Ha avuto luogo alla Valletta (Malta) il summit sull’immigrazione a cui hanno preso parte i ministri dell’Interno di Italia, Germania, Francia e Malta con il supporto del commissario Ue agli Affari interni e del ministro dell’Interno della Finlandia, Paese che ha la presidenza di turno della Ue.
Tra i rappresentanti dei governi è stato raggiunto un accordo per un documento comune che sarà discusso nel Consiglio Giustizia e Affari interni che si terrà a Lussemburgo i prossimi 7 e 8 ottobre con altri 24 Paesi Ue.
Il testo condiviso da Malta, Italia, Germania e Francia si basa su:
– un meccanismo di redistribuzione dei migranti soccorsi nel Mediterraneo che sbarcano in Italia o in un altro Paese entro 4 settimane;
– la redistribuzione di tutti i richiedenti asilo e non solo di coloro che hanno ottenuto lo status di rifugiato su base obbligatoria. Una volta ridistribuiti, il Paese di accoglienza si farà carico della richiesta di asilo e delle eventuali operazioni di rimpatrio delle persone non aventi diritto di asilo;
– un meccanismo di rotazione dei porti di approdo, su base volontaria.
Si tratta di un progetto pilota da verificare, una volta che verrà applicato, con l’obiettivo di poter essere esteso al maggior numero di Paesi comunitari.
L’accordo presenta alcune criticità dal momento che riguarda i migranti che sono soccorsi in mare dalle organizzazioni non governative e dai mezzi militari (solo l’8% dei 7mila arrivati nel 2019), ma non i migranti che arrivano autonomamente e quelli che arrivano in Europa attraverso altre rotte come quella del Mediterraneo occidentale (Marocco-Spagna) e quella dell’Egeo (Turchia-Grecia).
Inoltre la rotazione dei porti di sbarco su base volontaria, richiesta dall’Italia, è in conflitto con alcune norme internazionali in base alle quali i naufraghi devono essere sbarcati il più velocemente possibile dopo il soccorso in mare.
La volontarietà dell’accordo potrebbe rivelarsi poco efficace a lungo termine e in caso di una maggiore pressione migratoria.