Introduzione

Il tema emigrazione-immigrazione in Italia è stato affrontato da numerosi autori della canzone italiana, in particolar modo dagli anni ’70 fino ai giorni nostri. In Italia nel primo dopoguerra numerosi italiani partirono alla volta degli Stati Uniti, dell’Argentina e, per quanto riguarda l’Europa, della Germania. Le canzoni degli anni ’70 scritte da cantautori quali Francesco De Gregori, Francesco Guccini, Ivano Fossati si rifanno proprio a questo periodo italiano e narrano la fatica, le condizioni disagiate, la povertà di chi era costretto a partire in cerca di un futuro migliore. Negli anni ’90 e 2000 comincia a delinearsi un filone musicale che non tratta più l’emigrazione italiana, bensì l’immigrazione africana, albanese e dell’est Europa.
Come possiamo notare dai testi delle canzoni scelte, l’accento si sposta dall’analisi della condizione italiana di emigrante alla situazione degli immigrati in Italia negli ultimi anni e raccontano dei naufragi nel Mediterraneo, della condizione dei migranti che abbandonano il proprio paese di origine, delle cause della migrazione.

Canzoni Analizzate

1. Sull’Atlantico – Murubutu (2014)
2. Inshallah – Sting (2016)
3. Affermativo – Lorenzo Jovanotti (2017)
4. Stiamo tutti bene – Mirkoeilcane (2018)
5. A safe place to land – Sara Berailles ft. John Legend (2019)
6. 1×1 – Cold War Kids ft. Wesley Schultz (2020)
7. Refugees- Jimmy Cliff feat Wyclef (2022)
8. Mediterraneo – Dolcenera (2022)
9. Lettera al di là dal mare – Massimo Ranieri (2022)                                                                                                       
10. La crociata dei bambini- Vinicio Capossela (2023)
11. Mediterranea – Modena City Ramblers (2023)     
                                                                                                        12. Magia – Margherita Vicario (2023)                                                                                                                                      13. Onda alta – Dargen D’Amico (2024)                                                                                                                                        14. Mediterraneo – Babele (2024)

 

Canzone 1

SULL’ATLANTICO

(Murubutu– 2014)

L’autore

Murubutu, pseudonimo di Alessio Mariani (Reggio Emilia, 27 luglio 1975), è un rapper e cantautore italiano. Dal 2000 comincia a riflettere sull’interazione fra contenuti scolastici e musica rap. L’intento è fare del rap un mezzo espressivo per trasmettere contenuti di ordine culturale senza perdere l’attenzione verso la cura stilistica. Il risultato è un nuovo sottogenere musicale: il rap didattico. È fondatore e voce del collettivo reggiano La Kattiveria. La sua musica, definita “rap di ispirazione letteraria” o “letteraturap”, lo contraddistingue rendendolo unico nel suo genere poiché unisce l’hip hop con la letteratura, la storia e la filosofia.

Lo sapevi che…?

Murubutu è docente di filosofia e storia presso una scuola superiore di Reggio Emilia, e nel 2011 ha vinto il secondo premio al Concorso Nazionale per cantastorie “G. Daffini” con il brano “Anna e Marzio”. Come dichiarato in un’intervista, la scelta del nome deriva dalla figura del marabout (marabutto), che nel Sahel, la fascia geografica dell’Africa subsahariana, è un termine che designa le figure di guaritori in grado di curare sofferenze fisiche e sociali attraverso il potere delle parole.

Testo

Dammi un abbraccio, due baci, qua ognuno fa quello che può

Prendi coraggio e una sciarpa, farà freddo a Nuova York

Gianni come molti partiva dal molo più a Sud

La nonna gli parlava con gli occhi: “Non ti rivedrò mai più”

Non era ancora un uomo ma aveva braccia e polpacci forti

E il sogno del nuovo mondo come altri compatrioti

Che vedevano nell’America una vita senza fame e

Bastavano due settimane per raggiungerne i porti

E lo videro sparire sulla strada cantoniera

Tra le vigne e i gelsi bianchi già sepolti dalla sera

Strappò col destro un cimo corto di olivo acerbo

Lo aveva ancora in tasca quando arrivò al porto di Palermo

Guardò lo sterno in ferro della nave sulle acque

Nelle tasche un biglietto per l’inferno della terza classe

Un bacio a te mamma, la nave qua è già fra le onde

Tu che hai preferito piangermi nella distanza più che nella morte

E quanti anni sono? Sono tanti anni fa

E quanto campa un uomo? Non così tanto man

Non sono solo sai i porti degli altri, i corpi degli altri, i morti degli altri

E quali anni sono? Questi anni qua

E quanto vale un uomo? Quanti anni ha

Non sono solo sai i mondi degli altri, si scaldano al sole i volti migranti

I migranti ora pregano, stipati nei loro giacigli

Sono i dannati sull’oceano come De Amicis

Due settimane di agonia fra i pianti dei figli

Qualcuno muore di malattia, volano in mare i corpi dei villici

Lo scafo apre le acque come una forbice

Bagna di sale i molti volti esausti sul ponte

Dopo tutto il giorno passato a fissare l’orizzonte

Hanno le rughe degli occhi con la forma dei contorni della costa

Poi l’arrivo là all’alba e a Gianni pare ormai fatta

La massa canta quando la nave attracca a Manhattan

Attacca la pancia all’attracco e calma rovescia la calca

Che passa sotto lo sguardo di ogni guardia di Ellis Island

Ma il sogno del luogo si incrina già sul nuovo molo

Gianni è un uomo solo fra tanti e solo un uomo

E un manifesto monocromo che parla di loro

C’è scritto: “Attento alla nuova orda dei ratti italiani sul suolo”

Gianni lavora a ore, come scaricatore navale

Dorme testa-piedi con altri dieci in un monolocale

Quando si corica stanco, si gira di lato e scrive di fiato

Cara madre non è questo il paese che avevo sognato

Passa mesi nei porti, mette da parte dei soldi

Negli anni il “dago” diventa Gianni e Gianni diventa Johnny

Ora che ha i fondi in tasca scappa dai bassifondi

Sposa una paesana, compra una casa nel Wisconsin

Ora ha una piccola ditta che taglia legname

Ma 30 anni sono molti e pensare a casa lo fa stare male

Solca l’oceano e ritorna alla patria Trinacria

Là dove i fiori di bouganville sembrano farfalle di carta

Gianni sulla spiaggia di casa, sotto il sole che scalpita

Guarda il mare che guarda la costa che guarda l’Africa

Poi all’orizzonte scorge un barcone, è fitto di corpi e dolore

Gianni rivede sé stesso: il migrante ha un solo colore, un solo nome

E quanti anni sono? Sono tanti anni fa

E quanto campa un uomo? Non così tanto man

Non sono solo sai i porti degli altri, i corpi degli altri, i morti degli altri

E quali anni sono? Questi anni qua

E quanto vale un uomo? Quanti anni ha

Non sono solo sai i mondi degli altri, si scaldano al sole i volti migranti

E quanti anni sono? Sono tanti anni fa

E quanto campa un uomo? Non così tanto man

Non sono solo sai i porti degli altri, i corpi degli altri, i morti degli altri

E quali anni sono? Questi anni qua

E quanto vale un uomo? Quanti anni ha

Non sono solo sai i mondi degli altri, si scaldano al sole i volti migranti

Analisi letteraria e musicale

Il rumore di onde che si infrangono introduce il brano, che dopo una breve parentesi strumentale lascia spazio alle parole di Murubutu, che mantenendo una metrica serrata e ricca di rime e assonanze descrive con cura un viaggio “Sull’Atlantico”. Racconta la partenza di Giovanni, che dalle coste della Sicilia si imbarca per raggiungere la tanto sognata America. I dettagli descritti da Murubutu ci consentono di rivivere “lo strappo” nell’addio ai propri cari, la sofferenza del viaggio e la delusione all’arrivo nello scoprire l’ostilità degli Americani nei confronti dei “ratti italiani “. Il brano continua raccontando la difficile integrazione di Giovanni, che con gli anni diventerà “Johnny”: riuscirà a costruirsi una nuova vita, seppur avendo ogni giorno nostalgia della sua terra lontana. Il racconto si conclude con la descrizione del ritorno in Sicilia di Giovanni, che avviene anni dopo, e incornicia l’istante emblematico in cui il suo sguardo si incontra con quello dei migranti provenienti dalle coste dell’Africa che, arrivati sull’isola italiana, gli offriranno un esempio nitido di come il migrante abbia “un solo colore, un solo nome”. Proprio nel ritornello Murubutu ci ricorda quanto questa storia sia attuale:

“E quanti anni sono? Sono tanti anni fa

E quanto campa un uomo? Non così tanto man

Non sono solo sai i porti degli altri, i corpi degli altri, i morti degli altri”

Al termine del brano, infatti, sarà difficile affermare che ciò che abbiamo ascoltato sia una storia di altri tempi; Murubutu riesce pienamente nell’intento di farci immedesimare nei drammi che i migranti di oggi, come i migranti di ieri, si trovavano a vivere quotidianamente.

