La descrizione di un anno di attività e servizi in favore di richiedenti asilo e rifugiati

Il Centro Astalli presenta una fotografia aggiornata sulle condizioni di richiedenti asilo e rifugiati che durante l’anno si sono rivolti alla sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati e hanno usufruito dei servizi di prima e seconda accoglienza che l’organizzazione offre.

Il commento di P. Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, sull’anno trascorso.

Rifugiati: un’Europa senza coraggio

Il 2022 è stato l’anno dei 100 milioni: tale è il numero delle persone costrette a fuggire dalle proprie case (103 milioni secondo i dati ufficiali dell’UNHCG, Mid-Year Trends 2022).  Una cifra da capogiro, più che raddoppiata negli ultimi 10 anni (nel 2012 c’era una persona sfollata ogni 167, a giugno 2022 una ogni 77).

Oggi i conflitti armati sono tra le principali cause delle migrazioni forzate. Sono quasi 60, secondo alcuni osservatori, le guerre nel mondo. Se infatti scorriamo l’elenco delle prime dieci nazionalità da cui provengono le persone sfollate (se si fa eccezione per il Venezuela che occupa il secondo posto) troviamo al primo posto la Siria, dilaniata da oltre 10 anni di conflitto, al terzo l’Ucraina e poi l’Afghanistan, il Sud Sudan, il Myanmar, la Repubblica Democratica del Congo, il Sudan, la Somalia, la Repubblica Centro Africana. Alle guerre si legano spesso senza soluzione di continuità altre cause come le disuguaglianze, la privazione di diritti e i cambiamenti climatici.
Una complessità che va assunta evitando di cadere nell’errore, spesso propagandistico, fatto dai governi di voler gestire il problema delle migrazioni, specie se irregolari, con misure restrittive che non risolvono, ma rendono ancora più difficoltosi, i viaggi di chi non ha alternative alla fuga. Paradossalmente sono proprio le legislazioni securitarie, respingenti e spesso non rispettose dei diritti umani, la causa dei flussi irregolari. Le migrazioni non sono un’emergenza, ma un fenomeno da comprendere e poi da governare con lungimiranza e coraggio, ciò che è ancora mancato all’Europa nel 2022.

Di fronte allo sconvolgimento creato dall’invasione dell’Ucraina, l’anno era cominciato con l’adozione all’unanimità della protezione temporanea regolata dalla direttiva 55/2001. Un grande slancio di umanità da parte di tutta l’Unione, anche di quegli Stati più restii negli anni ad attuare politiche di accoglienza, che speravamo potesse essere esteso anche alle vittime di altre guerre. Tuttavia il tanto atteso cambio di passo non c’è stato, neppure a livello programmatico: si continuano ad attuare politiche restrittive e di difesa dei confini. Anche per il 2022 si registra una mancata presa in carico da parte dell’Unione dei soccorsi e dei salvataggi nel Mediterraneo. Si conta un alto numero di morti in mare: 2.365. In più occasioni poi sono stati denunciati respingimenti alle frontiere terrestri. Per il network Protecting Rights at Borders (PRAB) sono quasi 6.000 le persone respinte alle frontiere europee e di queste il 12% sarebbero minori.

Secondo i dati di Frontex nel 2022 gli attraversamenti “irregolari” alle frontiere europee sono stati 330mila (il 64% in più rispetto all’anno precedente). Eppure l’insieme di questi arrivi corrisponde soltanto al 6% degli sfollati ucraini che hanno varcato le frontiere. Si tratta di migranti che provengono soprattutto da Siria, Afghanistan, Turchia, Nigeria, Algeria, Marocco. Anche loro sono in fuga da conflitti, crisi umanitarie e disuguaglianze sociali, ma nonostante ciò sono trattati come un fattore destabilizzatore, perciò da bloccare.
In Italia, un approccio diverso da parte delle istituzioni e la disponibilità della società civile hanno permesso di far fronte con efficacia all’arrivo di 170mila ucraini (secondo i dati della Protezione Civile). La maggior parte di costoro è stata ospitata da connazionali già residenti in Italia e solo un 20% dal sistema d’accoglienza pubblico, fugando così un’iniziale apprensione per l’impatto che la guerra avrebbe avuto.

Anche per l’Italia si possono fare le stesse considerazioni espresse per l’Unione nel suo insieme. Se ai governi negli ultimi anni erano mancati creatività, coraggio e lungimiranza per una politica sulle migrazioni che fosse integrale e complessiva, fuori da ideologie e strumentalizzazioni, ma al servizio del bene comune, l’esperienza della crisi ucraina non è bastata a fare una riflessione profonda su accoglienza e integrazione dei rifugiati. Anzi, in non poche occasioni nell’esperienza del Centro Astalli, è sembrato come se ci fossero due percorsi paralleli: per rifugiati di serie A e rifugiati di serie B. La protezione temporanea concessa ai cittadini ucraini, la possibilità di accedere da subito al mondo del lavoro, l’opportunità di ricevere direttamente dei contributi economici e un sistema di accoglienza che ha risposto tempestivamente ai bisogni delle persone, sono state misure importanti che avrebbero potuto essere capitalizzate. Invece i primi passi del nuovo Governo, dopo l’ennesimo braccio di ferro compiuto mentre i migranti erano sulle imbarcazioni in attesa di un porto sicuro, si sono concentrati su una stretta alle ong che si dedicano al salvataggio in mare. Ci sembrano politiche fuori fuoco! Riteniamo che il Paese abbia bisogno di costruire un domani insieme, senza conflitti sociali e in cui il welfare torni a essere declinato per tutti i cittadini, intesi nell’accezione più ampia della nostra Costituzione: uomini e donne soggetti di diritti e doveri.

In conclusione possiamo affermare che nel 2022, a fronte di un aumento del numero dei rifugiati e un’ulteriore “complessificazione” dei temi da affrontare, continua l’erosione del diritto d’asilo in Europa, come nel nostro Paese. Ciò trova conferma in alcuni eventi significativi: dall’automatico rinnovo del Memorandum con la Libia, ai respingimenti alla frontiera terrestre orientale, dai ritardi delle Questure sulle procedure di asilo, allo stallo delle politiche di accoglienza e integrazione.
Vogliamo comunque sottolineare elementi di speranza: abbiamo visto che un’accoglienza che privilegia l’ascolto attento delle persone alla gestione emergenziale è praticabile. Nel corso dell’anno si sono consolidate modalità di ingressi legali, come i corridoi umanitari e universitari. Sono esperienze da considerare ancora simboliche per il numero di rifugiati che aiutano, ma che indicano una strada da percorrere con convinzione per garantire viaggi sicuri fuori dalle maglie dei trafficanti.
La fiducia che un mondo diverso è possibile ci arriva dalla società civile. Sono tante le persone che hanno offerto accoglienza, sostegno e servizio ai rifugiati. Il Centro Astalli ogni giorno vive questa gratuità generativa con i molti volontari che rendono possibile accompagnare, servire e difendere i migranti. A loro e ai giovani che abbiamo incontrato nelle scuole, il nostro grazie più sincero, perché ci mostrate la bellezza di un mondo plurale.

P. Camillo Ripamonti sj
Presidente Centro Astalli

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Sintesi del Rapporto annuale 2023