La basilica di Santa Sofia è un luogo di culto greco-cattolico situato in via Boccea 478, a Roma. È un luogo sussidiario della parrocchia di Santa Maria della Presentazione ed è la chiesa nazionale degli ucraini a Roma.
A volere la sua costruzione, nel 1963, dopo la prigionia in un gulag siberiano, fu l’arcieparca Josyf Slipyj che, raccolti i fondi, ne affidò i lavori all’architetto italiano Lucio Di Stefano. La costruzione iniziò nel giugno del 1967 e terminò nel settembre del 1969, mese in cui venne consacrata alla presenza di papa Paolo VI e di diciassette vescovi. La cerimonia di consacrazione venne accompagnata dal coro femminile di Monaco di Baviera “Dibrova” diretto da Maria Teodorivna Harabach. La chiesa è dedicata alla Divina Sapienza, la “Sofia greca”. Nata per la comunità della chiesa greco-cattolica ucraina, si ispira alla cattedrale di Santa Sofia a Kiev; molte sono le similitudini come le cinque cupolette in stile neobizantino dai tetti dorati. I mosaici dell’altare sono dell’artista ucraino Svyatoslav Hordynsky.
Nel 1985 papa Giovanni Paolo II le assegnò il titolo cardinalizio di “Santa Sofia a Via Boccea”. Il primo titolare fu Myroslav Ivan Ljubačivs’kyj e il secondo Ljubomyr Huzar. Con decreto del 21 gennaio 1998 la chiesa venne elevata al rango di basilica minore.
L’Associazione “Santa Sofia” che è la legittima proprietaria della chiesa e degli edifici annessi, si è occupata dei lavori di restauro conclusi nel settembre 2011. Uno dei lavori più importanti è stato il restauro del prezioso mosaico che copre le pareti del tempio. Il 14 ottobre 2012, nel corso di una solenne divina liturgia presieduta dall’arcivescovo maggiore Sua Beatitudine Svjatoslav Ševčuk e concelebrata da altri prelati, si tenne la benedizione della restaurata basilica di Santa Sofia.
L’interno della chiesa è coperto da mosaici realizzati dalla scuola Monticelli Marcus Tullius. Il più importante è il mosaico della Divina Sapienza, e della Santa Eucaristia. Sopra la sedia del celebrante vi è lo stemma del cardinale Josyp Slipyj con il motto per aspera ad astra (attraverso le difficoltà alle stelle).
Alla destra dell’abside vi è la sacrestia e a sinistra un’icona mosaico con l’ingresso alla cripta. La cupola raffigura Cristo Pantocratore, gli angeli e gli arcangeli e sulle vetrate della cupola sono raffigurati otto metropoliti. La decorazione artistica dell’edificio venne progettata da Svjatoslav Hordynskyj.
Vi è inoltre una bellissima iconostasi progettata da Sviatoslav Gordinsky. Il lavoro in marmo è stato eseguito da Ugo Macesei e le icone sono state dipinte da altri artisti.
Oltre alle reliquie di papa Clemente I, trasferite dalla basilica di San Clemente al Laterano e poste sotto l’altare maggiore della basilica, nella cripta sono sepolti: il metropolita Josyf Sembratowicz (prima sepolto al cimitero del Verano), l’arcivescovo Ivan Bucko, i vescovi Stepan Chmil’ e Ivan Choma, il fondatore dell’Associazione delle cooperative ucraine e politico Julijan Pawłykowśkyj, le principesse Theresia e Jadwiga Sapieha, l’archimandrita delle Suore dell’Ordine di San Basilio Magno Claudia Feddish e Gregorius Smereka, studente all’Università cattolica ucraina a Roma. Un tempo vi era sepolto anche il cardinale Josyp Slipyj. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica e l’indipendenza del suo paese, la sua salma venne traslata nella cattedrale di San Giorgio a Leopoli e sepolta accanto a quella del metropolita Andrej Szeptycki.
Nella piazza principale è presente una fontana con una scultura con tre angeli opera di Ugo Macei. Sono quattro i gradini di marmo che conducono alla basilica. Essi simboleggiano le quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, temperanza e fortezza. Vicino alla chiesa si trova l’edificio che fu sede dell’Università cattolica ucraina a Roma. Dopo la liturgia, è solito per i fedeli incontrarsi nella sala parrocchiale per organizzare feste e ricevimenti. È molto viva infatti la presenza della comunità ucraina in questo luogo di culto, vero e proprio punto di riferimento.
Foto in anteprima e nel testo: Archivio Centro Astalli/Valentina Pompei
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