Canzone 2

INSHALLAH

(Sting– 2016)

L’autore

Sting è un cantante inglese, originario di Wallsend periferia a nord di Newcastle upon Tyne. Prima di iniziare la carriera da solista, Sting ha fatto parte come cantante, bassista e compositore della celeberrima band The Police, fino allo scioglimento nel 1984. Nella sua carriera Sting ha ricevuto 17 Grammy Awards, 3 BRIT Awards, un Golden Globe e un Premio Tenco.

Lo sapevi che…?

Sulle note di Inshallah il celebre danzatore Roberto Bolle si è esibito con Ahmad Joudeh, rifugiato siriano e oggi artista internazionale, la cui storia ha fatto il giro del mondo. Ahmad, nato nel 1990 a Damasco, cresciuto in un campo profughi, si è appassionato alla danza fin da piccolo. Ha frequentato le lezioni in segreto a causa della forte opposizione del padre. A rendere tutto ancora più difficile, la guerra: le bombe hanno distrutto la sua casa, il suo quartiere, e ucciso cinque membri della sua famiglia. Nonostante la sua vita fosse in pericolo, Ahmad ha continuato a danzare, ha ballato sulle macerie della Siria, nei luoghi simbolo della guerra, postando i video su YouTube, diventati in poco tempo virali. La sua storia ha fatto il giro del mondo. Ora vive ad Amsterdam con lo status di rifugiato.

Testo

Sleeping child, on my shoulder

Those around us, curse the sea

Anxious mother turning fearful

Who can blame her, blaming me?

Inshallah, Inshallah

If it be your will, it shall come to pass

Inshallah, Inshallah

If it be your will

As the wind blows, growing colder

Against the sad boats, as we flee

Anxious eyes, search in darkness

With the rising of the sea

Inshallah, Inshallah

If it be your will, it shall come to pass

Inshallah, Inshallah

If it be your will

Sea of worries, sea of fears

In our country, only tears

In our future there’s no past

If it be your will, it shall come to pass

Inshallah, Inshallah

If it be your will, it shall come to pass

Inshallah, Inshallah

If it be your will

Traduzione

Il bambino dorme sulla mia spalla,

Quelli intorno a noi, maledicono il mare

Una madre ansiosa diventa timorosa,

Chi può biasimarla, incolpando me?

Inshallah, Inshallah,

Se è la tua volontà, così sarà

Inshallah, Inshallah,

Se è la tua volontà…

Mentre il vento soffia, diventando più freddo,

Contro le barche tristi, mentre noi fuggiamo,

Occhi ansiosi, cercano nell’oscurità,

Con l’ingrossarsi del mare

Inshallah, Inshallah,

Se è la tua volontà, così sarà

Inshallah, Inshallah,

se è la tua volontà…

Mare di preoccupazioni, mare di paure,

Nel nostro Paese, solo lacrime,

Nel nostro futuro non c’è passato,

Se è la tua volontà, così sarà

Inshallah, Inshallah,

Se è la tua volontà, così sarà

Inshallah, Inshallah,

Se è la tua volontà…

Analisi letteraria e musicale

Inshallah è una delle espressioni più comuni usate nel mondo arabo (e non solo), e significa “Se Dio vuole” o “Sia fatta la volontà di Dio”. Ha origini nel Corano. In Inshallah Sting prova a mettersi nei panni di un rifugiato siriano in fuga dalla guerra da una barca che attraversa il Mare Mediterraneo. “Ho scritto questo brano pensando a cosa avrei fatto nei panni di un profugo siriano per poter salvare me stesso e la mia famiglia dall’orrore dell’infinita guerra civile. Ho immaginato il viaggio su quei barconi, in fuga da un paese martoriato: io avrei fatto la stessa cosa, è davvero un esercizio di empatia e spero di compassione”.

Canzone 3

AFFERMATIVO

L’autore

Jovanotti, pseudonimo di Lorenzo Cherubini, è un cantautorerapper e disc jockey italiano.

Diventato famoso alla fine degli anni ottanta, dopo essere stato scoperto da Claudio Cecchetto, i suoi primi successi appartengono al genere hip hop, dal quale si discosta ben presto avvicinandosi gradualmente al modello della world music (sempre interpretata in chiave hip hop e funky). A questa sua evoluzione musicale corrisponde un cambiamento anche nei testi dei suoi brani, che, nel corso degli anni, tendono a toccare temi sempre più personali, tipici dello stile cantautorale italiano.

Parallelamente cresce anche il suo impegno sociale e politico. Pacifista e attivista dei diritti umani, ha spesso collaborato con associazioni come Emergency, Amnesty International, Lega anti vivisezione e Nigrizia, ha contribuito alle manifestazioni in favore della cancellazione del debito negli anni novanta e successivamente ai movimenti “No excuses” e”Make Poverty History” partecipando al Live 8, una serie di 11 concerti gratuiti organizzati per il 2 luglio 2005 nelle nazioni appartenenti al G8.

 Lo sapevi che…?

Inizialmente il nome d’arte che Lorenzo sceglie è “Joe Vanotti”, ma il tipografo a cui commissiona una locandina promozionale per una serata in discoteca anziché scrivere “Joe Vanotti” scrive “Jovanotti”, un errore che però Lorenzo trova provvidenziale e che gli fa decidere quindi di tenere il nuovo nome.

Testo

Mi ricordo il rumore del vento
Che muoveva la plastica del mio giubbotto
E lo sporco di olio e di merda nel pavimento là sotto

Mi ricordo, pensavo “Finisce, tra poco è finita
Poi sarà solo un racconto
Una storia da dire di sera”

Mi ricordo lo stomaco a pezzi e i capelli salati
Le grida feroci, le spinte
Gli sguardi terrorizzati

Mi ricordo la lingua incendiata
Il cartoccio dei soldi bagnati
Mi ricordo il deserto di notte
L’assurdo spettacolo di un cielo muto
E qualcuno che è stato fratello strappato alla vita
E neanche un saluto
Mi ricordo di quando il futuro è passato

Non si può vivere in un mondo senza cielo
Non si può vivere in un mondo chiuso
Non si può vivere in un mondo senza cielo
Non si può vivere in un mondo chiuso

Le vetrine di Zara e Foot Locker
Ancora più lucide e piene di roba
E kebab e gli hotel extralusso e McDonald
E gli anfibi puliti e i soldati col mitra
E fari di notte e il mare in salita
Il mare in salita, il mare in salita
E le chiazze di vomito multicolore
La faccia di chi ti sta contro
E le macchine in fila che pompano trap

Lo sento il sospetto
Che come un specchio rifletto
La notte mi accendo
Mi rigiro sul letto
Le tag che circondano i bancomat
Con quella voce elettronica per le istruzioni
Che non dice mai niente dei miei genitori

Mi ricordo il riflesso del Sahara
Dentro un paraurti cromato
Poi al largo le sirene impazzite
E un lenzuolo dorato che sembrava un DJ da lontano
Se non fosse stato per quell’espressione
Da campioni sconfitti in finale
A un torneo di pazzia generale

Immerso nella nuvola
Di vita e di morte delle persone
Dentro la propria sorte
Affermativo e unico anche se nel marasma
Esisto, sono qui, non sono un fantasma

Non si può vivere in un mondo senza cielo
Non si può vivere in un mondo chiuso
Non si può vivere in un mondo senza cielo
Non si può vivere in un mondo chiuso

Affermativo affermativo
Qui ce n’è uno, vivo
Affermativo affermativo
Qui ce n’è uno, vivo
Affermativo affermativo
Qui ce n’è uno, vivo
Affermativo affermativo

Voglio le strade illuminate per me
Tutte le strade illuminate per me
Che ho vissuto due vite
Domani farò diciotto anni
Tutte le strade illuminate per me
Voglio le strade illuminate per me
Tutte le strade illuminate per me
Che ho vissuto due vite
Domani farò diciotto anni
Voglio le strade illuminate per me

Non si può vivere in un mondo senza cielo
Non si può vivere in un mondo chiuso
Non si può vivere in un mondo senza cielo
Non si può vivere in un mondo chiuso

Affermativo affermativo
Qui ce n’è uno, vivo

Analisi letteraria e musicale

“Affermativo” è una cumbia che come in un mantra ripete “Non si può vivere in un mondo senza cielo, non si può vivere in un mondo chiuso”. Lorenzo ha affermato: «Mi piacerebbe che si smettesse di usare la grande questione della migrazione come strumento di propaganda e si pensasse, prima di tutto, che si parla di persone». Il brano è il racconto di un uomo in cerca di un futuro, affamato di vita, di speranza, pronto a tutto o quasi per resistere alle avversità. La narrazione, in questa occasione, è in prima persona: è la storia di un essere umano qualunque “come ero io a 18 anni”. “Qui ce n’è uno vivo”. Dice la canzone. Non una statistica, non un numero, ma il racconto di un uomo vivo, come chi canta, come chi ascolta. Come chi ha attraversato il suo mare stamattina e lo fa tutti i giorni.

