Cresce il numero di migranti morti e dispersi in mare

È di ieri l’ennesima tragedia che si è consumata nel nostro mare: sono 15 i migranti annegati al largo del Canale di Sicilia. A un anno dalla morte del piccolo Alan Kurdi, che commosse il mondo intero, si continua a morire nel Mediterraneo.  Sono  4.176 gli uomini, le donne, i bambini che, secondo l’UNHCR, risultano morte o disperse in mare negli ultimi dodici mesi, una media di 11 persone al giorno.

Il 2016 risulta ad oggi l’anno col più alto tasso di mortalità mai registrato nel Mediterraneo centrale.

Sono 281.740 circa – sempre secondo l’UNHCR – le persone, che in questi primi otto mesi dell’anno, hanno tentato di fuggire da guerre e persecuzioni cercando rifugio in Europa attraverso il mare.

Il numero di rifugiati e migranti arrivati in Italia è rimasto pressoché invariato rispetto allo scorso anno con un totale di circa 115.000 persone sbarcate alla fine di agosto. Situazione diversa quella che si registra in Grecia, dove a seguito degli accordi  tra Unione Europea e Turchia e della chiusura della cosiddetta rotta balcanica, il numero di arrivi registrato ad agosto è considerevolmente diminuito passando dagli oltre 67.000 arrivi di gennaio ai 3.437 di agosto.

È drammaticamente aumentato il numero delle vittime, perché cresce la pericolosità del viaggio verso l’Italia. Dall’inizio del 2016 ha perso la vita 1 persona su 42 tra coloro che hanno tentato la traversata dal Nord Africa verso l’Italia. Le probabilità di perdere la vita lungo la rotta che dalla Libia porta verso il nostro Paese, infatti, risultano dieci volte superiori a quelle che si corrono tentando la traversata dalla Turchia alla Grecia.  

 

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