Unione o uno Stato membro”, definendo un pacchetto di misure specifiche in caso ricorrano queste due situazioni.
Il regolamento non spiega però quali sono i fattori e i numeri he definiscono la crisi. Attualmente il dato che definisce l’afflusso si calcola sulla base di tre variabili: popolazione, prodotto interno lordo e caratteristiche geografiche del Paese in oggetto, tali da non rendere più funzionante il sistema di accoglienza. Ciò significa che la situazione di crisi differisce da Paese a Paese.
Altro punto fondamentale riguarda i meccanismi di solidarietà tra i Paesi, per cui uno Stato in difficoltà può chiedere contributi agli altri Stati membri. I contributi possono essere di natura finanziaria, la ricollocazione dei richiedenti asilo in un Paese diverso da quello di arrivo e la responsabilità di esaminare, da parte di uno Stato membro, le domande di asilo per supportare il Paese in difficoltà, senza però fare riferimento a quote o cifre specifiche. A tal proposito rimanda alla riforma del Regolamento Dublino.
Il negoziato era in una fase di stallo nei giorni scorsi a causa delle divergenze tra Italia e Germania in merito al ruolo delle Ong nei salvataggi in mare. La trattativa si è sbloccata a seguito dell’assenso da parte della Germania di eliminare il riferimento alle Organizzazioni non governative presente nel testo.
L’intesa è stata raggiunta tramite la maggioranza qualificata con il voto favorevole di almeno 15 paesi che rappresentano il 65% della popolazione europea. Polonia e Ungheria hanno espresso un voto contrario, mentre Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia si sono astenute.