La chiesa di via IV novembre ha una storia analoga, ma di poco precedente, a quella del tempio valdese di piazza Cavour. Venne costruita alla fine del XIX secolo, anche grazie all’interessamento del tenente colonnello Giulio Especo y Vera, ex militare dell’esercito pontificio e che da poco aveva aderito alla confessione valdese.
Inoltre, ha una storia piuttosto simile a quella delle altre chiese protestanti del centro di Roma, che furono edificate all’indomani della celebre Breccia di Porta Pia, in seguito alla quale Roma non fu più sotto il dominio dei papi, accogliendo finalmente e ufficialmente anche le altre religioni. Oggi questa e le altre chiese protestanti di Roma contribuiscono a quello che è il ricco mosaico religioso presente in città.
Si parla di chiese protestanti, ovviamente, ma è opportuno ricordarsi che la chiesa valdese ha una sua storia molto particolare e che pur facendo oggi parte del protestantesimo è nata ben prima di esso, condividendone alcune istanze già nel pieno Medioevo, tra XII e XIII secolo, come per esempio la predicazione universale – da sempre molto importante per il movimento valdese – da subito aperta anche alle donne – (Vai alla scheda sulle chiese protestanti in Italia).
Sebbene i Poveri di Lione siano nati per l’appunto in Francia, essi si legarono presto all’Italia e in particolare ad alcune zone del Piemonte, nelle valli valdesi, dove si stanziarono maggiormente in età moderna a causa delle persecuzioni che subivano. Solo dopo la Riforma, e in particolare la nascita della chiesa calvinista, si riconobbero in molti degli ideali professati da Calvino e Lutero e aderirono a quei cambiamenti che oggi chiamiamo Riforma Protestante, dando così il via a una nuova fase della loro vita come chiesa.
La costruzione dei due templi valdesi di Roma (il termine tempio è preferito a quello di chiesa in quanto edificio, perché la Chiesa sono le persone credenti in Cristo) si pone quindi come una delle ultime tappe della storia di questa chiesa, con l’arrivo della tanto sospirata libertà di poter celebrare il proprio culto e la propria fede, e non è ovviamente un caso se tutte queste chiese protestanti sorgono su vie e piazze in qualche modo legate al Risorgimento. Il movimento ecumenico e l’avvio del dialogo con la chiesa cattolica e le altre chiese e religioni hanno probabilmente segnato una tappa successiva e altrettanto importante. Per quanto riguarda il suo contenuto, il tempio di via quattro novembre non sfugge agli elementi più tipici delle chiese protestanti, pur presentando un’architettura neoclassica e quindi in linea con il contesto circostante, perlopiù risalente alla stessa epoca.
Ha un’unica navata, cosa che favorisce la concentrazione sull’elemento centrale: la Parola (solitamente infatti al centro c’è una Bibbia aperta verso chi entra) posta sull’altare e il luogo da cui si discute e si commenta, ovvero il pulpito; le decorazioni sono eleganti e semplici e ovviamente non ci sono statue né raffigurazioni di santi o di Cristo stesso, in quanto le chiese protestanti sono solitamente iconoclaste, e solo la croce campeggia nel catino absidale, a indicare che solo a Gesù, e quindi a Dio, bisogna dare gloria e attenzione. Solo un lato della chiesa dà sulla strada, per cui le vetrate sono vere sul lato sinistro e dipinte sul muro sul lato destro.
Il tempio non è molto grande, e si trova all’interno di un edificio che in parte ne nasconde la natura, ma questo deve far pensare ancora di più al valore simbolico che si voleva dare alla costruzione di questo luogo di culto, peraltro fatto da una comunità di modeste dimensioni e che solo alcuni anni dopo sarebbe riuscita a costruire anche il tempio che si affaccia su piazza Cavour. Questo però non impedisce alla chiesa di avere un organo, costruito dall’impresa torinese Vegezzi Bossi nel 1954 e oggi protetto in quanto oggetto d’epoca.
La chiesa valdese di via IV novembre si colloca quindi come simbolo e testimonianza di una comunità relativamente nuova affacciatasi sulla realtà romana e oggi pienamente integrata nella città, pronta ad accogliere chiunque voglia entrare, come testimoniano le sempre amichevoli insegne poste all’ingresso, su un luogo di così forte passaggio.
Foto in anteprima e nel testo: Archivio Centro Astalli/Valentina Pompei
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