Introduzione

I musicisti e i cantautori dei testi selezionati hanno trasformato in arte le emozioni e le storie di vita che hanno vissuto, in cui si sono imbattuti, o, più generalmente, quelle situazioni di ingiustizia sociale che hanno messo in discussione il loro modo di essere e di pensare. Hanno dato voce all’indifferenza, all’altro da me, a chi subisce gravi violazioni dei diritti umani o rimane vittima di crimini d’odio all’insaputa dei più. Temi importanti che animano il dibattito pubblico finiscono per confluire nel mondo dello spettacolo – e viceversa – e in particolare nella musica. I recenti assassinii di George Floyd e di altri cittadini afro-americani sono stati la scintilla per il movimento di protesta Black Lives Matter. Nelle manifestazioni in tutto il mondo la musica ha avuto e continua ad avere un ruolo fondamentale per aggregare le istanze di chi denuncia e si oppone al razzismo e alla violenza. Analizzando i testi delle canzoni scelte, possiamo dividere le tematiche in due ampi filoni: le canzoni sul razzismo e su come oggi viviamo l’alterità, la relazione con gli altri, e le canzoni di carattere civile; in questa ultima sezione sono raggruppate le canzoni sui diritti dell’uomo, generalmente scritte per denunciarne la violazione o la mancanza.

Canzoni analizzate 

  1. Io non sono razzista ma…- Willie Peyote (2015)
  2. Makeba– Jain (2015)
  3. Io sono l’altro– Niccolò Fabi (2019)
  4. I wait for you – Diana Jones (2020)
  5. By any means – Jorja Smith (2020)
  6. Racism – Jimmy Cliff (2022)
  7. Sono come sono – Chiara Civello (2022)
  8. Severodonetsk – Manuel Agnelli (2022)
  9. Stefania – Kalush Orchestra (2022)
  10. Shahida Tracce di libertà – a cura di Centro Astalli (2023)
  11. Casa mia – Ghali (2024)                                                                                                                                                       
  12.  Proiettile bambolina – Emanuele Conte (2024)                                        

Canzone 1

IO NON SONO RAZZISTA MA…

(Willie Peyote– 2015)

L’autore

Willie Peyote, pseudonimo di Guglielmo Bruno, nasce a Torino nel 1985. Figlio d’arte, il padre era musicista, è un rapper e cantautore che fa parte della scena Indie italiana. Nel 2011 pubblica il suo primo album solista “Il manuale del giovane nichilista”. Il titolo suggerisce la sua visione del mondo e il suo modo di comunicarlo ai suoi ascoltatori, condensato in un provocatorio mix di cinismo, autoironia e denuncia sociale. L’album si rivela presto innovativo poiché presenta sonorità che spaziano ben al di fuori dell’ambito hip-hop classico. Successivamente Willie ha continuato la sua carriera sperimentando vari generi, poiché come lui stesso afferma: “Fare sempre le stesse cose mi annoia, se avessi voluto essere ripetitivo sarei rimasto a lavorare in ufficio. Quindi diciamo che non potrei fare altrimenti, non è neanche una scelta ma una condizione, non so fare due pezzi che si assomigliano, figurarsi un album simile a un altro…”. È la voce del gruppo Funk Shui Project, con cui, nel 2014, pubblica anche l’album omonimo Funk Shui Project.

Lo sapevi che…?

Il suo nome d’arte si ispira a Wile E. Coyote, personaggio animato della Warner Bros, parte della serie Looney Tunes e Merrie Melodies. Willie è un riferimento al suo vero nome, Guglielmo. Willie ha iniziato suonando il basso in una band punk rock, si è avvicinato in seguito al rap durante gli ultimi anni delle superiori. Egli stesso afferma: “All’inizio cercavo di mettere un po’ di rap nei miei pezzi suonati, e ora invece cerco di mettere la musica suonata nei miei pezzi rap”.

Testo

Mi piace guidare nei giorni di pioggia
Quando come d’incanto
Il tergicristallo va a tempo col pezzo
Che sto ascoltando
Mi piace guidare nei giorni di pioggia
Quando come d’incanto
Il tergicristallo va a tempo col pezzo
Che sto ascoltando

Tu vuoi andare via? Sì
Vuoi andare in un posto qualsiasi
Milioni di chilometri, miriadi
Di posti come questo, dai fidati
C’è un proverbio cinese che dice “prenditi bene!”
L’impiegato del mese sorride al capo in catene
L’immigrato alle prese con l’accoglienza
(“Che bel paese”)
Stop alle nostre frontiere forse sparare conviene
(Bene, bene)
Le piccole e le medie imprese
(Bene, bene)
Largo alle tue larghe intese
(Bene, bene)
Bilancio le entrate e le spese
Tutti con troppe pretese tipo alla fine del mese!
Tranquilli che non è una gara
Vai in para se conti le attese
Tipo quel cingalese con le rose sotto la neve
Ti vedo a tuo agio tipo sbirro in borghese
C’hai un lavoro di merda e il tuo capo è cinese
O c’hai un lavoro di merda e il tuo capo è italiano
Tanto ormai lo sappiamo è palese, tutto il mondo è paese

Parla di equità, ce ne fosse la metà
Saremo già da un pezzo in fuga in mare aperto e
Parla di onestà, ce ne fosse la metà
Sareste già da un pezzo, prossimi all’arresto
Chi dice io non sono un razzista ma
È un razzista ma non lo sa
Chi dice io non sono un razzista ma
È un razzista ma non lo sa
Chi dice io non sono un razzista ma
È un razzista ma non lo sa
Chi dice io non sono un razzista ma
È un razzista ma non lo sa

Stando ai discorsi di qualcuno
Lampedusa è un villaggio turistico
I cinesi ci stanno colonizzando
E ogni Imam sta organizzando un attentato terroristico
Stando ai discorsi di qualcuno
Gli immigrati vengono tutti in Italia
Qui da noi non c’è più futuro
Guarda i laureati emigrati in Australia
Beh, è troppo facile dire “questi ci rubano il lavoro
Devono restare a casa loro!”
Che poi se guardi nelle strade della mia città
Ci sono solo kebabbari e compro oro
Ma pensa che se uno che non sa bene la lingua
E non ha nessuna conoscenza
Riesce a fotterti il lavoro con questa facilità
Ti servirebbe un esame di coscienza
Parliamo di accoglienza e di integrazione
L’immigrazione è la prima emergenza in televisione
Che poi non è tutta sta novità
Pensa a tuo nonno arrivato in Argentina col barcone
Invece qui da noi non facciamo le moschee
Perché da loro non fanno le chiese
“L’italia agli italiani!” Ho sentito dire al bar
E se non sbaglio il bar era cinese

Chi dice io non sono un razzista ma
È un razzista ma non lo sa
Chi dice io non sono un razzista ma
È un razzista ma non lo sa
Chi dice io non sono un razzista ma
È un razzista ma non lo sa
Chi dice io non sono un razzista ma
È un razzista ma non lo sa

Parla di equità, ce ne fosse la metà
Saremo già da un pezzo in fuga in mare aperto
E parla di onestà, ce ne fosse la metà
Sareste già da un pezzo, prossimi all’arresto

