Sono già 1.875 le persone morte o disperse nel Mediterraneo, nel 2023, più di 300 sulle altre rotte africane. Come quella occidentale, che dal Senegal, risale la costa africana, lungo la Mauritania e il Sahara occidentale, per arrivare alle Canarie.
Qui, nell’oceano, da quindici giorni diverse squadre di soccorso spagnole cercano tre imbarcazioni con a bordo almeno 300 migranti, secondo quanto stimato dal gruppo umanitario “Walking Borders”: una più grande, con duecento a bordo, e due caicchi, uno con sessanta e l’altro con sessantacinque migranti. Per l’Ong Caminando Fronteras sono ufficialmente dispersi.
Secondo l’Organizzazione Onu per le migrazioni, l‘Oim, l’anno scorso sono morti su questa rotta almeno 559 migranti, mentre nel 2021 le vittime accertate erano state 1.126. Ma sono cifre sottostimate rispetto al numero delle partenze sulla rotta atlantica. Dalle coste dell’Africa occidentale partono soprattutto migranti e profughi dal Marocco, dal Mali, dal Senegal, dalla Costa d’Avorio e da altre regioni subsahariane. Di molti naufragi, semplicemente, non si sa nulla., come ribadisce l’Oim, parlando di scarse informazioni sul numero di partenze dall’Africa occidentale, e i naufragi spesso non vengono segnalati.
Non si muore solo in mare, ma anche nei viaggi di terra, nel deserto, specialmente in Libia. Qui il rapporto annuale dell’Unsmil, la missione Onu a Tripoli, denuncia gli abusi perpetrari contro i migranti anche nel corso delle operazioni di intercettazione in mare. Si parla di detenzione arbitraria in condizioni disumane con assistenza umanitaria limitata e alto rischio di tortura, lavoro forzato, estorsione, sparizioni forzate, violenza sessuale e traffico di esseri umani, crimini perpetrati da una rete composta da gruppi armati, contrabbandieri transnazionali e attori statali. «Durante queste operazioni e al momento dello sbarco in Libia, i migranti e i rifugiati hanno continuato ad affrontare gravi problemi di diritti umani e protezione» e in generale in LIbia «per quanto riguarda la situazione dei diritti umani, i diritti e le libertà fondamentali si sono erosi», riferisce l’Unsmil.
Ai confini con la Libia, in una zona desertica, sono stati trasferiti con la forza tra il 2 e il 6 luglio centinaia di migranti subsahariani dalla città portuale di Sfax. La polizia tunisina ha fatto delle retate in alcuni quartieri della città e ha arrestato gli stranieri, abbandonandoli poi fuori dalla Tunisia. Tra loro donne incinte, bambini e persone con lo status di rifugiato. Molti hanno denunciato di avere subìto violenze e maltrattamenti dalle forze dell’ordine. Quanto accaduto è stato documentato da numerosi migranti e da organizzazioni che si occupano di diritti umani.
La rotta tunisina è diventata nell’ultimo anno la principale via d’ingresso in Europa, percorsa anche da migranti subsahariani.