Sono più di 1.500 le persone che hanno perso la vita da gennaio a luglio 2018 nel tentativo di attraversare il mar Mediterraneo spesso in fuga da guerre e persecuzioni. Più della meta di queste, 850, sono morte nei mesi di giugno e luglio. Lo riferisce l’UNHCR in un comunicato stampa.
Il dato è allarmante. Nonostante la significativa riduzione del numero degli arrivi sulle coste europee, il crescente tasso di mortalità conferma la grande pericolosità della rotta del Mediterraneo: negli ultimi due mesi, 1 persona su 30 ha perso la vita o risulta dispersa nel mar Mediterraneo.
A preoccupare sono sempre più le condizioni in cui avvengono questi viaggi: su imbarcazioni pericolose, sempre meno adatte alla navigazione e grandemente sovraccariche di persone, spesso costrette a salpare dalle coste libiche sotto minaccia dei trafficanti.
Rispetto agli anni passati si è registrato, inoltre, un cambiamento: la Spagna è diventata la destinazione principale con un numero di arrivi via mare superiore (23.500 persone) rispetto a Italia (18.550) e Grecia (16.000).
In generale, sono stati circa 60mila i migranti che hanno attraversato il Mediterraneo nel corso del 2018, la metà rispetto allo stesso periodo del 2017. A un numero inferiore di sbarchi non corrispondono però migliori condizioni di sicurezza e stabilità nei paesi di origine dei migranti. I rifugiati in fuga dalla Siria, ad esempio, rappresentano circa il 13,5% dei nuovi arrivi in Europa via mare, e sono il gruppo attualmente più consistente per nazionalità, a dimostrazione della situazione che continuano a vivere nel loro paese martoriato dalla guerra.