Analisi letteraria e musicale

La particolarità di questo brano sta sicuramente la leggerezza e l’allegria utilizzate per raccontare e discutere di un tema tanto delicato quanto drammatico come il razzismo. Il giro di basso ci trascina immediatamente all’interno di un groove solido e ritmato, che con influenze funk e reggae offre uno scenario sonoro perfetto per la poetica incalzante di Willie. Il tema è quello del razzismo odierno troppo diffuso nella società italiana, che vive spesso nella paura del diverso poiché: “L’immigrazione è la prima emergenza in televisione”, una società che non ha memoria, e che non ricorda di avere una storia di migrazione alle spalle:” Che poi non è tutta sta novità, pensa, a tuo nonno arrivato in Argentina col barcone”. Nel ritornello Willie si rivolge direttamente a chi ancora oggi utilizza l’espressione: “io non sono razzista ma…” per giustificare un pensiero o un’affermazione razzista. Il concetto della “paura dell’altro” ritorna continuamente all’interno del brano, descrivendo un’Italia impaurita dalla multiculturalità, come si evince dalla frase: “Stando ai discorsi di qualcuno, Lampedusa è un villaggio turistico, I cinesi ci stanno colonizzando, e ogni Imam sta organizzando un attentato terroristico”.

Canzone 2

MAKEBA

(Jain– 2015)

L’autrice

Jain, pseudonimo di Jeanne Louise Galice (Tolosa, 7 febbraio 1992), è una cantautrice francese nata a Tolosa il 7 febbraio 1992. Nel 2013 pubblica il singolo di lancio Come che ha avuto un grande successo in Francia e in Polonia. Successivamente l’artista francese è divenuta famosa anche in Italia e molti altri Paesi d’Europa. Nel novembre del 2015 escel’album d’esordio Zanaka, il cui titolo in lingua malgascia significa “bimbo”. Particolarmente acclamato dalla critica specializzata francese ed internazionale e dal pubblico e premiato con la certificazione di triplo disco di platino in Francia dalla Syndicat national de l’édition phonographique per aver superato la soglia delle 300 000 copie vendute nel Paese.

Lo sapevi che…?

Il suo singolo Makeba del 2015 è un omaggio alla cantante sudafricana Miriam Makeba, nota attivista e autrice sudafricana tra i simboli della lotta all’Apartheid condotta nel Paese, e ha conosciuto una nuova popolarità nel 2023, dopo essere diventato virale su TikTok e Instagram grazie alle coreografie dei creator italiani.

Testo

Ooohe, Makeba, Makeba ma qué bella

Can I get a “oohe?” Makeba

Makes my body dance for you

Ooohe, Makeba, Makeba ma qué bella

Can I get a “oohe?” Makeba

Makes my body dance for you

Ooohe, Makeba, Makeba ma qué bella

Can I get a “oohe?” Makeba

Makes my body dance for you

Ooohe, Makeba, Makeba ma qué bella

Can I get a “oohe?” Makeba

Makes my body dance for you

I want to hear your breath just next to my soul

I want to feel oppress without any rest

I want to see you sing

I want to see you fight

Because you are the real beauty of human right

Ooohe, Makeba, Makeba ma qué bella

Can I get a “oohe?” Makeba

Makes my body dance for you

Ooohe, Makeba, Makeba ma qué bella

Can I get a “oohe?” Makeba

Makes my body dance for you

Nobody can beat the Mama Africa

You follow the beat that she’s going to give ya

Only her smile can all make it go

The sufferation of a thousand more

Ooohe, Makeba, Makeba ma qué bella

Can I get a “oohe?” Makeba

Makes my body dance for you

Ooohe, Makeba, Makeba ma qué bella

Can I get a “oohe?” Makeba

Makes my body dance for you

Ooohe, Makeba, Makeba ma qué bella

Can I get a “oohe?” Makeba

Makes my body dance for you

Ooohe, Makeba, Makeba ma qué bella

Can I get a “oohe?” Makeba

Makes my body dance for you

Ooohe, Makeba, Makeba ma qué bella

Can I get a “oohe?” Makeba

Makes my body dance for you

Ooohe, Makeba, Makeba ma qué bella

Can I get a “oohe?” Makeba

Makes my body dance for you

Ooohe, Makeba ma qué bella

Traduzione

Ooohe

ma che bella Makeba

posso avere un “ooohe”

Makeba, fai ballare il mio corpo per te

Ooohe

ma che bella Makeba

posso avere un “ooohe”

Makeba, fai ballare il mio corpo per te

Ooohe

ma che bella Makeba

posso avere un “ooohe”

Makeba, fai ballare il mio corpo per te

Ooohe

ma che bella Makeba

posso avere un “ooohe”

Makeba, fai ballare il mio corpo per te

Voglio sentire il tuo respiro proprio accanto alla mia anima

Voglio sentire i tuoi seni senza pause

voglio vederti cantare, voglio vederti combattere

perché sei la vera bellezza dei diritti umani

Ooohe

ma che bella Makeba

posso avere un “ooohe”

Makeba, fai ballare il mio corpo per te

Ooohe

ma che bella Makeba

posso avere un “ooohe”

Makeba, fai ballare il mio corpo per te

nessuno può battere la mamma Africa

segui il ritmo che ti darà

ho bisogno di un sorriso che puoi amare

fatelo andare, la sofferenza di mille altri

Ooohe

ma che bella Makeba

posso avere un “ooohe”

Makeba, fai ballare il mio corpo per te

Analisi letteraria e musicale

Nel video ufficiale della canzone, la cantante viene ripresa in più contesti urbani mentre gli oggetti inanimati prendono vita attorno a sé grazie alla vitalità delle persone che ballano nella scena. Quella di Jain è una danza tribale che trasmette l’energia a ciò che la circonda, con il messaggio del brano che si focalizza sull’aspetto del ballo e del gioco come miglioramento della propria vita e di quella altrui. L’autrice infatti vuole trasmettere un messaggio di libertà e di gioia dedicato all’attivista sudafricana Miriam Makeba. Viene più volte chiesto infatti a Makeba di far ballare il proprio corpo affinché lo spirito libero si appropri di questa canzone e di questa musica.

Canzone 3

IO SONO L’ALTRO

(Niccolò Fabi– 2020)

L’autore

Cantautore italiano, nasce a Roma nel 1968. Laureato in filologia romanza all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, frequenta l’ambiente musicale grazie al padre, Claudio Fabi, noto produttore discografico degli anni settanta. È stato batterista nei “Fall out”, cover band che proponeva solo pezzi dei Police. Grazie alle esibizioni dal vivo nei vari locali romani, ha modo di conoscere Daniele Silvestri, Max Gazzè, Federico Zampaglione e Riccardo Sinigallia; è grazie a quest’ultimo, che ha portato dei demo a varie case discografiche, che Niccolò ottiene il suo primo contratto con una casa discografica. Il successo arriva a metà degli anni ’90. Vincitore di numerosi premi e riconoscimenti collabora con importanti artisti italiani e internazionali.

Lo sapevi che…?

