La trama

Farid è un bambino libico, la sua casa è circondata dal deserto, il suo migliore amico è una gazzella. Quando tutto sembra perduto, la madre Jam ila cerca di fuggire su una piccola barca, insieme a molti altri, in cerca di libertà da una dittatura feroce. Farid non aveva mai visto il mare prima di allora.
Vito è un ragazzo siciliano, cresciuto ascoltando le storie raccontate da sua madre e sua nonna, appartenenti alla comunità italiana che Gheddafi ha cacciato da Tripoli negli anni Settanta. Vito e Farid stanno guardano lo stesso tratto di mare tra Italia e Libia, ma su sponde opposte.
Mare al mattino affronta il tema universale della migrazione delle persone, il destino di chi è costretto a fuggire dalla propria casa, dagli affetti, a causa di guerre e dittature di cui è vittima inerme.

Einaudi 2011, 123 pp.

Un brano

Erano gli anni settanta, trovarono un mondo distratto. A nessuno interessava la loro diaspora. Erano la coda sporca di una storia coloniale che nessuno aveva voglia di dissotterrare. Il vero confino fu quello, la solitudine morale. Antonio ha il suo borsello di plastica nera, pieno di documenti, consumati dalle file, dalle mani che sudano mentre parla. Mostra il foglio che spiega la sua condizione di rimpatriato. Le facce dietro agli sportelli lo guardano male, stranite. “Cosa siete tornati a fare? A rubare il lavoro agli altri italiani, quelli veri, nati e cresciuti qui? A saltare davanti alle graduatorie di disoccupazione?”.
In fin dei conti se l’erano andata a cercare, e poco importa se erano figli di contadini deportati in Libia dalla propaganda, spinti dalla fame. (pp. 68-69)

L’autore

Margaret Mazzantini è nata a Dublino nel 1961. È una scrittrice, drammaturga e attrice italiana. Figlia dello scrittore Carlo Mazzantini e della pittrice irlandese Anne Donnelly, si trasferisce nei primi anni di vita a Tivoli, vicino Roma e si diploma successivamente presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica agli inizi degli anni ’80. Il suo esordio come scrittrice è del 1994 con Il catino di zinco (Marsilio 1994) vincitore del premio Opera Prima Rapallo-Carige. Con Non ti muovere (Mondadori 2002) vince il Premio Strega e il Premio Grinzane Cavour. Nel 2003 è stata insignita del titolo di Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana su iniziativa del Presidente della Repubblica.

Temi per la riflessione

• Il colonialismo italiano ebbe inizio subito dopo l’Unità d’Italia. Etiopia, Eritrea, Somalia, Libia gli stati colonizzati.
Con l’ascesa al potere del fascismo s’inasprì ulteriormente la campagna di conquista di quei territori. Furono  perpetrate innumerevoli atrocità nei confronti delle popolazioni locali, vittime di rastrellamenti e deportazioni in campi di concentramento.
Contemporaneamente l’opera di propaganda condotta da Mussolini creò grandi aspettative negli italiani più poveri, i quali decisero di lasciare le loro terre per cercare fortuna in quelle africane. “Vito ha sentito mille volte i racconti di nonno Antonio dello sbarco a Tripoli, di Italo Balbo sull’idrovolante che li precedeva, del tricolore immenso disteso sulla spiaggia, e del Mussolini a cavallo con lo spadone dell’Islam puntato verso l’Italia… Fecero amicizia con gli arabi. Gli insegnarono i loro trucchi agricoli. Erano poveri con altri poveri. Avevano le stesse rughe di terra e fatica sulla fronte…scavarono pozzi, costruirono muri per difendere i campi coltivati dal vento del deserto.” (pp. 39-40)

• I rapporti tra Italia e Libia sono ritornati in primo piano negli ultimi anni. Interessi geopolitici ed economici da regolamentare hanno portato al Trattato di Bengasi che consolidava un rapporto di amicizia, cooperazione, sviluppo e lotta all’immigrazione clandestina siglato dall’allora Governo italiano in carica e dal Colonnello Gheddafi il 30 agosto 2008. L’accordo è stato sospeso nel 2011 a seguito della crisi libica e della conseguente caduta del regime.
A seguito dell’accordo italo-libico (nello specifico di un protocollo siglato nel 2009 riguardante l’impegno congiunto di rimpatriare gli immigrati intercettati in mare) l’Italia è stata condannata all’unanimità dalla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo per il caso Hirsi, relativo alla violazione del divieto dei respingimenti indiscriminati in mare, impedendo a chi ne aveva diritto di fare domanda di protezione internazionale. La vicenda riguardava respingimenti avvenuti il 6 Maggio 2009, a discapito di circa 200 somali ed eritrei, riportati in Libia da navi militari italiane contro la loro volontà.
La sentenza storica del 23 febbraio 2012 afferma che l’Italia è colpevole di aver violato tre articoli della Convenzione sui diritti umani. Si tratta in particolare dell’articolo 3 che riguarda i trattamenti degradanti e la tortura, dell’articolo 13 sul diritto ad un rimedio efficace, e dell’articolo 4 del Quarto protocollo della Convenzione stessa, che riguarda invece il divieto di espulsioni collettive.

Per approfondire

• Il popolo libico è stato vessato da una feroce dittatura durata ben 42 anni. Purtroppo ancora oggi molti sono i Paesi nel mondo in cui regimi dittatoriali esercitano il loro potere violando sistematicamente i diritti dei popoli.
Un interessante percorso di approfondimento sui regimi dittatoriali, sulle loro cause, sui danni alle società e sulla repressione dei popoli sottomessi può avvenire attraverso l’analisi delle opere di George Orwell.
Si può iniziare dalla lettura dal suo primo romanzo Giorni in Birmania (Mondadori 2006) basato sull’esperienza diretta dell’autore, in cui vi è grande indignazione per l’ingiustizia su cui si basavano i rapporti sociali. E continuare con i più celebri 1984 (Mondadori 2002) e La Fattoria degli animali (Mondadori 2001) in cui si denunciano in modo originale e diretto i danni dei regimi totalitari, fino ad arrivare alle numerose raccolte di lettere dello scrittore sul tema della guerra e della dittatura.
La lettura della bibliografia di Orwell può poi essere oggetto di una tesina trasversale tra le materie di italiano, filosofia, educazione civica, storia, geografia etc… che abbia ad oggetto le dittature nel mondo.

• Le rose del deserto di Mario Monicelli (Italia 2006) è un film che riesce ad illustrare in modo ironico la realtà della guerra, in particolare le bizzarre vicende di una sezione sanitaria dell’esercito italiano in Libia. I componenti della sezione si accampano nell’estate del 1940 a Sorman, una sperduta oasi nel deserto della Libia. La guerra lì appare assai lontana: nel campo c’è un’aria rilassata finché un frate italiano che vive sul posto non coinvolge i militari nel soccorso della popolazione locale, che ha molto bisogno di cure mediche. Si sparge ben presto la voce della loro capacità e disponibilità per cui la spedizione militare sembra trasformarsi in una missione umanitaria. La situazione della guerra nell’Africa settentrionale però, a un certo punto, cambia bruscamente. La corsa vittoriosa verso l’Egitto delle truppe italiane viene arrestata dagli inglesi e si trasforma in una fuga precipitosa. Il campo di Sorman viene invaso prima dai soldati in fuga poi dai feriti.

Nei panni dei rifugiatischeda 1scheda 6scheda 8