Oltre 200 accademici europei, in particolare giuristi, esperti di migrazione e diritti umani, hanno lanciato una petizione al Consiglio dell’UE, affinché l’Europa non resti sorda e immobile davanti alla crisi umanitaria che si sta consumando ai suoi confini.
“La situazione al confine tra la Polonia e la Bielorussia” – si legge nel testo – “ha attirato l’attenzione pubblica. Le immagini di migliaia di rifugiati provenienti da Iraq, Siria, Yemen e da altri paesi, attirati dal presidente Bielorusso Lukashenko, che si erano ammassati al lato Bielorusso del confine in condizioni inumane, ha suscitato indignazione nel pubblico europeo. Sulla questione sono state avanzate analisi geopolitiche e sono state proposte diverse risposte politiche di carattere repressivo come sanzioni o militarizzazione delle zone di confine.
Tuttavia, il dramma umanitario continua a consumarsi su entrambi i lati del confine, e nessuna risposta adeguata sembra ancora essere stata trovata. Da settembre 2021, il governo polacco ha dichiarato zona d’emergenza quella lungo il confine con la Bielorussia. I migranti che sono entrati nell’Unione Europea attraversando il confine polacco-bielorusso si sono ritrovati in una pericolosa area militarizzata dove dottori, giornalisti, e rappresentanti delle ONG non hanno accesso. Nella foresta Białowieża, uomini, donne e bambini stanno morendo di ipotermia, sete, fame e mancanza di accesso agli aiuti medici salvavita.
Le guardie di frontiera polacche ignorano sistematicamente le richieste di asilo e rimandano i richiedenti sul lato bielorusso”. E ancora: “Il 19 novembre 2021, il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’ Europa, Dunja Mijatović, ha chiesto l’accesso per gli aiuti umanitari, compresa l’assistenza internazionale, e ribadito l’urgenza di porre fine alla sistematica violazione dei diritti umani che sta avendo luogo sul confine polacco-bielorusso. Diverse ONG come Human Rights Watch hanno pubblicato rapporti accurati su queste violazioni. L’europarlamentare Pietro Bartolo, altrimenti noto come il “medico migrante” di Lampedusa, ha denunciato tali pratiche come “massicce violazioni dei diritti umani, dello stato di diritto, delle convenzioni”, e ha dichiarato che la situazione in tale zone genera “un’atmosfera di terrore” e rappresenta un vero e proprio “disastro umanitario”.
Il 1° dicembre 2021, la Commissione Europea ha risposto proponendo (basandosi sull’Articolo 78 § 3 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea) che il Concilio adotti misure di emergenza per permettere gli Stati Membri dell’UE coinvolti a gestire la crisi. Tuttavia, invece di riaffermare la natura fondamentale del diritto di fare domanda di asilo, la proposta autorizza di fatto le autorità polacche, lituane e lettoni ad utilizzare la procedura di frontiera accelerata per tutte le domande di asilo. Il che rende quindi meno probabile che le richieste di asilo di queste popolazioni bisognose di protezione vengano prese in considerazione e sostiene la legalizzazione delle espulsioni di massa. Tuttavia, gli eventi a cui stiamo assistendo non sono una “crisi migratoria”. Le poche migliaia di persone al confine sono un piccolo gruppo la cui presenza è stata strumentalizzata e drammatizzata politicamente. Sebbene questa situazione non rappresenti un’ “emergenza” provata, la creazione della “no-go zone” in Polonia minaccia la vita quotidiana e la sussistenza economica di decine di migliaia di persone che risiedono nella zona di confine.
La proposta della Commissione è una minaccia alla vita di tutti i cittadini dell’UE. Supportare tali misure illegali autorizza i governi autoritari a stabilire zone senza diritti in Europa. L’Unione Europea, che è stata fondata sullo stato di diritto e sulla difesa dei diritti fondamentali, semplicemente non può transigere sula violazione di questi principi”.
La petizione rivolta al Consiglio dell’Unione europea intende chiedere di rinunciare alla legalizzazione di queste deroghe ai trattati che impongono agli Stati membri dell’UE di proteggere i diritti umani. Inoltre si richiede all’Unione europea di dare una risposta alla crisi umanitaria che si sta verificando ai confini con la Bielorussia e di intraprendere azioni immediate per proteggere le persone vulnerabili e rispettare il diritto di asilo.