“Io sono l’altro” di Niccolò Fabi è la canzone vincitrice del Premio Amnesty International Italia 2020, riconoscimento creato nel 2003 da Amnesty International Italia e dall’associazione culturale Voci per la Libertà attribuito al migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente da un personaggio di spicco della musica italiana. Riguardo alla canzone, il cantautore romano ha spiegato che “l’altro che mi interessa non è necessariamente il diverso, nella accezione più iconografica e scontata della diversità etnica sociale o religiosa. Ho provato a parlare semplicemente dell’altro e della sua importanza. Di ogni altro che è il potenziale responsabile della nostra salvezza come della nostra infelicità, così come reciprocamente noi lo siamo della sua. Sono particolarmente orgoglioso che Amnesty International e Voci per la libertà abbiano riconosciuto come riuscito il mio tentativo, premiando questa canzone”.

Testo

Io sono l’altro

Sono quello che spaventa

Sono quello che ti dorme nella stanza accanto.

Io sono l’altro

Puoi trovarmi nello specchio

La tua immagine riflessa, il contrario di te stesso.

Io sono l’altro

Sono l’ombra del tuo corpo

Sono l’ombra del tuo mondo

Quello che fa il lavoro sporco

Al tuo posto.

Sono quello che ti anticipa al parcheggio

E ti ritarda la partenza,

Il marito della donna di cui ti sei innamorato

Sono quello che hanno assunto quando ti hanno licenziato.

Quello che dorme sui cartoni alla stazione

Sono il nero sul barcone,

Sono quello che ti sembra più sereno

Perché è nato fortunato o solo perché ha vent’anni in meno.

Quelli che vedi sono solo i miei vestiti

Adesso facci un giro e poi mi dici.

E poi

Io sono il velo

Che copre il viso delle donne

Ogni scelta o posizione che non si comprende.

Io sono l’altro

Quello che il tuo stesso mare

Lo vede dalla riva opposta

Io sono tuo fratello, quello bello.

Sono il chirurgo che ti opera domani

Quello che guida mentre dormi

Quello che urla come un pazzo e ti sta seduto accanto

Il donatore che aspettavi per il tuo trapianto.

Sono il padre del bambino

Handicappato che sta in classe con tuo figlio

Il direttore della banca dove hai domandato un fido

Quello che è stato condannato

Il presidente del consiglio.

Quelli che vedi sono solo i miei vestiti

Adesso vacci a fare un giro

E poi mi dici.

E poi mi dici

Mi dici

Poi poi mi dici

Poi poi mi dici

Poi poi Mi dici

Analisi letteraria e musicale

Il brano “Io sono l’altro” fa emergere una verità che è nota a tutti noi ma che ciascuno cerca di accantonare, di dimenticare. Esiste un’espressione nella cultura Maya, “In Lak’ech” che rappresenta una visione della vita. Può essere tradotta come “tu sei un altro me” oppure “io sono un altro te”. L’altro è imprescindibile nella nostra vita e allora l’empatia, la vicinanza, diventa non solo dovere etico, ma l’unica modalità per sopravvivere. Mettersi nei panni degli altri significa capire ed essere consapevoli che quelle situazioni, quel vissuto, quei panni sono stati o saranno i nostri in un altro tempo della vita. Il brano è un insieme di parole che lasciano poco spazio all’immaginazione: sono parole dirette, frutto di un passato che sembra non averci insegnato nulla, che anzi sta compromettendo il nostro futuro insieme. Dobbiamo aprire gli occhi ci dice Niccolò, siamo tutti fratelli, non ci dovrebbe essere spazio per l’odio perché stiamo tutti sotto lo stesso cielo. Il testo va a creare con la musica un’atmosfera quasi onirica; un sogno, forse utopico che vorremmo si concretizzasse, fatto di influenze e sonorità etniche. Guida l’ascoltatore in un percorso tracciato dall’empatia è lo strumento che ci permette di capire che il “diverso” che sta di fronte a noi è la nostra immagine riflessa. Sta a ciascuno di noi superare la paura e avvicinarsi all’altro nonostante tutto e nonostante tutti.

Canzone 4

I WAIT FOR YOU

(Diana Jones– 2020)

L’autrice

Diana Jones è una cantante e compositrice americana conosciuta per la sua grande empatia e sensibilità. Dal 1997 scrive canzoni da diversi punti di vista, come per esempio una donna picchiata dal marito o un lavoratore di mina intrappolato sottoterra. Tutte storie forti.

Lo sapevi che…?

Diana Jones incontrò l’attrice Emma Thompson mentre passeggiava al Tomkins Square Park di New York. L’incontro fortuito con Emma, una gran attivista dei diritti umani, ispirò a Diana e fu greazie a lei che superò il blocco dello scrittore che non le permetteva di andare avanti con il brano.

Testo

My mother loved me

like I love you

there was nothing

she could do.

There were no words to say

no place where we were safe

no proof that I was born

to my land.

My father sold me

to a husband

I was 13 years old.

I had you babies

two daughters and a son

that’s why I chose to run

to a new country.

You have all my heart

while we are apart

and someday

I hope he’ll understand.

I walked for miles

crossed many borders alone

over an ocean

to make it here.

I seek asylum

live in detention

from behind fences

waiting end of prayer.

When nights are cold

I sing lullabies

the sun refuses to shine

I sing for you.

No work, no pride

some wait for years to find

what England will decide

and I wait for you.

You have all my heart

while we are apart

and someday

I hope you’ll understand.

You have all my heart

while we are far apart

and someday

I hope you’ll understand.

When I send for you

and you come to me

and you come to me

we will be free

When I send for you

no more refugee

you come to me

we will be free

Traduzione

Mia madre mi amava

come io amo te

non c’era niente

che potesse fare.

Non c’erano parole da dire

nessun posto dove fossimo al sicuro

nessuna prova che fossi nata nella mia terra.

Mio padre mi ha venduto

a un marito

avevo 13 anni.

Ho avuto voi bambini,

due figlie e un figlio,

ecco perché ho scelto

di scappare in un nuovo paese.

Hai tutto il mio cuore

Mentre siamo separati

e un giorno

spero che lui capirà.

Ho camminato per miglia

attraversato molti confini da sola

ho passato un oceano

per essere qui.

Cerco asilo

vivo in detenzione

in attesa che finisca la/ in preghiera

Quando le notti sono fredde

canto ninne nanne

il sole si rifiuta di brillare

io canto per te.

Nessun lavoro nessun orgoglio,

alcuni aspettano anni per trovare

ciò che l’Inghilterra deciderà

e io ti aspetto.

Hai tutto il mio cuore

Mentre siamo separati

e un giorno

spero che capirai.

Hai tutto il mio cuore

Mentre siamo lontani

e un giorno

spero che capirai.

Quando ti cerco

e tu vieni da me

e tu vieni da me

saremo liberi.

Quando ti cerco

non più come rifugiata

vieni da me saremo liberi.

Analisi letteraria e musicale del brano

Il brano racconta la storia di una madre proveniente del Sudan, in cerca di asilo in Inghilterra, mentre sogna di incontrare di nuovo i suoi figli.

Canzone 5

BY ANY MEANS

(Jorja Smith– 2020)

L’autrice

Jorja Alice Smith è nata l’11 giugno 1997 a Walsall, West Midlands, da padre giamaicano e madre inglese. Cresciuta tra reggae, soul e hip-hop è stata incoraggiata a dedicarsi alla musica dal padre musicista. Ha cominciato a esibirsi all’età di otto anni e poco dopo ha iniziato a scrivere canzoni originali. Dopo aver completato i suoi studi, ha fatto il suo debutto nel 2016 con “Blue Lights”, un singolo soul hip-hop che come tema centrale ha il razzismo della polizia e delle forze dell’ordine.

