Quella metodista è una delle chiese protestanti con più fedeli al mondo, sebbene la sua presenza in Italia sia piuttosto recente e numericamente ancora esigua, anche se come per tutte le chiese i nuovi arrivi di persone dall’estero stanno cambiando rapidamente gli scenari.
Nacque in Inghilterra nel XVII secolo, per opera di un pastore anglicano di nome John Wesley, che inizialmente non aveva la volontà di fondare una nuova chiesa, ma che era convinto che la fede intima del cristiano si realizzasse anzitutto nella sua interiorità e che allo stesso tempo non potesse in alcun modo venire separata dall’azione sociale. Insieme a suo fratello, riunì attorno a sé un gruppo di studenti che insieme istruivano “metodicamente” (da quì il nome) su una via cristiana. Il credo di Wesley e dei suoi discepoli fu da subito molto chiaro e fondato su punti ben precisi, chiamati anche “quadrilatero wesleyano”, e che ponevano chiaramente al centro l’assoluta importanza della Scrittura, da cui discendevano il rispetto e l’utilizzo della teologia dei Padri della Chiesa, lo studio della teologia come di una dimostrazione logica della fede e il connubio tra ragione e fede, tra fede e azione, unica vera dimostrazione della grazia ricevuta. Il movimento metodista si pone, in questo senso, come uno degli ultimi “risvegli” spirituali vicini al puritanesimo che si verificarono sul suolo europeo, ma che dall’Inghilterra venne presto irradiato anche negli Stati Uniti, ed è proprio grazie a pastori di queste due nazionalità che nell’Ottocento il metodismo arrivò anche in Italia e a Roma. Decenni dopo, la chiesa metodista italiana arrivò alla creazione di un’unica comunità con la chiesa valdese, con cui si trovava particolarmente affine e che era ed è la più antica chiesa protestante presente in Italia.
A Roma si trova una chiesa metodista o, più correttamente un tempio, situata tra via XX settembre e via Firenze, che sorge su un luogo gravido di moltissime memorie, riecheggiate anche dallo stesso nome della via, stratificato in varie fasi: Alta Semita nella Roma antica (periodo nel quale in quella zona sorgevano molte case di aristocratici romani), Strada Pia dopo i lavori di rifacimento fatti fare da Pio IV nel Cinquecento (lo stesso della famosa Porta) e infine via XX settembre dopo che da lì passarono i soldati italiani per entrare a Roma nel 1870. Anche simbolicamente, dunque, la chiesa metodista di via XX settembre si pone al crocevia di varie epoche e come segno tangibile di una “nuova” (per i tempi) libertà di culto.
L’edificio sorge su quella che fu una chiesa cattolica poi demolita: S. Caio, abbattuta per volontà dei primi governi italiani e del Comune nell’ambito dei progetti di ricostruzione del centro di Roma, per passare da quella che era ancora una città medievale ai canoni urbanistici che allora si ritenevano più consoni per una capitale europea.
Il tempio venne quindi agevolato nella sua costruzione da questa nuova situazione di maggiore libertà, e venne infine realizzato dall’ingegnere Rodolfo Buti – già progettista di molti altri edifici del centro di Roma – e dall’architetto Carlo Busiviri Vici. La chiesa che ne è risultata è piuttosto grande e decorata, grazie anche alle vetrate, che furono realizzate nel 1924 da Paolo Paschetto, che aveva già decorato il tempio valdese di piazza Cavour e che dopo la guerra avrebbe poi disegnato lo stemma della repubblica italiana (vai alla Scheda 3. Le arti figurative, nel Focus Incontri d’Arte). In fondo alla chiesa si trova un basso soppalco circondato da una balaustra di legno, con al centro l’altare che ospita la Bibbia aperta verso i fedeli. Alla sinistra dell’altare invece è presente un pulpito, anch’esso in legno, che serve per predicare durante il culto.
Foto in anteprima e nel testo: Archivio Centro Astalli/Valentina Pompei
Il materiale didattico del Centro Astalli per l'assistenza agli immigrati ODV è disponibile esclusivamente per finalità educative, di ricerca o studio privato. I contenuti provenienti dal sito internet www.centroastalli.it devono essere accompagnati dalla citazione della fonte, tramite l’indirizzo web (URL) del testo.(2024)