È stata presentata una denuncia contro l’Italia alla Corte europea per i diritti dell’uomo (Cedu) da parte di 17 migranti nigeriani, sopravvissuti al naufragio di un gommone con a bordo circa 150 persone nel Mediterraneo del 6 novembre 2017.
L’accusa al Governo italiano è di essere corresponsabile del respingimento dei migranti in Libia. Diversi superstiti hanno raccontato di essere stati rinchiusi per un mese in condizioni di sovraffollamento, con poco cibo e acqua, picchiati e torturati. Prima e durante l’operazione di soccorso sono morte tra le 20 e le 40 persone.
Tra i 17 ricorrenti ci sono anche i genitori di due bambini affogati durante il naufragio.
Dei 17 migranti che hanno presentato il ricorso, 15 sono stati portati in Italia e due in Libia nel carcere di Tajoura, dove sono stati torturati. Hanno poi accettato di partecipare ai programmi libici di cosiddetto rimpatrio volontario e sono stati riportati a Benin City, in Nigeria, loro paese di origine.