Lo sapevi che…?

Il brano “By Any Means” farà parte di una compilation di Roc Nation, Reprise, che includerà brani incentrati sul tema della giustizia sociale. I proventi che deriveranno da questa collezione di tracce saranno devoluti alle organizzazioni che supportano le vittime di crimini d’odio e di altre violazioni dei diritti civili.

Testo

So go ahead and fix your crown

Then watch it all burn in smoke, oh, oh

Go ahead and stand your ground

We’re on the long road to freedom, oh, no

Too much time tryna figure out why

Too much time to be patient

All this time you be feeding us lies

Ain’t no truth in your statements

Too much pain in these little white lies

You left here

All this time tryna figure out how

We still here

I take pride in the things that we’ve done

Side by side in the revolution

Won’t stay silent for things that I love

‘Cause we know they don’t care about us

White men can’t jump but at least they can run

Broke these chains just to put our hands up

They can never see the kingdom coming

You wanna see us all amount to nothing, no

I can see your face, see the light in your eyes

I can see the change, feel the heat of the fire

If you can feel the pain, then you know you’re alive

Both feet on the line

By any means, I will fight (For you, for you), oh, no

By any means, I will fight (For you, for you)

By any means, I will fight (For you, for you)

By any means, I will fight (For you, for you)

I’ve spent too many days in my head now

Did you think we would forget, how?

Too many destinies, too many sentences

Read now, read now

See all this pain in the headlines

But I have cried for the last time

But know what happens, see

You would be blind if it was just an eye for an eye

And what if we changed the world?

We rise from the flames the victor

It’s far from a perfect picture

I know we’re sinful but we are human

Would you be grateful if you took my place?

Say my name (Say my name)

There is redemption in the steps we take

Say, one life and I’m gonna use it (Oh)

Innocent ’til I am proven (Oh, no)

One last chance and you blew it (Oh)

One last dance in the ruins (Oh)

So much hate in your movements (Oh, no)

Told me I couldn’t prove it (No)

One last prayer for the sinners (Ooh)

You only learn what you witness (Ooh, ooh-ooh)

I can see your face, see the light in your eyes

I can see the change, feel the heat of the fire

If you can feel the pain, then you know you’re alive

Both feet on the line

By any means, I will fight (For you, for you), oh, no

By any means, I will fight (For you, for you)

By any means, I will fight (For you, for you)

By any means, I will fight (For you, for you)

I’ve spent too many days in my head now

Did you think we would forget, how?

Too many destinies, too many sentences

Read now, read now

See all this pain in the headlines

But I have cried for the last time

But know what happens, see

You would be blind if it was just an eye for an eye

Traduzione

Quindi vai avanti e aggiusta la tua corona

Poi guarda come brucia tutto in fumo,

Andate avanti e mantenete la vostra posizione

Siamo sulla lunga strada verso la libertà

Troppo tempo per cercare di capire perché

Troppo tempo per avere pazienza

Per tutto questo tempo ci hai alimentato con le bugie

Non c’è verità nelle tue dichiarazioni

Troppo dolore in queste piccole bugie bianche

Te ne sei andato da qui

Per tutto questo tempo cerca di capire come

Siamo ancora qui

Sono orgogliosa delle cose che abbiamo fatto

Fianco a fianco nella rivoluzione

Non resterò in silenzio per le cose che amo

Perché sappiamo che loro non si preoccupano per noi

Gli uomini bianchi non possono saltare, ma almeno possono correre

Abbiamo spezzato queste catene solo per alzare le mani

Non possono mai vedere l’avvento del regno

Volete vederci tutti quanti annullati, no

Posso vedere il tuo viso, vedere la luce nei tuoi occhi

Posso vedere il cambiamento, sentire il calore del fuoco

Se riesci a sentire il dolore, allora sai di essere vivo

Entrambi i piedi sulla linea

Con qualsiasi mezzo, combatterò (Per te, per te),

Con qualsiasi mezzo, combatterò (Per te, per te)

Con qualsiasi mezzo, combatterò (Per te, per te)

Con qualsiasi mezzo, combatterò (Per te, per te)

Ho passato troppi giorni nella mia testa ora

Pensavi che ce ne saremmo dimenticati, come?

Troppi destini, troppe frasi

Leggi ora, leggi ora

Vedi tutto questo dolore nei titoli dei giornali

Ma ho pianto per l’ultima volta

Ma sappiate cosa succede, vedete

Saresti cieco se fosse solo occhio per occhio

E se cambiassimo il mondo?

Risorgiamo dalle fiamme i vincitori

E’ tutt’altro che un’immagine perfetta

So che siamo peccatori, ma siamo umani

Mi saresti grato se prendessi il mio posto?

Di’ il mio nome (Di’ il mio nome)

C’è redenzione nei passi che facciamo

Diciamo, una vita e la userò

Innocente fino a prova contraria

Un’ultima possibilità e l’hai sprecata

Un ultimo ballo tra le rovine

Tanto odio nei tuoi movimenti

Mi ha detto che non potevo provarlo

Un’ultima preghiera per i peccatori

Si impara solo ciò di cui si è testimoni

Posso vedere il tuo viso, vedere la luce nei tuoi occhi

Posso vedere il cambiamento, sentire il calore del fuoco

Se riesci a sentire il dolore, allora sai di essere vivo

Entrambi i piedi sulla linea

Con qualsiasi mezzo, combatterò (Per te, per te),

Con qualsiasi mezzo, combatterò (Per te, per te)

Con qualsiasi mezzo, combatterò (Per te, per te)

Con qualsiasi mezzo, combatterò (Per te, per te)

Ho passato troppi giorni nella mia testa ora

Pensavi che ce ne saremmo dimenticati, come?

Troppi destini, troppe frasi

Leggi ora, leggi ora

Vedi tutto questo dolore nei titoli dei giornali

Ma ho pianto per l’ultima volta

Ma sappiate cosa succede, vedete

Saresti cieco se fosse solo occhio per occhio

Analisi letteraria e musicale del brano

Il brano è una ballata amara, che con riferimenti musicali soul e rap racconta i dolori di una comunità, che pur denunciando le ingiustizie subite rivendica la propria forza e la propria unione nell’attivismo sociale. “By any means” è stata infatti composta durante le proteste del movimento Black Lives Matter in America e nel mondo. Jorja Smith, con una poetica decisa descrive un razzismo radicato nel sistema, un fenomeno che negli anni non è scomparso, ma ha semplicemente cambiato volto: “…Broke these chains just to put our hands up…”. Il testo, seppur cantato da una voce delicata come quella di Jorja, lascia trapelare la rabbia di una comunità ferita: “Risorgiamo dalle fiamme  vincitori ,è tutt’altro che un’immagine perfetta, so che siamo peccatori, ma siamo umani, e tu mi saresti grato se prendessi il mio posto?” Con questo verso in particolare Jorja sembra rispondere alle critiche che sono state rivolte al movimento per quanto riguarda le modalità di protesta, la domanda “tu mi saresti grato se prendessi il mio posto?” sembra ribadire come non si possano giudicare le azioni di qualcuno osservandole da una posizione privilegiata.

