Migranti: diritto alla salute per i più vulnerabili senza fissa dimora

Il comitato romano della campagna “Io Accolgo”, di cui il Centro Astalli fa parte, insieme a un ampio cartello di organizzazioni della società civile, enti e sindacati, in una lettera aperta alle autorità capitoline ha sottolineato la necessità di adottare tempestivamente misure per garantire il diritto alla salute dei senza fissa dimora presenti in città.

Si legge nel documento: “La situazione straordinaria nella quale ci troviamo a seguito dell’emergenza Covid-19 impone l’adozione di misure necessarie per garantire il diritto alla salute di tutte le persone che vivono nella nostra città, nessuna esclusa.

Un’attenzione particolare deve essere prestata alla tutela dei gruppi più vulnerabili tra i quali rientrano i cittadini e le cittadine senza fissa dimora, molti dei quali sono stranieri.
Una condizione che questa città eredita dalla mancata volontà delle istituzioni locali di affrontare una situazione sempre più grave, anche in seguito ai più recenti interventi normativi (cd. “Decreti sicurezza”) che hanno di fatto aumentato il numero di persone rimaste senza dimora e senza tutele, restringendo l’accesso al sistema di accoglienza e ai percorsi di inclusione per richiedenti asilo e titolari di protezione umanitaria, già difficilmente attuati in precedenza vista l’incapacità del sistema di fornire le misure necessarie a livello socio-sanitario.

Gli interventi volti a contenere la diffusione del virus, a partire dalle misure di prevenzione sanitaria e di “distanziamento sociale”, non possono a tutt’oggi essere adottate e rispettate dalle migliaia di persone senza fissa dimora che vivono a Roma.

Inoltre, a causa dell’emergenza sanitaria e delle disposizioni del governo per contrastare la diffusione, le ripercussioni sulle condizioni delle migliaia di persone senza dimora sono pesantissime, anche per le restrizioni imposte alle associazioni e agli enti di tutela che di queste persone si occupano quotidianamente. Sono numerose le realtà che in queste settimane continuano a occuparsi di distribuzione del cibo alle persone senza fissa dimora o a fornire servizi di tutela legale ai cittadini e alle cittadine stranieri e, di fronte all’emergenza sanitaria, si sono moltiplicate le iniziative di volontari e associazioni nei quartieri per dare un supporto alle persone anziane, sole o non autosufficienti. Iniziative che tuttavia non possono sostituirsi a quanto le istituzioni sono tenute a fare, a maggior ragione in questo momento.

Si riportano di seguito le principali criticità riscontrate da volontari, operatori eassociazioni nello svolgimento quotidiano di tali attività:
– Insufficienza dei posti per persone senza dimora nel circuito cittadino
Appare evidente come il circuito cittadino soddisfi solo una porzione delle esigenze di accoglienza in città, come dimostrano i numeri di un piano freddo che era già insufficiente prima dell’emergenza sanitaria in atto. Dagli ultimi dati disponibili, infatti, sono solo 5 i centri (con 477 posti) accessibili a chi non ha un alloggio, mentre secondo le stime aggiornate al 2018 della comunità di Sant’Egidio, sono circa 8.000 le persone senza fissa dimora presenti a Roma. E sono state 7.657 le persone che si sono rivolte allo Sportello Unico dell’Ufficio immigrazione di Roma Capitale per presentare richiesta di accoglienza tra luglio 2017 e ottobre 2019, a conferma dell’inadeguatezza sempre più marcata dell’intero sistema. Tra questi, molti sono i titolari di protezione umanitaria, ora abrogata (1.742 casi), e sono circa 1.400 le persone senza documenti.
– Mancati accessi al sistema di accoglienza
Dal 9 marzo ad oggi, non è stato possibile per gli operatori legali chiedere l’accesso in accoglienza di migranti nel circuito cittadino o di richiedenti asilo e beneficiari di protezione ai circuiti Cas e Siproimi, in quanto gli uffici competenti di Roma capitale, della Questura e della Prefettura, sono chiusi e non procedono agli inserimenti. Moltissime persone, pur avendo diritto a un posto in accoglienza, continuano a dormire per strada aumentando l’insieme dei senza fissa dimora. Tra questi rischia di aumentare anche il numero delle donne migranti vittime di tratta e sfruttamento.
– Criticità nelle strutture di accoglienza
Si stanno moltiplicando nei centri di accoglienza straordinari e ordinari le denunce di ospiti e operatori circa la mancanza dei presidi sanitari necessari a garantire la tutela sanitaria all’interno delle strutture, anche in virtù dei numeri alti di presenze nei grandi centri e della difficoltà di attuare le misure di distanziamento sociale, oltre alla mancanza di indicazioni sanitarie e legali chiare da parte degli uffici centrali responsabili. Inoltre, le sanificazioni e gli altri interventi mirati a ridurre il rischio di contagio sono ancora minimi e procedono a rilento.
– Salvaguardia dell’attività di volontari e operatori
Per giorni e giorni, dall’entrata in vigore delle misure restrittive rivolte allapopolazione e delle limitazioni alla mobilità, è stato complicato proseguire con le attività di distribuzione pasti e supporto legale alle persone senza dimora, nonostante sia evidente la necessità di garantire tali servizi, a maggior ragione in un contesto emergenziale come l’attuale. Il 20 marzo un’ordinanza del Presidente della Regione Lazio è intervenuta per assicurare la mobilità dei volontari al fine di legittimare i loro spostamenti per le attività ritenute necessarie, ai sensi dei vari DPCM adottati.
Tuttavia, serve da parte delle istituzioni un maggiore supporto in relazione alla fornitura dei dispositivi sanitari necessari per operare in modalità sicure e protetterispetto ai rischi di contagio attivo e passivo”.

A fronte delle criticità riscontrate, si propongono una serie di interventi tra i quali:
– una mappatura delle azioni messe in campo da istituzioni e terzo settore a livello municipale e comunale e l’istituzione di una cabina di regia operativa che possa mappare e coordinare, anche con il supporto della Protezione Civile e della Prefettura, i servizi dei municipi e degli enti del terzo settore impegnati a prestare assistenza nei diversi territori della città;
– la ripresa dell’inserimento nel sistema di accoglienza di richiedenti asilo, titolari di protezione e stranieri con permesso di soggiorno;
la tutela delle persone rimaste senza accoglienza (informazioni sanitarie,distribuzione presidi sanitari, pasti e medicinali.

Nel documento di sottolinea infine come: “La dimensione dell’esclusione e dell’emarginazione è da sempre preoccupante nella nostra città e, soprattutto in questo momento, necessita di una serie di interventi urgenti e coordinati. […] Le proposte sopra descritte sono solo una parte delle disposizioni che andrebbero attuate, a partire soprattutto dai percorsi tracciati dalle associazioni che fino ad ora sono state l’unico punto di riferimento delle persone senza una fissa dimora in un’ottica di prevenzione,informazione e tutela”.

 

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