Canzone 4

STIAMO TUTTI BENE

(Mirkoeilcane – 2018)

L’autore

Mirkoeilcane, pseudonimo di Mirko Mancini (Roma, 6 maggio 1986), è un cantautore e musicista italiano. Nato a Roma e cresciuto nel quartiere Garbatella, si appassiona alla musica fin da bambino e inizia presto a suonare la chitarra. Come musicista ha composto colonne sonore, sigle e spot pubblicitari. Dopo aver scritto testi e musiche per altri artisti, nel 2015 decide di intraprendere la carriera da solista e pubblica il suo primo ed omonimo album “Mirkoeilcane”. L’album ottiene diversi riconoscimenti, oltre ad essere tra i candidati al Premio Tenco. Con il brano “Stiamo tutti bene” è riuscito a superare le selezioni di Sanremo nel 2018, a cui ha partecipato nella sezione “Nuove proposte” classificandosi al secondo posto e aggiudicandosi il Premio della Critica “Mia Martini”.

Lo sapevi che…?

Mirko ha detto: «“Stiamo tutti bene” parla di un viaggio che qualcuno ha raccontato a me, è un ragazzo che lavora in un locale di Roma che ogni tanto frequento. Lui quel viaggio l’ha fatto davvero e mentre me lo raccontava sono stato travolto da una valanga di pugni immaginari. Invece di mettermi a piangere ho preso un foglio e ho iniziato a scrivere: ‘Ciao, mi chiamo Mario, ho sette anni…’ e tutto il resto».

Testo

Stiamo tutti bene, stiamo tutti bene
Stiamo tutti bene, stiamo tutti bene

Ciao, mi chiamo Mario e ho sette anni
Sette e mezzo per la precisione
Mi piace il sole, l’amicizia, le persone buone
Il calcio, le canzoni allegre ed il profumo buono della pelle di mia madre
Papà mio è da qualche mese che non torna
Ma guai a parlarne con qualcuno
Specialmente con la mamma
Perché si sente male
Grida, piange e non la smette più
E per tre giorni si nasconde e non si fa vedere

Ma oggi è un giorno felice
Che qui è arrivato un pallone
E finalmente potrò diventare forte
E fare il calciatore
So già palleggiare
Con i sassi è diverso
Ma sono avvantaggiato
Perché corro forte
Come il vento

E allora volo alla radura
Insieme agli altri bambini
Chi arriva ultimo in porta
Sai che rottura di co-
Arrivo primo, come sempre
E allora sono attaccante
Scarto, driblo, tiro in porta
Ed il portiere non può farci niente
Poi da più lontano sento
“Mario vieni qua
Prendiamo tutto quel che abbiamo
E raggiungiamo papà”
Mamma, proprio adesso, sto tirando un rigore
Ma non c’è verso
Ce ne andiamo, meglio non polemizzare

Stiamo tutti bene, stiamo tutti bene, stiamo tutti
Stiamo tutti bene, stiamo tutti bene

Ma guarda te la jella proprio a me doveva capitare
Quattro giorni su sta barca, intorno ancora solo mare
Ma ti pare giusto
Uno va in vacanza per la prima volta
E quelli lì davanti son capaci di sbagliare rotta
Che poi a chiamarla barca
Ci vuole un bel coraggio
Stare in tre
Seduti in mezzo metro di spazio
È come me e gli altri duecento
Tutti intenti a pregare
Ed io vorrei soltanto alzarmi e palleggiare, ah

Ma se soltanto sporgo anche di un centimetro il piede
Questo davanti si sveglia
E inizia a dire che ha sete
Io ho pure sete, fame, sonno
E mi fa male la schiena
Ma non c’è mica bisogno
Di fare tutta sta scena

E poi c’è questo di fianco
Che ha chiuso gli occhi e non li apre più
È da due giorni che dorme
Che pare non respiri
Non ho mai visto nessuno dormire così tanto
Ho chiesto a mamma
E ha detto che era proprio stanco, boh

Tre giorni fa
Ne hanno buttato una ventina in mare
Mamma dice che volevano nuotare
Io li sentivo gridare
E non sembravano allegri
Ma almeno adesso ho un po’ di spazio
Per i piedi

È il sesto giorno
E adesso dormo, pure mamma e un tipo magro
Qualcosina più in là grida che vede la Madonna
E questa barca adesso puzza di benzina e di morte
E mamma ha detto di non farci caso
E di essere forte
E di fare il bravo bambino
E star seduto qua
Che mamma adesso s’addormenta
E raggiunge papà
Però piangeva e si sforzava di sorridere
Forse era proprio tanto stanca pure lei

E c’è un silenzio tutto intorno
Che mi mette paura
S’è fatta notte, ho freddo
E in cielo non c’è neanche la luna
Gente grida, chiede aiuto
Ma nessuno risponde
Mi guardo intorno e neanche a dirlo
Vedo sempre e solo onde
Dopo onde e ancora onde
Allora onde evitare di addormentarmi come gli altri
Ed esser buttato in mare
Mi unisco al coro della barca
E inizio a piangere e gridare
Non ho forza, chiudo gli occhi
E non so neanche nuotare

Stiamo tutti bene, stiamo tutti bene
Stiamo tutti bene, stiamo tutti bene, stiamo tutti bene, stiamo tutti bene
E stiamo tutti bene

Analisi letteraria e musicale

Quella che sembra, inizialmente, una spensierata canzone narrata attraverso un racconto visto con gli occhi di un bambino rivela in seguito la natura drammatica e teatrale di un brano costruito e scolpito in gradi di emozionare e far riflettere. Solo a metà canzone capiamo la vera tematica del testo: la fuga, l’immigrazione, il dramma del viaggio disperato e della morte. Mario, il protagonista, potrebbe rappresentare chiunque: potrebbe essere un bambino Italiano emigrante verso gli Stati Uniti agli inizi del ‘900, oppure potrebbe essere un bambino che dal Medio Oriente fugge con la propria famiglia, dalla guerra e dalla povertà del suo Paese. Una flebile chitarra acustica, archi e note di chitarra elettrica appena accennate, introducono la prima fase del pezzo. “Stiamo tutti bene” si snoda in un costante e implacabile crescendo climatico che a partire da sonorità dolci giunge poi alla drammaticità che il testo necessita. L’intreccio tra il crescendo orchestrale degli archi e le chitarre, progressivamente innalza la tensione e conduce il brano fino al punto di rottura. In tutto ciò lo stile vocale adottato da Mirkoeilcane è quello del parlato teatrale che richiama quello dei cantautori di una volta.

Canzone 5

A SAFE PLACE TO LAND

(Sara Bareilles ft. John Legend – 2019)

L’autrice

Sara Bareilles nasce nella California del 1979 e a diciotto anni si trasferisce a Los Angeles per intraprendere la carriera musicale. Oggi Sara è una cantante, compositrice e attrice statunitense riconosciuta internazionalmente. Nominata ai Tony e Emmy Awards, e vincitrice di un Grammy, ha venduto più di 10 millioni di singoli e più di 2 millioni di album in tutto il mondo.

Lo sapevi che…?