Canzone 6

RACISM

(Jimmy Cliff– 2022)

L’autore

Jimmy Cliff, pseudonimo di James Chambers (St. James, 1º aprile 1948), è un cantante reggae giamaicano. Ha iniziato a scrivere canzoni mentre era ancora alle elementari a St. James. Quando Chambers aveva 14 anni, suo padre lo portò a Kingston, dove prese il nome d’arte Jimmy Cliff.

Lo sapevi che…?

È l’unico musicista reggae vivente a detenere “Order of Merit”, il più alto onore che può essere concesso dal governo giamaicano per i successi nelle arti e nelle scienze. Cliff è inoltre conosciuto dal pubblico mainstream per canzoni come “Hakuna Matata”, e per aver recitato nel film “The Harder They Come”, che ha contribuito a rendere il reggae popolare in tutto il mondo. Per garantire che coloro che ascoltano il suo nuovo album sappiano come sostenere i rifugiati, Cliff ha lavorato con la Universal Music Enterprises, la sua etichetta discografica, e l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

Testo

Racism

Racism

No one win the race

In Racism

Racism

Racism

No one win the race

cause when you get to the finish line

you got to leave your physical body behind

yes when we get to the finish line

all had to leave the physical body behind

all becomes vibrationalty

all becomes spiritual been

all becomes in very guilty

racism

racism

no one win the race

in racism

racism

racism

no one win the race

in racism

sistematicall racism

institutional racism

international racism

genetical racism

told we must have a conversation

elliminate the situation

love is the key to the solution

natural nature will brings the conclusion

racism

racism

no one win the race

in racism

racism

racism

no one win the race

in racism

Traduzione

Razzismo

Razzismo

Nessuno vince la gara

Nel razzismo

Razzismo

Razzismo

Nessuno vince la gara

perché quando arrivi al traguardo

devi lasciare il tuo corpo fisico alle spalle

sì quando arriviamo al traguardo

tutti hanno dovuto lasciare il corpo fisico alle spalle

tutto diventa vibrazionalità

tutto diventa spirituale

tutto diventa molto colpevole

razzismo

razzismo

nessuno vince la gara

nel razzismo

razzismo

razzismo

nessuno vince la gara

nel razzismo

razzismo sistematico

razzismo istituzionale

razzismo internazionale

razzismo genetico

detto che dobbiamo avere una conversazione

eliminare la situazione

l’amore è la chiave della soluzione

la natura naturale porterà alla conclusione

razzismo

razzismo

nessuno vince la gara

nel razzismo

Analisi letteraria e musicale del brano

In questo brano Jimmy Cliff prende posizione contro il razzismo, analizza come questo problema sia presente in molti ambiti della nostra vita, come ad esempio nel piano istituzionale. Jimmy Cliff sottolinea che basterebbe mettersi nei panni dell’altro e comunicare di più per eliminare questo problema.

Canzone 7

SONO COME SONO

(Chiara Civello– 2022)

L’autrice

Chiara Civello nasce a Roma e alla tenera età di 2 anni si avvicina alla musica iniziando a suonare istintivamente un pianoforte, poi proseguendo negli anni da autodidatta ad imparare a suonare la chitarra. A soli 16 anni viene ammessa in una delle scuole di musica americane più prestigiose, il Berklee College of Music, e vi si trasferisce a 18 anni. Diventa la prima artista italiana a debuttare con la storica etichetta Verve Records e nel 2005 esce il suo primo album: “Last Quarter Moon”, per il quale collabora con artisti di spicco internazionale. La sua vita cambia con il terzo album “7752” che indica la distanza in chilometri tra le due città chiave del disco e della sua vita: New York e Rio, città nella quale conosce Ana Carolina, star del pop brasiliano, e con cui inizia una lunga collaborazione. È nel 2012 che torna in Italia partecipando al festival di Sanremo con la canzone “Al posto del mondo” scritta insieme alla cantautrice italo/spagnola Diana Tejera. Nel 2014 si rimmerge nella musica italiana con il suo album “Canzoni” che mescola il Northern Soul alla Bossa Nova, il Blue Eyed Soul al jazz e al pop internazionale. Chiara Civello metabolizza nei suoi album le culture dei diversi continenti che ha attraversato, cantando in inglese, italiano, portoghese, spagnolo e francese, non limitandosi ad una fissa dimora né ad un costante stile.

Lo sapevi che…?

“Sono come sono” è rientrata tra le 10 canzoni finaliste della 21° edizione del Premio Amnesty International Italia “Voci per la libertà”: lo storico riconoscimento ai brani sui diritti umani pubblicati da affermati nomi della musica italiana.

Testo

Occhi verdi come il mare

Pelle scura notte buia

Hey tu cos’hai da guardare

Da qui non vado via

I capelli ricci e neri

Così non li avrai mai

Sono duri e sono fieri

Come siamo noi

Tu che ridi dei capelli

Del modo di vestire

Del colore della pelle

E di chi scelgo di amare

Sono come sono

Sono come sono

Sararà Crioulo

Sararà Crioulo

Sono come sono

Sono come sono

Sararà Crioulo

Sararà Crioulo

Ridi pure del mio nome

Del mio modo di parlare

Tu che ridi del mio corpo

E di come voglio amare

Ma la verità è che tu

Chiudi gli occhi e alzi un muro

Il mio sangue è come il tuo

E nessuno ha il sangue puro

Sono come sono

Sono come sono

Sararà Crioulo

Sararà Crioulo

Analisi letteraria e musicale del brano

“Sono Come Sono” è l’adattamento italiano di “Olhos Coloridos”, un brano portato al successo dall’artista brasiliana Sandra de Sá su testo e musiche di Macau e riconosciuto come un vero e proprio inno in Brasile, simbolo dell’antirazzismo e dell’orgoglio creolo. Nella versione della cantautrice polistrumentista romana, Chiara Civello la fa sua, amplificando la portata del messaggio del brano originale, abbracciando oltre alla tematica del razzismo altri temi sconcertanti della nostra quotidianità, come il bullismo, il bodyshaming e l’omotransfobia, dichiarando il proprio “NO” ad ogni forma di discriminazione.

Canzone 8

SEVERODONETSK

(Manuel Agnelli– 2022)

L’autore

Manuel Agnelli nasce a Milano il 13 marzo 1966 e la sua carriera inizia nel 1985, anno in cui fonda il gruppo Afterhours di cui è il frontman e con cui incide il suo primo singolo “My Bit Boy”. Nel 1993 appare per la prima volta in TV in un’esibizione con il gruppo La Crus con cui fonda l’etichetta discografica Vox Pop alla fine degli anni ’90 e in cinque anni produce più di novanta dischi con artisti celebri, tra cui Patty Pravo. Dal 2001 al 2005 organizza il Tora! Tora! Festival, festival musicale itinerante che riunisce tutti i migliori artisti del panorama alternative italiano, premiato come evento live dell’anno nel 2001. Dopo un periodo tra Stati Uniti e Canada, gli Afterhours tornano nel 2009 in Italia, e più precisamente, a Sanremo con il brano “Il paese è reale” a cui partecipano 19 artisti della scena indipendente italiana. Nel 2013, insieme agli Afterhours, avvia il progetto “Hai paura del buio?”, festival culturale itinerante a cui prendono parte musicisti, attori, pittori e ballerini. Nel 2016 Manuel Agnelli torna in TV come giudice di X Factor, ruolo che ricoprirà nelle edizioni successive fino al 2019, anno in cui conduce “Ossigeno”, programma televisivo sui Rai 3 che racconta la rottura generazionale che obbliga l’uomo e l’artista a confrontarsi con nuove idee e nuove generazioni.

