Grande preoccupazione tra le organizzazioni a tutela dei diritti umani del Kenya per l’approvazione, il 18 dicembre scorso, del Security Amendment Act, un provvedimento che limiterebbe il numero di rifugiati ammessi nel paese a 150 mila. Una cifra nettamente inferiore alle 600 mila persone accolte attualmente nella nazione, tra rifugiati, richiedenti asilo e apolidi (dati UNHCR).
Le organizzazioni temono che a causa di questa legge possano verificarsi rimpatri forzati in violazione delle leggi internazionali sull’asilo. Il progetto di legge era nato in seguito al verificarsi di numerosi attacchi da parte del gruppo estremista islamico Al-Shabaab, l’ala somala di Al- Quaeda.
Amnesty International ha dichiarato che la nuova legge, oltre che condurre al verificarsi di respingimenti, potrebbe essere applicata in modo discriminatorio. Secondo Michelle Kagari, vicedirettore di Amnesty International per l’Africa orientale, “I somali, in particolare, sono stati presi di mira per via dei collegamenti fra rifugiati, terrorismo e operazioni di sicurezza condotte dalle forze keniane in Somalia”. Notizia ancora più allarmante se si pensa che, secondo l’UNHCR, entro la fine del 2015 i rifugiati e i richiedenti asilo somali rappresenteranno circa il 70% della popolazione di competenza dell’UNHCR in Kenya.
La legge ha provocato grandi timori al’interno della comunità somala “Siamo scappati dalla Somalia perché avevamo paura, pensavamo di essere al sicuro qui invece sta diventando un inferno peggiore di quello che abbiamo lasciato” dice lo sceicco Mohamed Abdi, autorità religiosa residente a Dadaab, il centro profughi più grande in Kenya, che ospita quasi unicamente rifugiati somali.