Lidia Maksymowicz, Paolo Rodari
Solferino, 2022

Lidia Maksymowicz aveva solo tre anni quando è entrata nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau con sua madre che aveva aderito alla Resistenza bielorussa per combattere l’orrore nazista. Per più di un anno è rimasta lì, nella baracca dei bambini del campo ed è stata una delle piccole vittime degli esperimenti del dottor Josef Mengele. Lidia esce dal campo di concentramento nel 1945 insieme ad una donna polacca, senza figli, che decide di adottarla, ma non dimentica mai la sua vera madre e non smette di cercarla con la speranza di ritrovarla viva.

Il ricordo di quei mesi bui e pieni di terrore che l’autrice ha deciso di parlare di condividere attraverso le pagine di un libro, per scongiurare un pericolo apparentemente lontano, ma che in realtà può ripresentarsi in qualsiasi momento se non si difende la memoria di ciò che è accaduto.

La prefazione del libro è di Papa Francesco.