Lo sapevi che…?

Manuel Agnelli, con il brano “Severodonetsk”, si è aggiudicato il “Premio Amnesty International Italia” nella sezione Big del concorso “Voci per la libertà” poiché nel suo brano “affronta in modo profondo il tema della guerra e fornisce uno spunto universale sui diritti umani, mettendo al centro le persone e sottolineando l’importanza della vita”.

Testo

Arriva un altro segno

Che io non so comprendere

Un’ombra così grande

Che non può esser mia

Rimani concentrato

Sul suolo del silenzio

In una testa buia

E nella sua trincea

Potevo diventare

Un uomo di spettacolo

Un vero criminale

Il padre di un’idea

Quel che ho

Rimane dentro a un cuore che non ho

Un cuore che ho nascosto qui per te

Nelle mani, le tue mani, le tue mani nelle mie

Nelle mani, le tue mani, le tue mani nelle mie

Nelle mani, le tue mani, le tue mani nelle mie

Nelle mani, nelle mani, le tue mani, che non ho

Io so che c’è qualcosa

Qualcosa di più grande

Che non può esser buono

Beh, non lo è con me

Quel che ho

Rimane dentro a un cuore che non ho

È un cuore che ho nascosto qui per te

Nelle mani, le tue mani, le tue mani nelle mie

Nelle mani, le tue mani, le tue mani nelle mie

Nelle mani, le tue mani, le tue mani nelle mie

Nelle mani, le tue mani, le tue mani che non ho

Ho visto della gente

Alla televisione

Parlare della guerra

Parlano di me

Che devo stare calmo

Che è la virtù dei forti

La calma io l’ho vista

Non respira più

C’è chi serve qualcosa

E chi serve qualcuno

Io l’unico padrone

Adesso so chi è

Le tue mani, le tue mani, le tue mani nelle mie

Nelle mani, le tue mani, le tue mani nelle mie

Nelle mani, le tue mani, le tue mani nelle mie

Nelle mani, le tue mani, le tue mani che non ho

Analisi letteraria e musicale del brano

Il cantautore dichiara di aver scritto questo brano “per dare voce alle persone, vittime di violenza e sofferenza. Il mio obiettivo era di comunicare un messaggio che mettesse l’umanità al centro, rendendolo il vero protagonista al di sopra della geopolitica e delle ragioni di Stato” perchè “ho sempre creduto che gli artisti dovessero avere un ruolo fondamentale nel trasmettere messaggi significativi.”

Canzone 9

STEFANIA

(Kalush Orchestra– 2022)

Gli autori

Stefania è un singolo del gruppo musicale ucraino Kalush Orchestra, un gruppo musicale ucraino formatosi nel 2019. È costituito dal rapper Oleh Psjuk, dal musicista Ihor Didenčuk e da MC KylymMen. Il brano è stato pubblicato il 7 febbraio 2022.

Lo sapevi che…?

Il brano ha vinto l’Eurovision Song Contest 2022 con 631 punti totalizzatidi cui 439 dal televoto, ottenendo il record assoluto di voti dal pubblico nella storia della competizione. Si tratta della terza vittoria eurovisiva dell’Ucraina dopo le edizioni 2004 e 2016.

Testo

Stefaniya mamo mamo Stefaniya

Rozkvitaye pole, a vona siviye

Zaspivay meni mamo koliskovu

Hoču šče počuti tvoye ridne slovo

Vona mene kolisala dala meni rim i napevne silu voli ne

zabrati v mene, bo dala vona

Napevne znala može bilše i vid Solomona

Lamanimi dorohami priydu ya zavždi do tebe

Vona ne rozbudit, ne budit, mene v silni buri

Zabere v babuli dvi duli, nibi voni kuli

Duže dobre znala mene ne bula obmanuta, yak bula duže

vtomlena, hoydala mene v takt

Stefaniya mamo mamo Stefaniya

Rozkvitaye pole, a vona siviye

Zaspivay meni mamo koliskovu

Hoču šče počuti tvoye ridne slovo

Ya ne v pelenah no ma no ma, hvatit, yak bi ya ne viris na

virist za reči platit

Ya ne mala ditina, vona dali nervi tratit, ya hulyav, šlyak

bi tebe trafiv

Ti vse moloda o mamo na riku, yakšče ne tsinyu oriku na riku

slavi meni v tupiku

Zabivayte riku tsyu riku, ya bi popik, svoyeyu lyubov’yu

Stefaniya mamo mamo Stefaniya

Rozkvitaye pole, a vona siviye

Zaspivay meni mamo koliskovu

Hoču šče počuti tvoye ridne slovo

Traduzione

Stefania mamma mamma Stefania

Il campo fiorisce, ma lei sta diventando grigia

Cantami una ninna nanna mamma

Voglio sentire la tua parola.

Non ho i pannolini ma mamma ma mamma,

basta, come se non fossi cresciuto per pagare le cose

Non sono un bambino piccolo, perde ancora la pazienza,

camminavo, “come se le scorie ti colpissero”

Sei tutta giovane oh madre al culmine,

se non apprezzi la custodia del picco della gloria,

sono nel vicolo cieco

Uccidi quel picco quel picco, canterei con il mio amore

Stefania mamma mamma Stefania

Il campo fiorisce, ma lei sta diventando grigia

Cantami una ninna nanna mamma

Voglio sentire la tua parola.

Stefania mamma mamma Stefania

Il campo fiorisce, ma lei sta diventando grigia

Cantami una ninna nanna mamma

Voglio sentire la tua parola.

Analisi letteraria e musicale del brano

La canoze è dedicata alla mamma del frontman Oleh Psjuk, ma è divenuta anche una metafora che rappresenta la città natale del cantante, Kaluš in Ucraina. Il brano “è stato scritto molto prima della guerra”, afferma il cantante del gruppo. “È la canzone che ho dedicato a mia madre alla quale prima non dedicavo canzoni, ma avrei sempre voluto farlo. È la cosa migliore che io abbia fatto per lei. Mia mamma Stefania vive nella città di Kaluš, la mia città natale ad ovest dell’Ucraina”. A seguito dello scoppio della guerra “molte persone hanno iniziato a cercare in questa canzone anche un altro significato. Per esempio, coloro che hanno nostalgia perché non possono vedere la propria madre. Stefania ha esteso il suo significato a tutte le madri che si prendono cura dei propri bambini e li proteggono dai mali della guerra. Da una canzone dedicata a una madre, è diventata la canzone sulla Patria”, ha spiegato Psjuk.

Canzone 10

SHAHIDA – TRACCE DI LIBERTÀ

(a cura di Centro Astalli– 2023)

Il 20 giugno, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, è uscito Shahida – Tracce di libertà, triplo CD realizzato dal Centro Astalli in collaborazione con Appaloosa Records (distribuzione esclusiva I.R.D.). I proventi derivanti dalla vendita dell’album sosterranno i progetti in favore delle donne richiedenti asilo e rifugiate accolte al Centro Astalli, non di rado vittime di violenza, abusi e tortura, che cercano di costruirsi una nuova vita in Italia.

