Il “Cimitero acattolico” a Roma, un tempo detto “Cimitero degli stranieri”, “Cimitero dei protestanti”, o anche “Cimitero degli artisti e dei poeti“, è da molti considerato uno dei più suggestivi di Roma. La zona dove sorge il Cimitero, fra Porta San Paolo e Testaccio, ancora nel ’700 e fino ai primi dell’ ‘800 faceva parte della campagna ed era infatti nota come “i prati del popolo romano”.
Secondo la legislazione dello Stato Pontificio, chi non era cattolico non poteva essere sepolto in chiesa o in terra benedetta e le inumazioni dovevano aver luogo di notte. Per questo durante il Settecento molti protestanti (diplomatici, viaggiatori, nobili in esilio, studiosi, artisti) morti a Roma erano trasportati a Livorno, dove fin dal 1735 era stato autorizzato un cimitero inglese.
La più antica lapide del cimitero di Testaccio risale al 1732 ed è quella del tesoriere della famiglia reale inglese degli Stewart, allora in esilio a Roma. Ma a quel tempo né mura né altro limite separavano le tombe dalla campagna circostante e accadeva che le sepolture venissero profanate da fanatici e da ubriachi.
Nel 1817, i rappresentanti diplomatici di Prussia, Hannover e Russia ottennero dal Papa il permesso di recintare il Cimitero. Questa zona è indicata oggi come “zona vecchia”, mentre la zona originaria, a ridosso della Piramide di Caio Cestio, è detta “parte antica”. Nel 1894, l’Ambasciata di Germania acquistò, anche a nome delle Colonie Estere Acattoliche, circa 4300 mq in aggiunta a quelli già esistenti e nel 1898 fu costruita una semplice cappella.
Oggi le persone sepolte al Cimitero di Testaccio sono quasi 4000: per lo più inglesi e tedeschi, ma anche molti americani e scandinavi, russi, greci e persino qualche cinese e rappresentante di altri paesi orientali. Tra di loro ci sono alcuni personaggi celebri, come i poeti inglesi Keats e Shelly, Antonio Gramsci e Carlo Emilio Gadda.
Foto in anteprima e nel testo: Pexels (ad uso gratuito)
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