“A Safe Place to Land” è un brano che Sara a scritto in risposta all’emergenza umanitaria dei migranti e delle famiglie separate al confine con gli Stati Uniti.  “I migranti non sono l’altro, sono esseri umani. Nessuno vuole abbandonare la propria casa in quel modo, prendere i propri figli in braccio e camminare per migliaia di chilometri. Nessuno lo fa a meno che non stia scappando da qualcosa di grave”.

“Ho scritto questo brano per ricordare a me stessa e agli altri che possiamo essere un porto sicuro l’uno per l’altro”.

 Testo

When holding your breath is safer than breathing

When letting go is braver than keeping

When innocent words turn to lies

And you can’t hide by closing your eyes

When the pain is all that they offer

Like the kiss from the lips of a monster

You know the famine so well, but never met the feast

When home is the belly of a beast

The ocean is wild and over your head

And the boat beneath you is sinking

Don’t need room for your bags, hope is all that you have

So say the Lord’s Prayer twice, hold your babies tight

Surely someone will reach out a hand

And show you a safe place to land

Oh, imagine yourself in a building

Up in flames, being told to stand still

The window’s wide open, this is leap is on faith

You don’t know who will catch you, but maybe somebody will

The ocean is wild and over your head

And the boat beneath you is sinking

Don’t need room for your bags, hope is all that you have

So say the Lord’s Prayer twice, hold your babies tight

Surely someone will reach out a hand

And show you a safe place to land

Be the hand of a hopeful stranger

Little scared, but you’re strong enough

Be the light in the dark of this danger

‘Til the sun comes up

Be the hand of a hopeful stranger

Little scared but you’re strong enough

Be the light in the dark of this danger

‘Til the sun comes up

Be the hand of a hopeful stranger

You’re scared but you’re strong enough

Be the light in the dark of this danger

‘Til the sun comes up

‘Til the sun comes up (Oh)

‘Til the sun comes up (‘Til the sun)

‘Til the sun comes up (Ooh)

‘Til the sun (‘Til the sun)

Comes up

Traduzione

Quando trattenere il respiro

è più sicuro che respirare

Quando lasciare andare

è più coraggioso che tenere

Quando parole innocenti

diventano bugie

E non puoi nasconderti chiudendo

gli occhi

Quando il dolore è tutto ciò che ti offrono

Come un bacio dalle labbra di un mostro

Conosci bene la fame, ma non hai

mai incontrato la festa

Quando casa è il ventre di una bestia

L’oceano è selvaggio e sopra la tua testa

E la barca sotto di te sta affondando

Non hai bisogno di spazio per i tuoi

bagagli

La speranza è tutto ciò che hai

Quindi dì due volte il Padre Nostro,

stringi i tuoi bambini

Sicuramente qualcuno tenderà una mano

E ti mostrerà un posto sicuro

in cui approdare

Oh, immaginati in un edificio in fiamme,

e ti dicono di stare fermo

La finestra è spalancata, ti lanci

con speranza

Non sai chi ti afferrerà, ma forse

qualcuno lo farà

L’oceano è selvaggio e sopra la tua testa

E la barca sotto di te sta affondando

Non hai bisogno di spazio per i tuoi

bagagli

La speranza è tutto ciò che hai

Quindi dì due volte il Padre Nostro

stringi i tuoi bambini

Sicuramente qualcuno tenderà una

mano

E ti mostrerà un posto sicuro

in cui approdare

Sii la mano di uno sconosciuto fiducioso

Un po’ spaventato, ma sei abbastanza

forte

Sii la luce nell’oscurità di questo pericolo

Fino a quando non sorgerà il sole

Sii la mano di uno sconosciuto

fiducioso

Un po’ spaventato, ma sei abbastanza

forte

Sii la luce nell’oscurità di questo

pericolo

Fino a che il sole

Non sorgerà

Analisi letteraria e musicale

Sara Bareilles ha scritto questa traccia insieme a Lori McKenna. Entrambi gli autori erano insieme quando visto filmati di bambini migranti portati via dalle loro famiglie e di fatto separati dai loro genitori mentre cercavano di passare la frontiera dalla polizia di frontiera americana. Tutto ciò ha ispirato Sara a iniziare a scrivere la canzone il giorno seguente. Il brano è una dichiarazione di vicinanza nei confronti dei migranti che dimostra una presa di consapevolezza della sofferenza che vivono i migranti forzati. Parte della canzone si basa sulle sfide che gli immigrati affrontano nel tentativo di stabilire una casa negli Stati Uniti. Queste sezioni in particolare sono presentate in un linguaggio simbolico e metaforico. Altri parti invece sono incentrate su appelli più specifici per il pubblico in ascolto per aiutare gli “sconosciuti”.

Canzone 6

1X1

(Cold War Kids ft. Wesly Schultz– 2020)

Gli autori

Il gruppo dei Cold War Kids, composto dai musicisti Matt Aveiro, Matt Maust, Jonnie Russell, and Nathan Willett, nasce nel 2004 a Fullerton (California). La band inizia a registrare demo in cui fondono blues, il soul, e le influenze di artisti come Bob Dylan, Billie Holiday, Jeff Buckley e Velvet Underground. Dopo diversi EP, nell’autunno del 2006, pubblicano il loro album di debutto ROBBERS & COWARDS. In poco tempo lo stile particolare della band attira l’attenzione nell’ambiente indie rock statunitense e internazionale. I Cold War Kids partono con un tour in tutto il mondo che si conclude all’inizio del 2008. Nel 2010 viene realizzato l’EP BEHAVE YOURSELF. Tra il 2011 e il 2017 la band pubblica altri quattro album: Mine Is Yours, Dear Miss Lonelyhearts, Hold My Home, L.A. Divine.

Lo sapevi che…?

Le grafiche dei loro dischi sono spesso curate direttamente dal bassista Matt Maust noto nelle gallerie d’arte di Los Angeles per i suoi quadri in cui mescola fotografie, patchwork di giornali e flyer e un lavoro ossessivo sui caratteri.

Testo

In a flash of sleep
The dream that broke my heart
There were no border lines
Keeping us apart

But then I wake up
To the sound of crying kids
No mothers here to hold
We can only wish

So I’ll sing you a song
To show you my mind
It’s all that I can do
To help us pass the time

One by one
We will come
You make me wait
Counting my mistakes

One by one
We will come
You make me wait at the gate
To see your face again

Walked a thousand miles
To this promised land
But little did we know
We were already damned

How can I find sleep
When they wont turn off the light
My stomachs rumbling
No more dreams tonight

I’ll sing you a song
‘Cuz I’m so far down
The hardest thing to do
It’s make a joyful sound

One by one
We will come
You make me wait
Counting my mistakes

One by one (one by one)
We will come
You make me wait
At the gates to see your face again

One by one
We will come
One by one
One by one
You make me wait
Counting my mistakes

One by one (One by one)
We will come
You make me wait
You make me wait
Counting my mistakes

Traduzione

In un lampo di sonno

Il sogno che mi ha spezzato il cuore

Non c’erano linee di confine

Tenendoci separati

Ma poi mi sveglio

Al suono dei bambini che piangono

Nessuna madre qui da tenere in braccio

Possiamo solo desiderare

Quindi ti canterò una canzone

Per mostrarti la mia mente

È tutto quello che posso fare

Per aiutarci a passare il tempo

Uno per uno

Mi fai aspettare

Contando i miei errori

Uno per uno

Mi fai aspettare al cancello

Per rivedere la tua faccia

Ho camminato per mille miglia

A questa terra promessa

Ma poco sapevamo

Eravamo già dannati

Come posso trovare il sonno?

Quando non spengono la luce

Il mio stomaco brontola

Niente più sogni stanotte

Ti canterò una canzone

Perché sono così in basso

La cosa più difficile da fare

È fare un suono gioioso

Uno per uno

Mi fai aspettare

Contando i miei errori

Uno per uno (uno per uno)

VerremoMi fai aspettare

Alle porte per rivedere la tua faccia

Uno per unoVerremoUno per uno

Uno per uno

Mi fai aspettare

Contando i miei errori

Uno per uno (uno per uno)

Analisi letteraria e musicale

Durante la pandemia, dove la maggior parte delle notizie parlavano solo ed esclusivamente del coronavirus, i Cold War Kids hanno voluto puntare i riflettori sulla politica migratoria ai confini degli Stati Uniti, dove padri e madri vengono separati dai loro figli. Per dipingere questa storia in modo appropriato, Cold War Kids ha scritto “1 x 1” (uno per uno) e hanno chiesto l’aiuto del cantante Wesley Schultz dei The Lumineers per portare la canzone a un nuovo livello. “Questa canzone è stata ispirata dalle storie di bambini migranti separati dalle loro famiglie al confine”, ha detto Nathan. “Durante la quarantena e il lockdown, ha assunto un significato in più. Ciascuno di noi sta in casa per aiutare tutti noi”.