Shahida è l’incontro tra artisti di diverse provenienze e generi per dar vita a un viaggio musicale in cui i confini vengono superati dalla bellezza delle parole, delle note.

Shahida, il titolo scelto per questo nuovo progetto musicale, è un nome di donna. In arabo vuol dire testimone. È anche il nome della giocatrice della nazionale di hockey del Pakistan morta nel naufragio al largo di Steccato di Cutro dove hanno perso la vita 98 persone di cui 35 bambini.

Shahida è il simbolo di tutte le donne che in questo momento si battono per la libertà, rischiando la vita in una piazza che protesta, pronunciando pubblicamente parole censurate, chiedendo uguaglianza e dignità, e di tutte le donne migranti, rifugiate, che camminano lasciando tracce di libertà nel mondo.

Shahida è un viaggio musicale intrapreso da cantanti, musicisti, attori, scrittori: complessivamente sono stati oltre 100 gli artisti che hanno preso parte al progetto, portando parole e melodie che raccontano storie, percorsi e volti da ogni parte del mondo.

Antonella Ruggiero, che propone la sua versione di “Povera patria (O zemle maty)”, il celebre brano di Franco Battiato, inciso con l’ucraino Oleksandr Iarmola; Saba Anglana, da sempre vicina all’attività del Centro Astalli, che con Lorenzo Monguzzi presenta “Nada más que suerte” o ancora Andrea Parodi Zabala con “La ninna nanna del maggio” e il rapper Amir Issaa con il suo “Guerra tra poveri”, remix di un brano del 2022. Da Napoli arriva Marilena Vitale con il gruppo Azul, che incide la canzone “Soul” partendo dal carcere femminile di Pozzuoli. Inedita la versione di “Sidun” di Fabrizio De André e Mauro Pagani, riproposta in lingua siciliana da Beatrice Campisi e Francesca Incudine.  I Mesudì, -voci e percussioni- uniscono in un unico brano le tradizioni romene e siciliane, mentre Erica Boschiero musica insieme a Sergio Marchesini un intenso testo del poeta Andrea Zanzotto, e Michele Gazich con la violoncellista Giovanna Famulari rilegge il brano Maltamé.

Numerosi anche gli ospiti internazionali, tra cui Jono Manson che propone “Sun to rise” con la rock band marchigiana The Gang; Scarlet Rivera interpreta magistralmente “Señor” di Bob Dylan, con cui ha suonato a lungo negli anni ’70 durante il leggendario tour della Rolling Thunder Review;  Jaime Michaels in duo con Vlad Vasylenko con l’inedito “In my home”, brano cantato in inglese, ucraino e russo che vede la partecipazione di musicisti dell’Uzbekistan o, ancora, il gruppo Toranj Quartet con la musica colta iraniana e Evelina Meghnagi con canti ebraici della diaspora.

Grazie alla partnership con il festival “Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty“, Shahida ospita anche i brani vincitori del Premio Amnesty nella sezione Emergenti nel 2022, “Finalmente a casa” di Lorenzo Lepore (premio assoluto) e “Ho guardato il cielo” de La Scelta (premio della critica).

La pubblicazione del lavoro discografico è stata anticipata da tre singoli inediti: “Donna Francesca” di Lavinia Mancusi, “Libellula” di Sara Jane Ceccarelli e “Uno sconosciuto” di Fabia Salvucci.

Il triplo CD contiene, inoltre, brani e poesie recitati, interpretati da Alessandro Bergonzoni, Anna Foglietta, Flavio Insinna, David Riondino e Ana Varela Tafur.

Uno sconosciuto

(Fabia Salvucci – A. Iannicola)

Testo

Tremavo ma ho teso la mano,

E lui ha sorriso.

Ho preso forza da un fratello mai nato.

Ho guardato e ho visto.

Occhi grandi e occhi neri

pieni nel vuoto,

Non chiedono e fermano il tempo.

Uno sconosciuto col mio affanno e la mia rabbia

E la sua tenerezza.

Se esiste l’infinito ogni uomo lo è,

E se nessuno è finito

Ognuno è parte di tutto.

Scrivi con le lacrime

Pagine della mia storia che fiorisce,

Cambia forma e cresce.

Lascerò dipingermi

Da ogni suono e ogni colore che racconterai,

Portami negli occhi tuoi.

Non esistono sogni senza un letto per dormire,

Senza un canto e una carezza.

Una speranza negata è una sconfitta per tutti

E sono io la prima che ha perso.

Ho capito che il modo migliore

Per proteggere quello che ho,

In fondo è lottare perché ce l’abbia anche tu.

Canta con le note che

Hai imparato quando il mondo che guardavi

Sembrava ancora ridere.

Lascerò dipingermi

da ogni suono e ogni colore che tu canterai,

Portami negli occhi tuoi.

Scrivi con le lacrime

Pagine della mia storia che fiorisce,

Cambia forma e cresce.

Lascerò dipingermi

Da ogni suono e ogni colore che racconterai,

Portami negli occhi tuoi.

Analisi letteraria e musicale del brano

La cantautrice parlando del brano dichiara: “Chi ha sofferto non distoglie lo sguardo. I suoi occhi sono lucidi, profondi. Hanno, senza bisogno di parole, una narrazione tanto potente da riuscire a penetrarti. È da questa ripetuta e visiva esperienza che nasce il brano ‘Uno sconosciuto’, che vuole essere l’ascolto mancato e l’abbraccio non dato ai miliardi di occhi sofferenti e sconosciuti incrociati nella vita”.

Nada mas que suerte

(Saba Anglana – Lorenzo Monguzzi)

Testo

Il mondo cambia

Ma le porte sono aperte

si, sono aperte,

Pensare troppo è doloroso

Quello che vorrei è aprire le mani

Pensare troppo è doloroso

Quello che vorrei è pregare

Solitudini lontane dietro alla tua porta

Busseranno prima o poi

Prendilo per certo

Il tuo animo contorto

Non saprà più come fare

Nel tuo piccolo giardino

Ci verranno a camminare

Se saprai essere luce

Come un piccolo diamante grezzo

Se saprai esser gente

Non verrai dimenticato

Pensare troppo è doloroso

Quello che vorrei è pregare

Pensare troppo è doloroso

Quello che vorrei è pregare

Nient’altro che fortuna

Nient’altro che fortuna

Ponti fragili fra noi

Parole assenti

Quelle che tu non pronunci

Possono cedere sotto i miei passi

Se taci

Se rinunci

Nient’altro che fortuna

Nient’altro che fortuna

Analisi letteraria e musicale del brano

“In somalo, spagnolo e italiano, il brano si riferisce alla giostra di possibilità aperte che, se colte, offrono l’occasione di cambiare la propria vita in modo virtuoso. Gli eventi estremi a cui siamo sottoposti nel mondo attuale ci espongono a pressioni costanti, sofferenze di popoli che non possiamo ignorare. Non il ragionamento ma l’apertura alla parte più luminosa di noi stessi ci viene in soccorso per stimolare una fortuna condivisa: quella di vivere la solidarietà come esercizio ineluttabile di aumentata coscienza”, affermano i cantautori.

