Con un videomessaggio Papa Francesco ha inviato un augurio a rifugiati, operatori e volontari del Centro Astalli in occasione dei 35 anni di attività.
Sono state queste le parole che ci ha voluto rivolgere:
Carissimi rifugiati, cari volontari, operatori e amici del Centro Astalli,
In questo anno della misericordia ricorrono i 35 anni di Servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia, un’attività che è stata prima di tutto un camminare insieme, come un unico popolo. E questo è bello e giusto!
Occorre continuare con coraggio: «Ero forestiero e mi avete accolto».(Mt 25,35)
Ero forestiero… Ognuno di voi rifugiati che bussate alle nostre porte ha il volto di Dio, è carne di Cristo. La vostra esperienza di dolore e di speranza, ci ricorda che siamo stranieri e pellegrini su questa Terra accolti da qualcuno con generosità e senza alcun merito. Chi come voi è fuggito dalla propria terra a causa dell’oppressione, della guerra, di una natura sfigurata dall’inquinamento e dalla desertificazione, dell’ingiustizia o dell’ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta è un fratello con cui dividere il pane, la casa, la vita.
Troppe volte non vi abbiamo accolto! Perdonate la chiusura e l’indifferenza delle nostre società che temono il cambiamento di vita e di mentalità che la vostra presenza richiede. Trattati come un peso, un problema, un costo, siete invece un dono. Siete la testimonianza di come il nostro Dio clemente e misericordioso sa trasformare il male e l’ingiustizia di cui soffrite in un bene per tutti. Perché ognuno di voi può essere un ponte che unisce popoli lontani, che rende possibile l’incontro tra culture e religioni diverse, una via per riscoprire la nostra comune umanità.
…e mi avete accolto, ero forestiero e mi avete accolto. Sì, il Centro Astalli è esempio concreto e quotidiano di questa accoglienza nata dalla visione profetica di padre Pedro Arrupe. È stato il suo canto del cigno in un centro di rifugiati in Asia. Grazie a voi tutti, donne e uomini, laici e religiosi, operatori e volontari perché mostrate nei fatti che se si cammina insieme la strada fa meno paura.
Vi incoraggio a continuare. Trentacinque anni sono solo l’inizio di un percorso che si fa sempre più necessario, unica via per una convivenza riconciliata. Siate sempre testimoni della bellezza dell’incontro. Aiutate la nostra società ad ascoltare la voce dei rifugiati.
Continuate a camminare con coraggio al loro fianco, accompagnateli e fatevi anche guidare da loro: i rifugiati conoscono le vie che portano alla pace perché conoscono l’odore acre della guerra.
Questo il videomessaggio: