Sono passati due anni da quella terribile notte, quando a pochi metri dalla riva della spiaggia di Steccato di Cutro, sono morte 94 persone. Tra loro anche tanti bambini e bambini.
L’imbarcazione di legno sulla quale viaggiavano si è spezzata sotto la violenza delle onde e dell’indifferenza.
Fare memoria e mantenere vivo il ricordo di quel tragico evento e dei tanti altri che ne sono seguiti è atto dovuto. Ma non basta.
Continuano a morire innocenti. Oltre 5.400 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo negli ultimi due anni. Non si può tollerare che continuano le stragi quotidiane in mare, a cui si sommano quelle meno visibili nel Sahara e lungo le rotte della migrazione forzata.
Uomini, donne e bambini, “morti di frontiera” che toccano la nostra attenzione per tempi sempre più brevi. Lo spazio di un telegiornale, di una notizia, di immagini ogni giorno più strazianti.
È urgente creare vie sicure e legali di accesso.
Sia priorità mettere in atto vie legali per garantire accesso alla protezione e sconfiggere così il traffico di esseri umani.
Sia priorità salvare le persone in mare, come previsto da convenzioni internazionali e diritti umani, troppo spesso calpestati con norme demagogiche contro la solidarietà.
Siano priorità politiche strutturali e di lungo periodo che permettano di preparare i territori ad un’accoglienza diffusa di richiedenti asilo e rifugiati.
Sia priorità, contro ogni semplificazione, affrontare il tema della migrazione nelle sue diverse componenti con responsabilità e lucidità, non strumentalizzandolo o banalizzandolo, eliminando i discorsi di odio, razzismo e xenofobia.