Canzone 11

CASA MIA

(Ghali– 2024)

L’autore

Nato a Milano il 21 maggio del 1993 da genitori tunisini. Fin da giovanissimo si avvicina allo stile musicale dell’hip hop con lo pseudonimo di Fobia e dopo Ghali Foh. Nel 2011 fonda insieme ad altri due rapper il suo primo gruppo, i “Troupe D’Elite”. Nello stesso periodo si avvicina al rapper Guè e Fedez. Nel 2013 pubblica inizia una collaborazione con Sfera Ebbasta e Maruego. La sua popolarità inizia nel 2014 quando pubblica una serie di singoli sul proprio canale YouTube. Nel 2015 cambia il proprio nome d’arte in Ghali. Nel 2016 Ghali fonda l’etichetta discografica “Sto Records”. Il 14 ottobre del 2016 pubblica su Spotify il suo nuovo singolo “Ninna nanna” che registra un nuovo record di streaming in Italia e ottiene un quadruplo disco di platino dalla FIMI per le 200.000 copie vendute. Nel 2017 scrive il singolo “Pizza kebab” che gli varrà il doppio disco di platino dalla FIMI.

Lo sapevi che…?

Con il brano “Casa mia” l’artista partecipa per la prima volta tra i Big al Festival di Sanremo 2024. Scrive il brano durante una pausa dalla musica che Ghali ha riempito viaggiando in giro per il mondo.

Testo

Il prato è verde, più verde, più verde

Sempre più verde (sempre più verde)

E il cielo è blu, blu, blu

Molto più blu (ancora più blu)

Ehi, ma che ci fai qui da queste parti?

Quanto resti e quando parti?

Ci sarà tempo dai per salutarci

Non mi dire che ho fatto tardi

Siamo tutti zombie col telefono in mano

Sogni che si perdono in mare

Figli di un deserto lontano

Zitti, non ne posso parlare

Ai miei figli cosa dirò?

Benvenuti nel Truman Show

Non mi chiedere come sto

Vorrei andare via però

La strada non porta a casa

Se la tua casa non sai qual è

Ma il prato è verde, più verde, più verde

Sempre più verde (sempre più verde)

E il cielo è blu, blu, blu

Molto più blu (ancora più blu)

Non mi sento tanto bene, però

Sto già meglio se mi fai vedere

Il mondo come lo vedi tu

Non mi serve un’astronave, lo so

Casa mia o casa tua

Che differenza c’è? Non c’è

Ma qual è casa mia?

Ma qual è casa tua?

Ma qual è casa mia?

Dal cielo è uguale, giuro

Mi manca la mia zona

Mi manca il mio quartiere

Adesso c’è una sparatoria

Baby, scappa via dal dancefloor

Sempre stessa storia

Di alzare un polverone non mi va

Ma come fate a dire che qui è tutto normale

Per tracciare un confine con linee immaginarie bombardate un ospedale

Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane

Non c’è mai pace

Ma il prato è verde, più verde, più verde

Sempre più verde (sempre più verde)

E il cielo è blu, blu, blu

Molto più blu (ancora più blu)

Non mi sento tanto bene, però

Sto già meglio se mi fai vedere

Il mondo come lo vedi tu

Non mi serve un’astronave, lo so

Casa mia o casa tua

Che differenza c’è? Non c’è

Ma qual è casa mia?

Ma qual è casa tua?

Ma qual è casa mia?

Dal cielo è uguale, giuro

Analisi letteraria e musicale del brano

Nel brano “Casa mia” l’artista immagina un dialogo ipotetico con un alieno dagli “occhi puri” che si trova di fronte agli orrori della terra. Questo sguardo incontaminato si contrappone a quello ormai disilluso del cantante che denuncia un’intossicazione guerrafondaia della società odierna sempre più improntata a difendere i propri interessi alimentando sempre di più nuovi conflitti. Il mondo che l’alieno si trova davanti è un mondo intrappolato nella società delle connessioni, dalla distruzione dei conflitti e dall’indifferenza rispetto al dolore delle persone. Nonostante tutto, l’extraterrestre invita l’artista a continuare a ricercare la bellezza presente nel mondo e non smettere di avere uno sguardo incantato su un orizzonte ormai contaminato ma forse non del tutto privo di una possibilità di salvezza.

Canzone 12

PROIETTILE BAMBOLINA

(Emanuele Conte – 2024)

L’autore

Emanuele Conte è un cantautore di musica pop, vincitore di Area Sanremo 2021 con il brano “La nona meraviglia”. Nel 2018 lancia il suo primo EP da solista con il brano “È l’ora”. Nel 2020 il suo brano “Ridono” arriva finalista al concorso Musica Contro le Mafie. Nel 2023 vince il Play Music Stop Violence con “Proiettile Bambolina”. Al concorso per il Premio Pierangelo Bertoli 2023 vince vari premi tra cui il primo premio nella sezione Nuovi Cantautori e la targa Michele Merlo per il miglior testo.

Lo sapevi che…?

Il brano “Proiettile bambolina” ha vinto il Premio Amnesty International Italia 2024 “Voci x la libertà” nella sezione Emergenti.

Testo

Strade deserte

Calma apparente

Gocce di rugiada

Sopra ad una carabina

Uomini e fiamme

Baci alle mamme

Sotto al letto c′è

Un proiettile e una bambolina

Ma davvero tu vuoi dirmi

Che è domenica anche oggi?

Oggi che in fronte ai miei occhi

Vedo macerie

E non parchi giochi

Ma davvero non t’accorgi?

Ho sognato una notte d′estate

Con armate proibite

E una metro di sera

Dove chi s’avvicina

Non ti fa più paura

Ho sognato divise diverse

Diventare le stesse

A colpi di colori

E voci di bambini

In braccio a padri vivi

Mi sei davanti

Cosa t’aspetti?

Pianti, rabbia, schifo attorno

Cemento fuori argilla dentro

Ma davvero tu vuoi dirmi

Che è domenica anche oggi?

Oggi che noi ci incontriamo

Qui non c′è scelta

Noi ci spariamo

Fallo tu che non ci riesco

Abbraccia poi mio figlio

Ho sognato una notte d′estate

Con famiglie riunite

E una metro di sera

Dove chi s’avvicina

Non ti fa più paura

Ho sognato divise diverse

Diventare le stesse

A colpi di colori

E voci di bambini

In braccio a padri vivi

Nananana nananananana

Ho sognato

Un bel giorno di sole

Con la mamma in cortile

Arrivavi vicino

Mi prendevi la mano

E non ci lasciavamo

Sai che bello che

Era il mio sogno

Eri tu qui di fianco

Vorrei ci fosse oggi

Un mondo senza armi

Papà

Vengo a prenderti

Analisi letteraria e musicale del brano

Il brano “Proiettile bambolina” racconta la desolazione che causa la guerra (In fronte ai miei occhi vedo macerie e non parchi giochi), diffonde solo distruzione e priva l’essere umano della libertà di scelta (Qui non c′è scelta, noi ci spariamo, fallo tu che non ci riesco, abbraccia poi mio figlio). Nel brano alle immagini reali di distruzione e morte (Pianti, rabbia, schifo attorno, cemento fuori argilla dentro) si alternano quelle di un mondo più utopico in cui non esiste la guerra e i soldati non sono costretti ad abbandonare le loro famiglie e morire da soli in mezzo ad un campo di battaglia (Ho sognato divise diverse diventare le stesse a colpi di colori e voci di bambini in braccio a padri vivi).