Nella regione del Tigrè, in Etiopia, agli inizi di novembre è scoppiato un violento conflitto tra le forze del Governo Federale e il Fronte di Liberazione del Popolo del Tigray (Tplf), il partito che domina la regione. I combattimenti, che si sono via via intensificati. hanno già causato centinaia di vittime e costretto migliaia di persone ad abbandonare le proprie abitazioni per cercare rifugio in Sudan.
In un comunicato l’UNHCR, l’Agenzia Onu per i Rifugiati, avverte che: “è in corso una crisi umanitaria su vasta scala, dal momento che migliaia di rifugiati ogni giorno fuggono dai continui combattimenti nella regione dei Tigrè, in Etiopia, per mettersi in salvo nel Sudan orientale. Si tratta di un afflusso mai registrato negli ultimi due decenni in questa parte del Paese.
Donne, uomini e bambini varcano il confine a un ritmo di 4.000 persone al giorno dal 10 novembre, sovraccaricando rapidamente le capacità di risposta umanitaria a disposizione sul campo.
Sono oltre 27.000 le persone che, ad oggi, hanno fatto ingresso in Sudan attraverso i varchi di confine di Hamdayet, nello Stato di Kassala, e di Lugdi, nello Stato di Gadaref, e presso una nuova località più a sud, vicino al varco di Aderafi, attraverso cui i rifugiati etiopi hanno cominciato a transitare nel corso del fine settimana.
Rifugiati in fuga dagli scontri continuano ad arrivare spossati dal lungo cammino per mettersi in salvo, portando con se pochi effetti personali”.
Andre Atsu, direttore regionale del Jesuit Refugee Service nell’Africa orientale sulla crisi umanitaria in corso ha dichiarato: “Qualunque cosa accada, dovrebbero consentire un corridoio umanitario sicuro per le forniture per gli operatori umanitari e i rifugiati. I combattimenti stanno rallentando l’arrivo di aiuti umanitari, compresi cibo e medicinali”. E inoltre “Alcuni membri del nostro personale non sono originari del Tigrè e temiamo per la loro sicurezza se la situazione dovesse deteriorarsi in combattimenti etnici” ha aggiunto Atsu.
Ogni tentativo di risposta umanitaria è infatti gravemente ostacolato dall’interruzione di elettricità, telecomunicazioni e accesso a carburanti e denaro contante. Come sottolineato anche dall’UNHCR: “Dopo quasi due settimane di conflitto, si registrano sempre più testimonianze di crescenti numeri di sfollati interni, mentre la difficoltà di accedere a quanti necessitano di assistenza, sommata all’impossibilità di fare entrare aiuti nella regione, continuano a costituire un serio ostacolo alle operazioni umanitarie”.