Il singolo ha un tocco americano/folk dato dalle chitarre acustiche e presenta ganci vocali cantati da un coro di bambini, aggiungendo profondità, speranza e un punto debole in una canzone piena di sentimento. A completare la già potente armonia vocale di Willet e Schultz c’è un video ugualmente commovente. Il video musicale filmato in bianco e nero si concentra su primi piani di Willett che canta e suona la sua chitarra acustica mentre è circondato da immagini proiettate di persone.

Canzone 7

REFUGEES

(Jimmy Cliff feat Wyclef – 2022)

L’autore

Jimmy Cliff, pseudonimo di James Chambers (St. James, 1º aprile 1948), è un cantante reggae giamaicano. Ha iniziato a scrivere canzoni mentre era ancora alle elementari a St. James. Quando Chambers aveva 14 anni, suo padre lo portò a Kingston, dove prese il nome d’arte Jimmy Cliff.

Lo sapevi che…?

Con una carriera di oltre 50 anni all’attivo, il musicista giamaicano Jimmy Cliff – conosciuto anche come “padrino” del reggae, attraverso l’album “Refugees” punta i riflettori sul mondo dei rifugiati. “Refugees” non è solo un progetto musicale ma un vero e proprio impegno sociale assunto dall’artista che a tale proposito ha sottolineato: “Nessuno di noi dovrebbe essere costretto dalla violenza, dall’economia, dalla guerra o dalla persecuzione a lasciare il proprio paese contro la propria volontà”. Desideroso di garantire che tutti coloro che ascoltano l’album sappiano come possono sostenerli, Cliff ha collaborato con la sua etichetta discografica e l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, per creare una pagina web dove è possibile conoscere la situazione dei rifugiati nel mondo.

Testo

Listen, I’m a full G that’s a refugee

My family paddled through the seas

Made it through day but the night is calling

Load on they back like when camels walking

We gon’ make it through the odds

Every day that we live is blessing in disguise

Do unto others as you would have done it to you

Listen, that’s just the word from the wise

We live for the fate but we die

‘Cause the proof only show that you care about you

About us, if you really do give us this time

We got women and children at the border line

This is not jesus christ went through Egypt for refugee.

This is the Israelites cross the red sea for refuge.

Prophet Mohammad’s and his followers to Ethiopia for refugee.

People running here and there, looking for a home

Refugees seeking to be free

Refugees looking for safety

Refugees all over this land

Refuges is an helping hand

Well, coul they be someone like you and me

There was na exodus from Europe to America

Now there’s an exodus from the Middle East to Europe

Yes, there’s an exodus from Africa to Europe

People running here and there, looking for a home

Refugees

Refugees

Refugees

Well, couldn’t they be someone like you and me?

You know I’m a global citizen in this forum

Traduzione

Ehi, statemi a sentire, io sono uno giusto, io sono un rifugiato

La mia famiglia ha remato attraverso i mari

Ho superato il giorno, ma la notte chiama

Carico sulla schiena come quando camminano i cammelli

Ce la faremo a superare le difficoltà

Ogni giorno che viviamo è una benedizione sotto mentite spoglie

Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te

Ascolta, questa è solo la parola del saggio

Viviamo per il destino ma moriamo

Perché le prove dimostrano solo che tieni a te stesso

[Tieni] a noi, se davvero ci presti attenzione

Abbiamo donne e bambini al confine

Questo non è Gesù Cristo che ha attraversato l’Egitto per rifugiarsi.

Questi sono gli Israeliti che attraversano il Mar Rosso in cerca di rifugio.

Il profeta Maometto e i suoi seguaci sono andati in Etiopia per rifugiarsi.

Persone che fuggono qua e là, alla ricerca di una casa

Rifugiati in cerca di libertà

Rifugiati in cerca di sicurezza

Rifugiati in tutta questa terra

I rifugiati sono di aiuto

Beh, potrebbero essere qualcuno come te e me

C’è stato un esodo dall’Europa all’America

Ora c’è un esodo dal Medio Oriente all’Europa

Sì, c’è un esodo dall’Africa all’Europa

Persone che fuggono qua e là, alla ricerca di una casa

Rifugiati

Rifugiati

Rifugiati

Ma non potrebbero essere persone come te e me?

Sai che sono un cittadino globale in questo forum

Analisi letteraria e musicale

La versione Rap di Refugees cattura lo spirito della produzione più classica di Cliff con un tocco più hip-hop neo-soul caratteristico di Wyclef.
Il testo della canzone parte con “Listen, I am a full G”, rifacendosi all’urban slang inglese che rinvia alla parola “Gangsta” che non indica ovviamente un malvivente bensì un tipo “awesom” o “cool” che è apprezzato nella comunità per quello che rappresenta, per come si propone e per quello che fa.
Nei primi versi, viene descritto il viaggio dei rifugiati che sono costretti a lasciare il loro paese di origine. Cliff succesivamente spiega che un rifugiato dovrebbe essere considerato come una persona normale, la canzone descrive dei sentimenti emotivi verso la libertà sottratta agli esseri umani e invita chi ascolta a prestare attenzione ai rifugiati, perché al confine “abbiamo donne e bambini”.

Canzone 8

MEDITERRANEO

(Dolcenera– 2022)

L’autrice

Emanuela Trane nasce nel Salento nel 1977 e, in omaggio all’omonima canzone di Fabrizio De André, sceglie come nome d’arte Dolcenera. Fin da bambina studia con diligenza canto, pianoforte e clarinetto fino ad arrivare al jazz. Ha avuto negli anni diverse esperienze musicali con band, come corista e solista, ma inizia a raggiungere notorietà solo nel 2002 dopo la vittoria al programma “Destinazione Sanremo” che le permette di partecipare al Festival di Sanremo nel 2003 e di vincere nella categoria Proposte con il suo brano “Siamo tutti là fuori” oltre che al Premio Sala Stampa Radio TV. Nel 2005 è scritturata per il reality show Music Farm e lo vince con il singolo “Mai più noi due”. Da allora ha in attivo 9 album e numerosi dischi d’oro, di platino e multiplatino oltre che a cinque partecipazioni al Festival di Sanremo con singoli che hanno ottenuto importanti riconoscimenti.

Lo sapevi che…?

La cantante si è sempre battuta contro le discriminazioni di ogni sorta, portando soprattutto avanti la battaglia per i diritti del mondo LGBT+. La canzone “Mediterraneo” è stata selezionata tra le dieci canzoni finaliste della 21a edizione del Premio Amnesty International Italia “Voci per la libertà”, nella sezione Big, il premio è uno storico riconoscimento che va a brani sui diritti umani pubblicati da nomi affermati della musica italiana nell’anno precedente. Nella rosa delle canzoni selezionate si affiancano tematiche e stili musicali diversi, così come artisti di differenti generazioni; tra i temi trattati: immigrazione, integrazione, guerra, disagio, libertà di essere ed amare, umanità, ecologia.

