Il JRS Europe esprime profonda preoccupazione a seguito delle dichiarazioni di vari governi europei, tra cui quello italiano, tedesco, svedese e austriaco, circa la sospensione dei procedimenti delle richieste di asilo dalla Siria in seguito alla caduta del regime di Bashar al-Assad e la presa del potere da parte delle forze ribelli dell’HTS (Hay’at Tahrir al-Sham).
In un comunicato ufficiale il JRS Europe ribadisce l’importanza di continuare a garantire politiche di protezione nei confronti dei rifugiati siriani già presenti in Europa scongiurando la chiusura delle frontiere UE nei confronti dei nuovi richiedenti asilo provenienti dal Paese nonché il ricorso ad eventuali detenzioni amministrative.
“Chiediamo ai governi europei di adottare un approccio di apertura e solidarietà verso i nostri fratelli e sorelle siriani”, queste le parole di Alberto Ares, direttore del JRS Europe. La guerra nel paese ha causato 6,4 milioni di rifugiati e oltre 7 milioni di sfollati interni. “Costringerli a lasciare di nuovo le loro case, i Paesi europei dove hanno lavorato tanto per ricostruirsi una vita – continua Ares – sarebbe irresponsabile e semplicemente crudele”.
Nel comunicato viene esortata la comunità europea a non intraprendere decisioni che portino alla revoca dello status di protezione per i rifugiati siriani e le loro famiglie, invitandola, inoltre, a prendere in considerazione l’estrema delicatezza delle circostanze attuali presenti in Siria e di conseguenza “agire con responsabilità e solidarietà, adottando un approccio cauto e coscienzioso che rispetti il diritto internazionale ed europeo”.
Dato l’elevato livello di insicurezza del Paese, dove condizioni politiche, economiche e strutturali sono pressoché incerte, viene sottolineata l’impossibilità di attuare rimpatri accelerati che prevedano la reintegrazione sistematica di migliaia di cittadini.
Nella speranza che avvenga quanto prima in Siria un processo di stabilizzazione che porti verso una transizione democratica e pacifica, il JRS Europe continuerà ad accompagnare, servire e difendere i rifugiati siriani.