Il Centro Astalli esprime seria preoccupazione per l’approvazione in Senato dell’accordo Italia-Albania in materia di gestione dei flussi migratori.
“Deportare” naufraghi salvati in mare in appositi centri di detenzione non è una risposta umanitaria alle tragedie del mare e al fenomeno migratorio, ma rappresenta l’ennesimo tassello di un programma volto a punire le persone migranti e a intaccare il diritto di asilo.
Preoccupano in particolare le modalità su come verrà effettuato lo screening volto all’individuazione dei soggetti vulnerabili, condizioni molto difficili da accertare su una nave; preoccupa la mancanza di garanzie per il diritto di difesa e di informazione delle persone migranti; preoccupa la discriminazione giuridica tra chi verrà portato in Albania e chi in Italia.
P. Camillo Ripamonti, Presidente Centro Astalli, sottolinea: “L’accordo è l’ennesimo tentativo in corso da anni in molti Stati europei di non fare arrivare le persone sul suolo europeo, o di spostarle in un altro Paese per la valutazione della domanda d’asilo. Tutto questo, non solo è uno spreco di risorse, come sottolineato anche da Mons. Gian Carlo Perego, Presidente della Commissione per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Italiana e della Fondazione Migrantes, ma anche l’ennesima spallata per demolire il diritto di asilo.
Il fenomeno migratorio per essere affrontato ha bisogno di idee e soluzioni che rispettino le persone e i loro diritti, non che le mortifichino relegandole in “non luoghi” o le respingano in Paesi che non sono sicuri come si vorrebbe far credere. Quando la politica saprà fare questo salto di qualità?”.
Ancora una volta convenzioni internazionali e diritti umani ne escono calpestati. Ancora una volta le persone migranti vengono equiparate a merci; individui irregolari da cui difendersi, senza che mai assurgano alla dignità di persone.
Il Centro Astalli torna a chiedere urgentemente la promozione di un approccio comune e corresponsabile alla gestione dei flussi migratori, che si impegni ad ampliare e a realizzare vie sicure di ingresso, azioni di ricerca e salvataggio in mare delle persone, senza criminalizzare le ONG, e combatta le reti criminali dei trafficanti.
A chi è in cerca di protezione occorre garantire dignità e sicurezza.