Testo

Puoi pregare come gli altri in una moschea

Implorare la luna piena per la marea

Sei nel Mar Mediterraneo

Sei nel mar Mediterraneo

Puoi sentire il suono antico di una melodia

Tra le onde di culture al crocevia

Sei nel Mar Mediterraneo

Sei nel mar Mediterraneo

Se davvero a un ospite dai caffè o tè

Se è vero che tutti sono figli di Mosè

Sei nel Mar Mediterraneo

E del Mar Mediterraneo

Ma c’è chi ha

La sua asfissia

E la follia

E la follia si allea

Andiamo al mare

Fa un caldo micidiale, andiamo al mare

Manca l’acqua e noi, e noi andiamo al mare

Oltre il mare c’è speranza

Andiamo al mare Mediterraneo

Andiamo al mare

Riposiamo sulla spiaggia, andiamo al mare

Puoi nuotare quanto basta, andiamo al mare

Anche fino all’altra costa

Andiamo al mare Mediterraneo

Mediterraneo

Puoi sentirti al centro della filosofia

Puoi sentirti diverso solo per etnia

Sei nel Mar Mediterraneo

E del Mar Mediterraneo

Vai al mare ma tutti vanno allo stesso mare

C’è chi insegue nel mare il sogno di Mandela

Sei nel Mar Mediterraneo

Anche un po’ Tele-Cristiano

Ma c’è chi ha

La sua asfissia

E la follia

E la follia si allea

Andiamo al mare

Fa un caldo micidiale, andiamo al mare

Manca l’acqua e noi, e noi andiamo al mare

Oltre il mare c’è speranza

Andiamo al mare Mediterraneo

Andiamo al mare

Riposiamo sulla spiaggia, andiamo al mare

Puoi nuotare quanto basta, andiamo al mare

Anche fino all’altra costa

Andiamo al mare Mediterraneo

Mediterraneo

Andiamo al mare

Fa un caldo micidiale, andiamo al mare

Manca l’acqua e noi, e noi andiamo al mare

Oltre il mare c’è speranza

Andiamo al mare Mediterraneo

Andiamo al mare

Riposiamo sulla spiaggia, andiamo al mare

Puoi nuotare quanto basta, andiamo al mare

Anche fino all’altra costa

Andiamo al mare Mediterraneo

Mediterraneo

Analisi letteraria e musicale

Il singolo “Mediterraneo” si inserisce nell’album “Anima Mundi” in cui Dolcenera riprende le percussioni e gli strumenti etnici tipici di Paesi del sud del mondo come Africa, Brasile e Cuba e li mescola ad elementi di elettronica occidentale. Il testo è un chiaro riferimento alla situazione che i migranti vivono durante il loro “viaggio” nel Mediterraneo cercando “speranza” “oltre il mare”.

Canzone 9

LETTERA AL DI LÀ DEL MARE 

(Massimo Ranieri– 2022)

L’autore

Giovanni Calone, nome di battesimo di Massimo Ranieri, nasce a Napoli nel 1951. Cantante attore, conduttore televisivo e regista teatrale, è uno dei personaggi dello spettacolo più apprezzati a livello nazionale. A 13 anni incide il suo primo disco “Gianni Rock” che sbarca in America. Dopo soli due anni, nel 1966, debutta in televisione nel varietà “Scala Reale”. A soli 17 anni arriva in finale al Festival di Sanremo del 1968 con il suo brano “Da bambino”. Di lì in poi il successo sarà solo in ascesa tra varietà canori, tv, cinema e teatro tra gli anni ’70 e ‘90. Negli anni 2000 festeggia i suoi quarant’anni di carriera con il doppio album “Canto perché non so nuotare… da 40 anni” che raccoglie i suoi migliori successi, almeno fino a quel momento, poiché di lì a breve ricomincerà ad incidere nuovi brani fino ad arrivare a 31 album totali e 14 milioni di dischi venduti, rientrando tra gli artisti italiani che hanno venduto di più nel mondo.

Lo sapevi che…?

Massimo Ranieri, durante la sua lunga carriera ricca di successi, ha sostenuto numerose attività benefiche: ha partecipato alla canzone “Domani”, il cui ricavato è stato dedicato alla tragedia che ha colpito l’Aquila nel 2009; ha inciso la canzone “Come puoi” dedicata a Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Gioventù del 2013; ha partecipato alla canzone “C’è da fare” per raccogliere fondi a sostegno del crollo del ponte Morandi a Genova. “Lettera al di là del mare” è stata selezionata tra le dieci canzoni finaliste del premio Amnesty International Italia “Voci per la libertà”, nella sezione Big.

Testo

La notte non finisce mai

L’America lontana

Di là dal mare

Dove piove fortuna, dov’è libertà

E l’acqua è più pura di un canto

Ed è silenzio tra due sponde

La terra un sogno altrove

Ma in un punto del viaggio la pioggia cadrà

Su ogni paura ed oltraggio

Amore vedi così buio è

Questo mare

Troppo grande per

Non tremare

E poi si sta

Col fiato a metà

E tutti tacciono

E tanti pregano

Se il Signore vorrà

E il passo perde il tempo

E niente sembra vero

Mai nessun temporale lavare potrà

Le nostre ferite dal sale

Amore vedi così buio è

Questo mare

Troppo grande per

Non tremare

Quasi giorno ormai

Poi il tempo si ferma

Qualcuno grida terra, terra, terra

Amore vedi così buio è

Questo mare

È ferita che non scompare

Dove va

Il tempo chissà

E gli occhi tacciono

Ma a notte sognano

Il motore che va

Analisi letteraria e musicale

“Il testo del brano è la prova che il tempo purtroppo non ci ha insegnato niente, anzi siamo tornati indietro di 100 anni. E questo mare che io canto, così angoscioso, ne è ulteriore conferma…. l’angoscia di un futuro sospeso” dice Massimo Ranieri parlando del suo nuovo singolo che narra “la storia di un emigrante italiano che ha affrontato un viaggio terribile, faticosissimo per inseguire il sogno americano… Che poi tanto sogno non è stato”, ricordando il suo viaggio verso gli Stati Uniti. Con questo brano Massimo Ranieri si rivolge a chi è costretto a fuggire dal proprio Paese, ancora oggi come allora.

Canzone 10

LA CROCIATA DEI BAMBINI

(Vinicio Capossela – 2023)

L’autore

Vinicio Capossela è un cantautore, polistrumentista e scrittore italiano. È uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco (sei Targhe Tenco e un Premio Tenco alla carriera). Nel 2006 e nel 2017 vince due volte il Premio Lunezia. Caratteristica centrale del suo lavoro è l’attenzione alla rappresentazione dell’opera in forma di spettacolo. Si occupa anche di radio, letteratura e cinema. Nato in Germania ad Hannover il 14 dicembre 1965 torna in Italia con la famiglia a Reggio Emilia. Viene notato da Francesco Guccini che lo fa avvicinare al Club Tenco. L’album d’esordio All’una e trentacinque circa esce nel 1990 e si aggiudica la Targa Tenco come Migliore Opera Prima. Nel 1993 si trasferisce a Milano, dove conosce Vincenzo Costantino e Paolo Rossi, con il quale collabora in vari spettacoli teatrali. Subito dopo Capossela scrive Pioggia di novembre e Decervellamento, che saranno inserite rispettivamente nei suoi dischi più famosi Il ballo di San Vito (1996) e Canzoni a manovella (2000).

Lo sapevi che…?

Il 24 febbraio 2023, ad un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, il cantautore pubblica il brano La crociata dei bambini ispirato alla celebre opera di Bertolt Brecht La crociata dei ragazzi (1942, in Italia edito da Einaudi nel 1959) che affronta il tema della “peggiore delle catastrofi”: la guerra.

Testo

Partirono all’alba

In crociata i bambini

Le facce gelate, chi li troverà?

Partirono in fila

Sepolti di neve

I soli scampati alle bombe

Ed ai soldati

Volevan fuggire dagli occhi la guerra

Volevan fuggirla per cielo e per terra

Un piccolo capo, la pena nel cuore

Provava a guidarli

E la strada

Non sapeva trovare

Una bambina di undici ad una di quattro

Come una mamma, portava per mano

Ed un piccolo musico, col suo tamburo

Batteva sordo, al timore di farsi trovare

E poi c’era un cane, ma morto di fame

Che per compassione nessuno ammazzò

E si faceva scuola

Tutti alla pari

Sillabavan maestri e scolari, P-A-C-E

C’era Fede e Speranza

Ma né pane, né carne

Non chiamate ladro chi deve rubare

Per dare alle bocche, di cosa mangiare

Farina ci vuole

E non solo bontà

Si persero in tondo, nel freddo di neve

Nessuno più vivi li poté trovare

Soltanto il cielo, li vede vagare

Nel cerchio

Dei senza meta

Dei senza patria

E cercano insieme una terra di pace

Non come quella che hanno lasciato

Senza fuoco e rovina di Colosseo

Ed immenso dietro di loro

Diventa il corteo

Il cane nel bosco

Fu trovato una sera

Al collo portava un cartello con scritto

“Qualcuno ci aiuti, abbiam perso la strada

Seguite il cane, e vi prego, non gli sparate

La scritta infantile, trovò un contadino

Ma non la mano che la tracciò

Un anno è passato, e nessuno è venuto

Il cane soltanto è restato

A morire di fame

Il cane soltanto è restato

E si muore di fame

Analisi letteraria e musicale

Come nell’opera di Brecht, i protagonisti del brano musicale di Capossela sono un gruppo di bambini che attraversano le macerie delle terre ucraine annientate dalla guerra in cerca di pace. Fin dalle prime parole si riesce a percepire l’orrore di quello che stanno vivendo i più piccoli. Secondo l’autore, i bambini del brano sono infatti descritti come gli unici “scampati alle bombe ed ai soldati”, che tentano disperatamente di lasciarsi alle spalle e sfuggire agli orrori del conflitto. Nel testo spicca la figura di una bambina di 11 anni che si improvvisa mamma di un’altra bambina di 4 anni, entrambe le bambine sono rimaste orfane dei genitori a causa della guerra. I bambini della canzone non hanno “nulla da mettere sotto i denti”, ma hanno “Fede e Speranza”, ma questo purtroppo non basta perché la neve e il freddo avranno la meglio sui loro piccoli corpi. L’autore nel suo brano vuole ricordare che le vittime più innocenti di un conflitto che non hanno mai scelto e voluto sono proprio i bambini.

