Per rifugiati e richiedenti asilo il 2020 è stato un anno particolare, in cui l’emergenza sanitaria da Covid-19 ha inciso sul numero delle nuove richieste di protezione internazionale (in forte diminuzione) e ha peggiorato la condizione di chi già era sul territorio europeo.
Secondo il report annuale del Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli (Ecre), che analizza la salute del diritto d’asilo nell’Unione, i diritti dei richiedenti asilo vengono “abitualmente violati” nell’UE e i sistemi nazionali di asilo “continuano ad essere caratterizzati da gravi lacune di efficienza e qualità”.
Lo studio, basato sui dati dell’Asylum information database (Aida), contiene informazioni dettagliate sulle procedure, le condizioni di accoglienza e le misure di integrazione per i richiedenti asilo di 23 Paesi europei.
Nel 2020 sono state 471.300 le domande d’asilo registrate, un numero in forte calo (- 32,6%) rispetto al 2019: una cifra che rappresenta lo 0,1% del totale della popolazione dell’Unione europea. In Italia nel 2020 sono state 26.963 le nuove richieste di protezione (contro le 43.783 del 2019), in larga maggioranza da parte di uomini (79%), provenienti principalmente da Pakistan (5.515), Nigeria (3.199) e Bangladesh (2.745). Solo la Romania – nuovo crocevia di migranti e richiedenti asilo che percorrono la rotta balcanica – ha fatto registrare un dato in controtendenza: nel paese le nuove richieste sono aumentate del 138%.
La generale diminuzione delle richieste d’asilo non è dovuta solo alle limitazioni alla mobilità a causa della pandemia ma anche alla crescente difficoltà di accesso al territorio europeo a causa di “illegittime procedure di frontiera”, tra queste: respingimenti diretti e indiretti, accordi informali di riammissione, divieti nell’accesso alla procedura d’asilo.
Le statistiche evidenziano come – nonostante la difficoltà di quantificare il numero delle persone coinvolte – i respingimenti siano diventati di fatto uno strumento di gestione delle frontiere esterne: nel 2020 circa 25.600 persone sono state respinte dall’Ungheria, 18.400 dalla Croazia, 15mila dalla Bulgaria e 13.400 dalla Romania. Inoltre, sono state circa 10mila le persone “riammesse” dalla Slovenia verso Paesi confinanti. Senza contare i respingimenti in mare che hanno coinvolto Grecia, Italia, Malta e Cipro.
L’Italia stessa è interessata sia da procedure illegittime di riammissione sul confine italo-sloveno sia da una serie di respingimenti verso Croazia e Albania che continuano a registrarsi nei porti del mar Adriatico.