Il Ministro dell’Integrazione, Andrea Riccardi, ha incontrato Giovedì 27 settembre, a Roma, i rappresentanti di associazioni che lavorano in favore dei diritti dei migranti.
L’occasione è stata la presentazione del Pre-Rapporto 2012: “Lampedusa non è un’isola. Profughi e migranti alle porte dell’Italia”, curato da A Buon Diritto.
Sono stati affrontati temi cruciali, come la cittadinanza, il razzismo, le politiche di controllo delle frontiere, nonché i complicati rapporti bilaterali con la Libia e la Tunisia sull’immigrazione.
Riccardi ha sottolineato come il governo attuale non sia stato in grado di unificare una materia tanto complessa come quella dell’immigrazione che, ha aggiunto, “resta sparsa tra competenze estremamente differenti. L’auspicio è che il prossimo governo abbia il coraggio di innovare fortemente il pacchetto normativo complessivo, rispondendo a un’esigenza di coerenza delle politiche”.
Si è poi affrontato il tema della cittadinanza, che il ministro ha definito “la madre di tutte le battaglie”, ponendo l’accento soprattutto sul riconoscimento di tale diritto ai figli di immigrati nati in Italia: “una pietra miliare per un paese che sceglie una politica di integrazione”. Ha espresso, inoltre, il suo rammarico perché su questo tema “si poteva fare di più, ma si è scelto di rimandare il problema. Abbiamo perso un’occasione preziosa per accorgerci della realtà, perché chi è nato in Italia, chi parla italiano, chi studia la nostra letteratura è un italiano de facto”.
Infine, Padre Giovanni La Manna (Presidente del Centro Astalli), ha sottolineato come “nel 2012 si sia verificato un consistente calo degli arrivi via mare: secondo i dati recentemente forniti dal Ministro Cancellieri, sono appena 8.884 i migranti sbarcati sulle coste italiane, a fronte dei 62.692 dello scorso anno, pur permanendo le gravi crisi umanitarie che mettono in fuga tanti rifugiati. La fermezza in materia di controllo delle frontiere non può andare a scapito della tutela dei diritti di chi fugge” – ha aggiunto La Manna – invocando il rispetto di tali diritti nella negoziazione degli accordi bilaterali, soprattutto con la Libia.