Canzone 11

MEDITERRANEA

(Modena City Ramblers– 2023)

Gli autori

I Modena City Ramblers (MCR) sono un gruppo musicale italiano nato nel 1991. Definiscono il loro genere musicale come “combat folk”, ispirato al folk irlandese misto al rock e con contaminazioni punk. Agli esordi il gruppo suonava solo musica irlandese utilizzando brani strumentali della tradizione popolare irlandese, scozzese, celtica, klezmer, balcanica e italiana come basi per loro brani, come riff o come assolo.

Lo sapevi che…?

Il brano Mediterranea fa parte dell’ultimo album pubblicato dalla Band intitolato “Altomare”. Tra i singoli presenti nell’album vi è “Le guerre degli altri / Maledetti pacifisti”, canzone ispirata al celebre libro “Maledetti pacifisti” scritto dal giornalista e inviato di guerra Nico Piro. È un testo che, tramite la satira, condanna la guerra seguendo il classico “ragionamento per assurdo”. Il singolo Mediterranea, inoltre, è stato realizzato con la collaborazione di Luca Morino del gruppo Mau Mau.

Testo

Olio motore

Ruggine e salsedine

Onde che sbattono

Contro la chiglia

In alto mare

Fermi aspettare

Fermi aspettare

In alto mare

In alto mare, in alto mare

Fermi aspettare

Lezzo di sangue misto

A sudore e benzina

Vite che sbattono

Contro le onde

In alto mare

Fermi aspettare

Fermi aspettare

In alto mare

In alto mare, in alto mare

Fermi aspettare

Mediterranea

Mediterranea

Indifferenza

Urla di rabbia e dolore

Vite sepolte sotto la chiglia

In alto mare

Sempre fermi aspettare

Fermi aspettare

In alto mare

In alto mare, in alto mare

Fermi aspettare

Diritto negato, denuncia

E testimonianza

Una rete che pesca e resiste

Tra le onde del mare

Mai fermi aspettare

Fermi aspettare

In alto mare

In alto mare, in alto mare

Mai fermi aspettare

Mediterranea

Mediterranea

Mediterranea

Mediterranea

Tra quelle onde

Si è fatta la storia

Non si cancella

La nostra memoria

Si lotta, si arranca

È vietato mollare

La vita è fatica

In alto mare

Nel buio e nel vento

E nella coscienza

Chi lancia un urlo

Chi poco gli avanza

Ma a terra l’urlo

Rimane in silenzio

La vita è salita

In alto mare

Mediterranea

Analisi letteraria e musicale

Il brano Mediterranea racconta ciò che accade nel mar Mediterraneo, divenuto da anni la tomba di migliaia di migranti in fuga dalle loro terre che ne attraversano le acque in cerca di una vita migliore. La prima parte del brano con la frase “fermi aspettare in alto mare” rispecchia la condizone di attesa dei migranti che viaggiano su imbarcazioni di fortuna e che spesso naufragano perdendosi nell’immensità del mare. La seconda parte del brano con la frase “Una rete che pesca e resiste tra le onde del mare mai fermi aspettare, mai fermi aspettare in alto mare” rivela l’azione attiva dei soccorritori che con le loro “reti” traggono in salvo le persone migranti. “Mai fermi aspettare in alto mare” risulta dunque quasi un invito ad agire per salvare vite umane nel Mediterraneo.

Canzone 12

MAGIA

(Margherita Vicario – 2023)

L’autrice

Margherita Vicario è una cantautrice, attrice e regista italiana. Ha recitato in vari film, tra cui To Rome with Love di Woody Allen e Pazze di me di Fausto Brizzi. Nel 2024 con il film Gloria! Esordisce come regista cinematografica al Festival internazionale del cinema di Berlino. Come cantautrice pubblica vari album tra cui Minimal Musical (2014) Island Records Bingo (2021). Collabora con numerosi artisti, tra cui Elodie, Francesca Michielin, Gaia, Rancore, Raphael Gualazzi e Vinicio Capossela.

Lo sapevi che…?

Il brano “Magia” è stato nominato tra i dieci finalisti del Primio Amnesty International Italia 2024 “Voci per la libertà” nella sezione Big. Il brano è l’ultimo tassello del progetto Showtime, che abbina musica, video podcast e performance di danza.

Testo

Via, mamma mia, via

Sì, portami via, via da qui

Che ci sono le nuvole

Fai una magia, mamma

Portami via, sai che a me

Sai che a me piace ridere

Ora tutti in fila

I più grandi davanti, i più piccoli in cima

Seduti compatti, le mani a catena

Ma senza paura, tu via

E ripetete al mattino: “Nessuno nasce cattivo”

Adesso a passo spedito

Ci hanno tradito, il mondo è impazzito (oh-oh)

Guarda c’è un’altalena (oh-oh)

Che dondola da sola (oh-oh)

Forse domani non c’è scuola

Gli aerei volano

Oh-oh-oh-oh, oh-oh-oh-oh

(Oh-oh-oh-oh-oh-oh)

Secondo te ci vedono?

Dimmi anche una bugia

Portami via

Via, mamma mia, via

Sì, portami via, via da qui

Che ci sono le nuvole

Fai una magia, mamma

Portami via, sai che a me

Sai che a me piace ridere

Ale-lè

Ale-lè, alе-lè, ale-lè

Ale-lè, ale-lè

Alе-lè, ale-lè, ale-lè

Ale-lè

Tu stammi sempre vicino

Dentro la pancia di un treno

Sotto le stelle del cielo

Guarda c’è un altro bambino

Giochiamo un po’ a nascondino (oh-oh)

Se vinci, ti do un bacio (oh-oh)

Tra i fuochi d’artificio (oh-oh)

Poi ci mettiamo a correre

Gli aerei volano

Oh-oh-oh-oh, oh-oh-oh-oh

(Oh-oh-oh-oh-oh-oh)

Chissà se poi ci vedono?

Via, mamma mia, via

Sì, portami via, via da qui

Che ci sono le nuvole

Fai una magia, mamma

Portami via, sai che a me

Sai che a me piace ridere (ale-lè)

Guarda, guarda le girandole

Non ci sono più le macchine

Spariremo come quella scia

Chiudo gli occhi, tu fai una magia

Via, mamma mia, via

Sì, portami via

Ale-lè (ale-lè, ale-lè, ale-lè)

Via, mamma mia, via

Sì, portami via, via da qui

Che ci sono le nuvole

Fai una magia, mamma

Portami via, sai che a me

Sai che a me piace ridere

Analisi letteraria e musicale

In questo brano l’autrice cerca di far riflettere sull’orrore e la desolazione presenti su un territorio in guerra. Attraverso un dialogo madre-figlio, Margherita Vicario pone la sua attenzione su chi le guerre le subisce più di tutti: i civili, in particolare i bambini.  Attraverso gli occhi ingenui di un bambino, la realtà della guerra si trasforma come per magia in un nuovo vocabolario: le nubi delle polveri sollevate dalle esplosioni diventano “nuvole”, la necessità di scappare si tramuta nel gioco del “nascondino”, gli spari sono “fuochi d’artificio”. Nel testo si accosta il vero significato delle parole alla poesia delle immagini viste con gli occhi di un bambino. Attraverso le voci dei bambini, Magia assume i toni di un’urgente richiesta di pace.

