Il Centro Astalli apprende con allarme che da ieri sera non si hanno più notizie di un’imbarcazione con circa 50 migranti a bordo, tra cui donne e bambini, da cui era partita una richiesta di soccorso. L’ultimo contatto risale alle 22 di lunedì 1 aprile. Alarm phone, il sito che i naufraghi hanno contattato, dichiara di aver provato a chiamare i numeri della guardia costiera libica per dare le coordinate dell’imbarcazione ma nessuno ha mai risposto. Ha poi segnalato la barca in difficoltà alla sala operativa di Roma che si è limitata a fornire un altro numerosi n Libia cui nessuno ha mai risposto.
Una notizia gravissima che si aggiunge a quella dei 41 dispersi in mare dalla scorsa settimana e che nessuno cerca più. Diventa sistematica la violazioni di leggi, convenzioni e norme cogenti per cui non si possono lasciar morire in mare uomini e donne. Chi rischia la vita deve essere salvato sempre indipendentemente dalla storia personale, dall’etnia o dai motivi per cui si trova in pericolo. Si logora altrimenti lo stato di diritto, la civiltà democratica e si mina seriamente un futuro di pace nel nostro continente.
Chi ricopre ruoli istituzionali non può derogare alla sua precisa responsabilità di tutelare la vita, la dignità e i diritti di ogni essere umano. Classificazioni, distinguo, esclusioni e discriminazioni, quando vi sono in gioco diritti inalienabili, minacciano la libertà e la vita di tutti anche di quei cittadini che si dichiara, in una costante campagna elettorale, di voler difendere dalla presunta invasione.
Il Centro Astalli chiede canali umanitari, programmi di reinsediamento, quote e visti di ingresso in Europa strutturali e a lungo termine. Nell’immediato chiede il ripristino di azioni di ricerca e soccorso di quanti rischiano la vita in mare, in mancanza di alternative legali.