Il Centro Astalli, alla luce degli avvenimenti registrati negli ultimi giorni, esprime ancora una volta preoccupazione per l’inadeguatezza di un sistema europeo di asilo che si dichiara comune, ma che nei fatti è pieno di contraddizioni e incoerenze.
Il piano di ricollocazione (relocation) su cui si investono molte risorse interessa di fatto poche migliaia di richiedenti asilo, di alcune specifiche nazionalità (al momento quattro: Siria, Eritrea, Iraq e Repubblica Centrafricana).
“Nell’immigrazione forzata non ci sono due categorie, i meritevoli e i non meritevoli. Ci sono solo persone che hanno bisogno di aiuto. Tutti i migranti devono godere della protezione”, ribadiva solo ieri Ban Ki-moon nel suo discorso in Parlamento.
Per decidere chi è un “vero rifugiato” non basta chiedere a chi sbarca, frettolosamente, da dove viene. In Sicilia si segnalano casi di migranti a cui è stato notificato un provvedimento di respingimento poche ore dopo essere stati soccorsi in mare, senza possibilità di manifestare la loro intenzione di chiedere protezione. Si tratterebbe di violazioni gravi che minano la credibilità del sistema d’asilo.
L’Europa deve consentire a tutti i rifugiati di accedere alla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale e di vivere nel territorio dell’Unione in dignità e sicurezza. Nel perseguire questo obiettivo, non sono ammissibili deroghe in merito al rispetto dei diritti umani e della dignità di tutti i migranti.
“Continuano a morire uomini, donne e bambini nel tentativo di giungere in Europa: solo nell’ultima settimana si sono verificati due naufragi nell’Egeo; ieri un ragazzo afghano è stato ucciso alla frontiera della Bulgaria. Sono fatti atroci che gridano giustizia e che impongono all’UE di creare vie legali per garantire l’accesso al diritto d’asilo” commenta P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, che continua: “Respingimenti e rimpatri non sono risposte adeguate alle gravi crisi umanitarie di cui siamo testimoni. Le frontiere europee non devono essere muri e barriere di filo spinato ma corridoi di umanità e ponti di dialogo e di pace.
L’Unione europea ha la precisa responsabilità di proteggere le vittime di conflitti, di accogliere e integrare. Se tali principi fondanti non vengono rispettati l’UE tradisce prima di tutto se stessa”.