Canzone 13

ONDA ALTA

(Dargen D’Amico– 2024)

L’autore

Dargen D’Amico, pseudonimo di Jacopo Matteo Luca D’Amico, nasce a Milano il 29 novembre 1980, è un rapper, cantautore e produttore discografico. Ho fondato l’etichetta discografica indipendente Giada Mesi. Il suo genere musicale viene definito come “emo rap” poiché nei testi delle canzoni il cantautore fa emergere tematiche personali e intimiste. Nel 2006 esce il suo primo album Musica senza musicisti, pubblicato dalla Giada Mesi. Ha collaborato con vari artisti tra i quali: Fabri Fibra, Marracash, Rancore, Fedez, J-Ax. Tra i principali autori che lo influenzano artisticamente vi sono Franco Battiato, Enzo Jannacci e Lucio Dalla. I suoi principali album di successo sono: “Musica senza musicisti”, “Di vizi di forma virtù”, “CD’”, “Nostalgia istantanea”, “Vivere aiuta a non morire”, “D’io”, “Variazioni”, “Nei sogni nessuno è monogamo”, “Ciao America”.

Lo sapevi che…?

Il rapper e cantautore ha partecipato ad un’iniziativa di raccolta fondi istitutita dall’organizzazione non governativa CEFA in Kenya nella regione del West pokot. Il cantante è stato protagonista di un tour di dieci giorni in Kenya, insieme a un team di volontari, durante il quale ha raccontato quotidianamente il viaggio tramite i propri canali social, chiedendo ai suoi follower di partecipare a una raccolta fondi con l’obiettivo di raggiungere 200mila euro, budget che verrà utilizzato per costruire un acquedotto di 30 chilometri con cinque diversi punti di acqua.

Testo

C’è chi mi chiama figlio di puttana

Che c’è di male?

L’importante è aver la mamma

Che non lavori troppo che la vita è breve

A volte un mese

Se prendi il treno, sai

Ci metti meno

E non l’hai visto il meteo?

Non l’hai visto il cielo?

Ma a volte ci si vuole troppo bene

Anche così, un giovedì, senza un sì, come viene

Come faccio a volere una vita in incognito

Se parlo solo di me?

Se basta un titolo a fare odiare un intero popolo

Non lo conosci Noè? No eh?

Sta arrivando, sta arrivando l’onda alta

Stiamo fermi, non si parla e non si salta

Senti il brivido, ti ho deluso lo so

Siamo più dei salvagenti sulla barca

Sta arrivando, sta arrivando l’onda alta

Non ci resta che pregare finché passa

Sembri timido

Mi hai sorriso o no?

Sono già promesso sposo con un’altra

Ehi, ehi bambino

Questa volta hai fatto proprio un bel casino

Alla contraerea sopra un palloncino

Tutta questa strada per riempire un frigo

Per sentirti vivo

Hai solo un tentativo

Ormai ho deciso, scusa se non ti avviso

Ti mando quello che mi avanza se ci arrivo

Mamma, ti ho sognata che eri bimba

Figlia, ti ho sognata che eri incinta

Quando hai meno, vivi più sereno

Qua abbiamo tutto ma ci manca sentimento

E non riusciamo più a volerci bene

Neanche così, un giovedì, senza un sì, come viene

Come faccio a volere una vita in incognito

Se parlo solo di me? (Seh)

Basta un titolo a fare odiare un intero popolo

Non lo conosci Noè? No eh?

Sta arrivando, sta arrivando l’onda alta

Stiamo fermi, non si parla e non si salta

Senti il brivido, ti ho deluso lo so

Siamo più dei salvagenti sulla barca

Sta arrivando, sta arrivando l’onda alta

Non ci resta che pregare finché passa

Sembri timido

Mi hai sorriso o no?

Sono già promesso sposo con un’altra

Ehi, ehi bambino

Questa volta hai fatto proprio un bel casino

Alla contraerea sopra un palloncino

Tutta questa strada per riempire un frigo

Per sentirti vivo

C’è una guerra di cuscini

Ma cuscini un po’ pesanti

Se la guerra è dei bambini

La colpa è di tutti quanti

Abbiamo cambiato le idee

Abbiamo cambiato leader

Ma la madre e le altre donne

Non hanno niente da ridere

Ehi, bambino

Bel casino

Su un palloncino

Per riempire un frigo

Navigando, navigando verso Malta

Senza aver nuotato mai nell’acqua alta

Navigando, navigando verso Malta

Senza aver nuotato mai nell’acqua alta

Analisi letteraria e musicale

Con questo brano Dargen D’Amico porta al festival di Sanremo 2024 il dramma delle persone migranti che tentano di attraversare il Mediterraneo incontrando spesso la morte. Questo brano “fotografa la realtà dei migranti. L’ho scritto a ottobre 2023 e dentro si sente il Mediterraneo”. Il testo della canzone ha l’obiettivo di mettere in luce il dramma di tutte quelle persone che sono costrette a fuggire dal proprio Paese in cerca di pace e una vita migliore. Questo brano è stato scritto dal cantante nel 2023, anno in cui sono morte nel Mediterraneo oltre 3.000 persone, uomini, donne e bambini in cerca di una vita migliore. Nel brano il cantante citando per due volte un giovedì “Neanche così, un giovedì, senza un sì, come viene” fa riferimento al terribile naufragio nei pressi di Lampedusa di giovedì 3 ottobre 2013, giorno in cui morirono per affogamento 368 persone. 

Canzone 14

MEDITERRANEO

(Babele – 2024)

L’autore

Babele, nome d’arte di Valerio Pettinato, è un cantautore siciliano nato a Messina nel 1999. La sua grande passione per la musica e la scrittura lo hanno portato alla realizzazione di un progetto che prende il nome dal termine ebraico “balal”, che significa “confusione”, quella stessa confusione creativa dell’artista che è frutto di tutte le sue influenze musicali, delle città in cui ha vissuto e delle varie passioni che lo muovono. Il suo primo brano, “Le Mie Parole”, è il suo manifesto emotivo.

Lo sapevi che…?

Mediterraneo è tra gli 8 brani finalisti del premio Amnesty International Italia 2024 “Voci x la libertà” nella sezione emergenti.

Testo

Nessuno è davvero Qualcuno

Me l’ha detto un tipo con un occhio solo

L’ha visto dirigersi a largo

Zero futuro, tanto coraggio

Vive il tempo che gli resta

Occhi chiusi alla tempesta che

Lo affonderà

Nessuno è davvero Qualcuno

In questa odissea che sa di fortuna

Nell’eco di voci lontane daremo un

Volto a chi poi rimane

E vive il tempo che gli resta

Come fosse una scommessa che

Non vincerà

Mediterraneo

Mare di casa

Mare che l’altro è un estraneo

Itaca è lì, la vedo lontana

Ma non così tanto

Se la raggiungo mi sentirò salvo

Stasera soltanto

Nessuno è davvero Qualcuno

E viaggia per mare da più di dieci anni

Chi attende il suo corpo alla riva

È il figlio più grande che veste i suoi panni

E vive il tempo che gli resta

Sa che perderà la testa

Nel tuffarsi anche lui

Mediterraneo

Mare di casa

Mare che l’altro è un estraneo

Itaca è lì, la vedo lontana

Ma non così tanto

Se la raggiungo mi sentirò salvo

Stasera soltanto

Quante voci servono ad urlare

Il tempo cambierà le storie

Sento che mi chiamano sul fondo

Cambiano il mio nome in un secondo

Da parola a numero di serie

Muto il canto delle mie sirene

Scusa, figlio mio, non tornerò

Resterò per sempre nel

Mediterraneo

Mare di casa

Mare che l’altro è un estraneo

Itaca è lì, mi sembra lontana

Ma non così tanto

È che se la raggiungo io non sarò salvo

Non sarò salvo

Analisi letteraria e musicale

Il brano “Mediterraneo” rimanda al mar Mediterraneo inteso come la casa comune di tutti i popoli in cui ciascuno può ritrovare la sua “Itaca”. Il parallelismo con il celebre poema epico si fa chiaro fin dalle prime battute in cui l’eroe Odisseo diviene egli stesso un migrante che cerca di raggiungere una terra che possa avere finalmente il sapore di casa. “Itaca è lì, la vedo lontana, ma non così tanto se la raggiungo mi sentirò salvo”, ma un mare senza pietà lo separa dalla salvezza, un mare che unisce e che separa, un mare in cui “l’altro è un’estraneo”, un mare in cui si muore ogni giorno sotto gli occhi indifferenti dei più, un mare in cui “Nessuno è davvero Qualcuno”.